DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 19 agosto 2024

In un comunicato Hamas sembra chiudere all’ipotesi di un accordo per la liberazione degli ostaggi e il cessate il fuoco. Il gruppo terroristico palestinese ha accusato il premier israeliano Benjamin Netanyahu di porre degli ostacoli «per sabotare i negoziati». C’è attesa per le prossime mosse della diplomazia, anche se la lettura data dai giornali è che la strada sia di nuovo in salita. Secondo il Corriere della Sera, «ben poco lascia credere che l’arrivo ieri sera a Gerusalemme del segretario di Stato Usa Antony Blinken, con l’obiettivo di tirare le fila del negoziato maratona iniziato già poche settimane dopo l’orribile pogrom commesso da Hamas il 7 ottobre, sia viatico di un prossimo successo». Anche per La Stampa, la proposta Usa per un accordo tra Israele e Hamas «è un tentativo ancora traballante, nonostante la determinazione dei negoziatori». Quel che è certo «è che qui in Israele, del “moderato ottimismo” di cui da due giorni parlano gli americani, non c’è traccia» (Repubblica).

In tema Israele su Repubblica un articolo tratta di 14, il canale che «parla alla base conservatrice e tradizionalista registrando percentuali di rating che ridisegnano la copertura delle notizie, sfidando i più noti concorrenti». La sfida tv, viene spiegato, «ha assunto un aspetto politico più marcato quando Netanyahu ha concesso la sua prima intervista alla stampa in ebraico dall’inizio della guerra di ottobre proprio al canale 14».

Sono stati resi noti alcuni dettagli dell’operazione con cui Israele ha eliminato il terrorista Fouad Shukr, il numero due di Hezbollah ucciso a Beirut a fine luglio. Un’operazione «in pieno stile Fauda», riferisce il Messaggero. Suoi protagonisti «tecnici informatici ed elettronici dei servizi segreti» che sono riusciti a infrangere i codici e la rete di comunicazioni interna del “Partito di Dio”.

Il Foglio racconta la sfida di Mifalot, progetto israeliano che per favorire integrazione e coesistenza punta sullo sport. Il progetto si concentra «sui più svantaggiati (arabi, beduini, nuovi immigrati in condizione di povertà) e sulle aree periferiche». Oltre 30mila i giovani coinvolti ogni anno.

La Stampa pubblica un appello firmato da Shirin Ebadi, Taghi Rahmani e altri dissidenti iraniani, che chiedono al mondo di “fermare” le persecuzioni contro le donne nel carcere di Evin. «Settanta donne di idee, affiliazioni e generazioni diverse sono attualmente prigioniere politiche nella più famigerata delle carceri iraniane», si legge. «Vi si trovano ingiustamente, solo per aver lottato per la libertà e per i diritti umani»