DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 6 agosto 2024
Israele si prepara al previsto attacco dell’Iran, militarmente e non solo. «Gli ospedali israeliani annunciano di aver terminato i preparativi per accogliere migliaia di vittime, la clinica Ichilov a Tel Aviv ha sgomberato il parcheggio sotterraneo dalle auto e lo ha trasformato in corsie bunker», informa il Corriere della Sera. Non è esclusa l’ipotesi di un attacco preventivo da parte di Gerusalemme. Lo scenario «sarebbe emerso dalla riunione che il premier Benjamin Netanyahu ha convocato domenica sera con i capi della sicurezza» (Repubblica). Secondo Fiamma Nirenstein (Il Giornale) si comincia a disegnare l’idea che i due fronti «non hanno da una parte i mitra e i missili puntati in attesa di un segnale, mentre dall’altra le anatre nello stagno attendono i cacciatori». Al contrario «lo stagno, Israele, potrebbe sollevarsi in un attimo in una minacciosa tempesta».
«Gente che presumibilmente dovrebbe avere la testa sulle spalle, magari citando le Convenzioni di Ginevra, sostiene che all’origine della destabilizzazione sta un atto di guerra extraterritoriale di Tsahal, da Beirut a Teheran, è sempre Israele che viola il diritto», scrive Giuliano Ferrara sul Foglio. Nessuno però «ha mai osato dire che la cattura e l’eliminazione americana di Bin Laden in Pakistan era extraterritoriale».
«Battere i nemici e restare democratico». È questo il «doppio fronte di Israele», rileva l’ambasciatore Stefano Stefanini sulla Stampa. «O Israele dà ai palestinesi, gazawi compresi, il loro Stato o li colonizza, facendone cittadini di seconda o terza classe, come vorrebbero gli estremisti della coalizione di governo, i ministri Ben Gvir e Smotrich. Tertium non datur», sostiene Stefanini. «Ma la seconda soluzione porta all’apartheid».
L’Unrwa ha licenziato nove dipendenti, ammettendo il loro coinvolgimento nei massacri del 7 ottobre. A fine gennaio, ricorda il Corriere, «la stampa Usa diffuse notizie secondo cui il 10 per cento dei suoi dipendenti a Gaza, cioè circa 1.200 persone, aveva legami con gruppi radicali».
Il Giornale racconta la guerra vista da Sasa, il “kibbutz degli italiani” al confine con il Libano. Tra gli altri il romano Cesare Funaro afferma: «L’attacco è inevitabile. Potrebbero esserci anche dei tunnel mai scoperti che permetterebbero a Hezbollah di spuntare alle spalle per compiere una strage come il 7 ottobre». Funaro ce l’ha con i caschi blu: «Non fanno rispettare il mandato dell’Onu, Hezbollah dovrebbe stare al nord del fiume Litani».
Patrick Zaki parla di Israele «come gli antisemiti», accusa Libero. Tutto parte da un tweet in cui l’attivista egiziano usa la locuzione «specie demoniaca» per commentare un video su Gaza. Per Libero si tratta di «un salto di qualità persino per uno come Patrick Zaki».