DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 9 agosto 2024
Il presidente Usa Joe Biden, assieme all’Egitto e al Qatar, vuole organizzare un vertice per il 15 agosto con l’obiettivo di firmare una tregua tra Israele e Hamas, scrivono Stampa e Corriere della Sera. Secondo il Sole 24 Ore il leader di Hamas Yahya Sinwar avrebbe chiesto ai suoi negoziatori di aprire a un cessate il fuoco da siglare prima di un eventuale attacco iraniano contro Israele.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, riporta Repubblica, ha riunito il gabinetto di sicurezza nella sala di comando sotterranea delle forze armate, come era successo in occasione dell’ultima rappresaglia iraniana del 13 aprile. Gerusalemme ha cominciato la costruzione di tendopoli nel deserto del Negev, che in caso di massiccia offensiva di Hezbollah accoglierebbero i profughi in fuga dal Nord. «Ed è pronto anche alla contro-rappresaglia», spiega La Stampa.
Il nord d’Israele, una delle aree produttive più importanti del paese, è il potenziale bersaglio dei terroristi di Hezbollah. «Il 60% della capacità di raffinazione petrolifera e l’80% dei depositi di grano sarebbero a tiro di Hezbollah, così come il 40% dell’industria della carne, il 79% della casearia, il 50% del settore vinicolo. E nella stessa regione anche la più potente centrale termoelettrica israeliana (2,5 milioni di utenze servite), la più grande fabbrica di lame e torni al mondo e un’industria chimica che, dovesse essere colpita, causerebbe una strage nel raggio di vari chilometri», scrive il Corriere sulla base di stime del quotidiano libanese Al-Akhbar.
«Chiedere scusa? Certo, naturalmente. Mi dispiace profondamente che sia successa una cosa del genere. Ti guardi sempre indietro e ti chiedi se avremmo potuto fare qualcosa che lo avrebbe impedito». Sono le parole di Netanyahu in un’intervista apparsa sulla rivista Time. Intervista che ha fatto infuriare i giornalisti israeliani, scrivono La Stampa e il Foglio, perché – ad eccezione di un colloquio con l’emittente amica canale 14 – il premier ha fin qui evitato le domande della stampa locale. «Sul Time solo bugie», contesta il reporter Barak Ravid, facendo un fact checking delle affermazioni di Netanyahu (La Stampa). Per il Foglio il primo ministro ha scaricato ogni responsabilità del 7 ottobre sugli apparati di sicurezza.
«Abbiamo trascorso giornate interminabili nell’attesa dell’attacco iraniano a Israele, ma anche nell’intima consapevolezza che il suo verificarsi non avrebbe ridotto la sensazione pervasiva di trovarci ancora in balia dell’incertezza», scrive da Tel Aviv Gabriele Segre (La Stampa). Per Fiamma Nirenstein (Giornale) Israele ora dovrebbe «colpire duro per non essere ancora vittime».
La candidata democratica alla presidenza Usa Kamala Harris è stata contestata a Detroit da alcuni manifestanti pro palestinesi. «Continuate se volete che vinca Donald Trump. Altrimenti sto parlando io», la replica di Harris. Alla vicepresidente, scrive il Corriere, «i leader pro palestinesi hanno chiesto un incontro per parlare di un embargo sulle armi inviate a Israele. Harris si è detta aperta all’incontro ma il suo consigliere per la sicurezza nazionale Phil Gordon ha specificato che Harris non è favorevole all’embargo».
Doug Emhoff, marito della vicepresidente Usa Kamala Harris, ha annunciato da Parigi che gli Stati Uniti verseranno un contributo volontario di 2,2 milioni di dollari all’Unesco, l’agenzia per la cultura delle Nazioni Unite, per rafforzare la lotta contro l’odio antisemita. «La questione dell’antisemitismo è un fatto personale per me come ebreo», ha sottolineato Emhoff insieme al segretario generale dell’Unesco Audrey Azoulay (Giornale).
Nella prima metà dell’anno i casi di antisemitismo nel Regno Unito sono stati 1.978 con una crescita del 105% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati dal Community Security Trust (Cst), che monitora il fenomeno in Gran Bretagna. «Sono ormai molti i report che fotografano l’ondata di casi di antisemitismo, in tutta l’Europa. Violenze sono in aumento in Germania, Francia, Belgio, Italia», sottolinea il Sole 24 Ore.
Gli ambasciatori di Stati Uniti, Francia, Italia, Regno Unito, Australia e Canada non parteciperanno oggi alla cerimonia annuale commemorativa della pace di Nagasaki, poiché Israele non è stato invitato all’evento. Il sindaco di Nagasaki, Shiro Suzuki, ha giustificato l’esclusione israeliana, definendola necessaria per «garantire che la cerimonia rimanesse pacifica e focalizzata sul ricordo delle vittime». Ma, racconta il Foglio, ci saranno gli ambasciatori di Siria, Yemen, Venezuela, Cina, Myanmar, Afghanistan e persino dell’Iran.
Insulti antisemiti, attacchi alla senatrice Liliana Segre, difesa del 7 ottobre. Sono alcune delle affermazioni raccolte dal giornalista Klaus Davi in un video di interviste fatte a Milano, nei pressi dei centri islamici di via Padova, via Maderna e viale Jenner (Libero).