DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 14 agosto 2024

«L’ora della verità», «il giorno più caldo», «l’appuntamento decisivo». Così i quotidiani descrivono il 15 agosto, giorno in cui a Doha dovrebbero ripartire i negoziati indiretti tra Israele e Hamas per una tregua in cambio del rilascio degli ostaggi. Gli Stati Uniti fanno pressione sulle parti e anche il regime di Teheran cerca di ritagliarsi un posto, raccontano Corriere della Sera e Sole 24 Ore tra gli altri. Gli iraniani, attraverso l’agenzia Reuters, «dichiarano che solo un patto sul conflitto nella Striscia potrebbe fermare la rappresaglia per l’uccisione il 31 luglio di Ismail Haniyeh, il leader di Hamas, ospite di Teheran». Lo conferma lo stesso presidente Usa Joe Biden: «Se c’è l’intesa, si fermeranno». Secondo altre fonti, potrebbero decidere di inviare delegati a Doha», riporta il Sole. Per il Giornale si tratta «di pretattica» e il l’attacco iraniano potrebbe comunque arrivare.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parlato ieri al telefono con il primo ministro di Israele Benjamin Netanyahu. Meloni «ha reiterato il forte auspicio che si possa trovare un accordo per un cessate il fuoco sostenibile a Gaza e il rilascio degli ostaggi» e ha ribadito il convinto sostegno alla mediazione guidata da Stati Uniti, Egitto e Qatar, scrive il Messaggero. Nel riconoscere il diritto all’autodifesa di Israele, la premier ha inoltre sottolineato «l’importanza di una de-escalation a livello regionale, incluso lungo il confine israelo-libanese dove è presente la forza di interposizione delle Nazioni Unite, Unifil, in cui l’Italia gioca un ruolo di primo piano».

In occasione della ricorrenza del 9 di Av, il ministro della Pubblica Sicurezza Itamar Ben Gvir «non si è limitato a salire sulla Spianata delle Moschee/Monte del Tempio, come già aveva fatto in passato, ma vi ha anche pregato insieme ad altri visitatori, infrangendo il cosiddetto, delicatissimo, status quo che permette ai non musulmani di accedere all’area ma non di condurvi attività religiose o spirituali», racconta Repubblica. Il suo gesto è stato condannato dal premier Netanyahu, dagli Stati Uniti e da diversi paesi arabi e c’è il timore che accenda nuovi scontri. «Ben Gvir se la ride. I suoi sostenitori sono con lui e le condanne lo rafforzano», scrive Repubblica.

L’agenzia Fitch ha tagliato il rating di Israele da A+ ad A, con outlook negativo. Il downgrade, puntualizzano gli analisti, riflette l’impatto della prosecuzione della guerra a Gaza, l’aumento dei rischi geopolitici e le operazioni militari su più fronti, riporta Milano Finanza. «L’economia israeliana è forte e funziona bene. Il taglio del rating è il risultato di una guerra che Israele è obbligato a combattere su più fronti. Il rating tornerà a salire appena vinceremo. E vinceremo», ha dichiarato Netanyahu.

«Israele protegge l’arte nei bunker anti missile» titola il Foglio, raccontando come diversi musei israeliani abbiano spostato al sicuro da possibili attacchi iraniani alcune delle loro opere più importanti.

Il Giornale si è recato a Fassouta, villaggio cristiano a nord d’Israele, a due chilometri dal Libano. «Sopravviviamo giorno per giorno in prima linea, veramente vicini al confine libanese, ma non cederemo mai», dichiara al quotidiano uno dei residenti.

Sul Corriere Goffredo Buccini riflette sull’indagine aperta dalla polizia miliare israeliana su presunti abusi contro detenuti palestinesi nel campo di detenzione di Sde Teiman. «Uno dei pericoli più gravi per le democrazie occidentali in lotta contro autocrazie e dittature teocratiche che praticano e ostentano la tortura dei prigionieri», scrive Buccini è «nel finire per somigliare ai nemici». Per questo è importante che l’indagine israeliana faccia chiarezza e giustizia, sottolinea la firma del Corriere.

Su Domani Davide Assael torna sulle rivolte razziste in Gran Bretagna istigate dall’estrema destra, sottolineando il carattere islamofobo. Per Assael «una caccia all’uomo, che, anche nei modi, ha molte assonanze con la caccia all’ebreo scatenata in Daghestan agli esordi del conflitto a Gaza». Le violenze britanniche dimostrano come «antisemitismo e islamofobia siano vasi comunicanti».