DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 12 agosto 2024
«Spinta di Biden per la tregua» titola il Corriere della Sera, parlando della proposta del presidente Usa di un vertice al Cairo il 15 agosto per rilanciare le trattative tra Israele e Hamas. L’obiettivo è la tregua in cambio della liberazione degli ostaggi. Hamas, spiegano Stampa e Giornale, ha annunciato che non manderà i suoi negoziatori. Per Repubblica «la scommessa di Biden è che un cessate il fuoco a Gaza congeli la ritorsione dell’Iran».
Secondo La Stampa il premier israeliano Benjamin Netanyahu è «sotto assedio». Oltre alle pressioni Usa, in particolare della vicepresidente Kamala Harris, sarebbe condizionato dalle posizioni degli alleati di estrema destra, contrarie a un accordo che porti alla fine del conflitto a Gaza. Inoltre, scrive il Corriere riprendendo i media israeliani, la sua guida è oggetto di critica da parte dello stato maggiore dell’esercito. L’accusa è di «mancanza di una visione politico-strategica per gli obiettivi da raggiungere».
«Chiediamo con forza ad Israele – che ha il diritto di difendersi, come abbiamo sempre detto – di interrompere attacchi che portano ad un numero altissimo di vittime civili, il che è in contrasto con il diritto internazionale. C’è un percorso in atto, ci sono mediazioni, siamo contrari ad ogni atto che alzi ulteriormente la tensione e coinvolga innocenti. È l’ora del cessate il fuoco». Lo dichiara il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista al Corriere della Sera. Tajani spiega che l’Italia è pronta a offrire «le nostre forze per una missione di controllo della costruzione dello Stato palestinese, guidata dai Paesi arabi».
Il leader dei Cinque Stelle Giuseppe Conte, intervistato da La Stampa, attacca il governo sul conflitto a Gaza: «limitarsi a chiedere il cessate il fuoco dinanzi a questo massacro quotidiano significa complicità». Conte vorrebbe il riconoscimento italiano «dello stato di Palestina» e dei provvedimenti «della Corte di giustizia internazionale sulle condotte illegittime di Israele». Inoltre ha anche chiesto il richiamo dell’ambasciatore italiano in Israele. Stefano Stefanini su La Stampa lo definisce un gesto «inconcludente», spiegando come sia il momento più importante per avere una rappresentanza diplomatica in Israele.
Sulla decisione dell’Iran di attaccare Israele il Corriere della Sera spiega come pesi «la debolezza interna. Le proteste del movimento donne, vita, libertà e la crisi economica hanno ridotto il consenso popolare. Un bombardamento devastante potrebbe spingere a nuove proteste».
Il nuovo presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha presentato la lista dei suoi ministri, che dovrà essere approvata dal Majlis, il parlamento della Repubblica islamica. Per gli Esteri Pezeshkian ha scelto Abbas Araghchi, un diplomatico di carriera, «noto per la sua apertura all’Occidente», scrive La Stampa. «Araghchi, di corrente riformista come il presidente, ha svolto un ruolo fondamentale nell’accordo nucleare a partire dal 2013 e fino alla decisione degli Stati Uniti di ritirarsi».
«Boicottare l’arte di Israele è un errore», sottolinea a Repubblica la direttrice del Museo d’arte moderna di Tel Aviv Tania Coen-Uzzielli, denunciando come alcune collaborazioni internazionali siano saltate in questi mesi. «Con il nostro attivismo abbiamo tenuto alto il nome di Israele, abbiamo dato voce ai tormenti della nostra comunità, abbiamo mandato il messaggio che siamo ancora una democrazia dove è possibile il dissenso, abbiamo dimostrato che l’arte è il luogo della complessità, senza considerare il dialogo con la comunità e gli artisti palestinesi e le iniziative per attirare un pubblico arabo a partire dai licei. Eppure veniamo penalizzati e visti all’estero come espressione del nostro governo»», racconta Coen-Uzzielli.
Una «sinistra decente» dovrebbe essere in grado di condannare Hamas e criticare il governo israeliano, scrive Michael Walzer, sul settimanale francese Le Point, ripreso oggi dal Foglio. «La sinistra radicale è passata dalla difesa dei vietcong ai terroristi islamici in nome dell’odio contro l’Occidente», spiega il filosofo americano.