MUSICA – Biblioteche, orchestre e la fine di un lutto

In un contesto di depolonizzazione, degiudaizzazione e germanizzazione del territorio, nel Governatorato Generale della Polonia occupata (1939-1945) le biblioteche furono chiuse dall’autorità tedesca o private del materiale librario di scrittori polacchi e di lingua straniera mentre i docenti universitari di Cracovia furono deportati a Sachsenhausen.
Il Reich sapeva come fiaccare e avvelenare le menti dei popoli; la popolazione ebraica dell’Europa orientale seppe tuttavia munirsi di un efficace antidoto composto di corridoi e scaffali pieni di libri.
Pur ricorrendo a innumerevoli stratagemmi, i ghetti si riempirono di teatri e biblioteche.
Dal 1941 a 1943 la popolazione ebraica del Ghetto di Vilnius organizzò una ricca attività culturale nel segno di una continuità storica nella “capitale” dell’ebraismo diasporico; il Ghetto era dotato di un teatro nel quale si tennero 111 produzioni teatrali yiddish e, fiore all’occhiello, fu implementata e messa a regime la biblioteca Mefitze Haskole contenente 45.000 volumi.
Alla data del 17 novembre 1943 la biblioteca di Theresienstadt contava 48.710 volumi; il direttore d’orchestra, pianista e compositore ebreo polacco Henryk Gadomski, giunto a Birkenau nel gennaio 1941 dal Ghetto di Varsavia, assemblò una biblioteca musicale contenente partiture pianistiche, cameristiche e sinfoniche di celebri autori da W.A. Mozart a J. Sibelius ma morì nel maggio del medesimo anno mentre le sue composizioni andarono distrutte durante la guerra.
Aperto dal Reich nel febbraio 1941 in una caserma per cadetti dell’esercito, l’Oflag VID Münster ospitò ufficiali prigionieri di guerra francesi; si tennero corsi scolastici, lezioni frontali e di preparazione a concorsi, fu assemblata una biblioteca di 16.000 volumi con una media di 600 utenti giornalieri, furono allestite mostre e nel 1942 fu persino allestita una Exposition coloniale.
Nel 1942 presso lo Stalag VIIIC Sagan (oggi Żagań, Polonia) furono aperte una biblioteca generale dotata di 10.000 volumi e una biblioteca universitaria; sia i prigionieri di guerra polacchi che francesi dell’Oflag IIB Arnswalde (oggi Choszczno, Polonia) assemblarono biblioteche rispettivamente di 13.600 e 22.000 volumi (questi ultimi forniti dal governo collaborazionista di Vichy), si tennero altresì corsi di letteratura, diritto, filosofia, scienza e ingegneria.
L’Oflag IIC Woldenberg (oggi Dobiegniew, Polonia) disponeva di una biblioteca di 10.000 volumi oltre a migliaia di volumi destinati ai dipartimenti di scienza, religione, agricoltura e lingue straniere; non meno prolifica fu l’attività teatrale con ben due teatri drammatici diretti da Kazimierz Rudzki (foto 1) e Jan Koecher (foto 2) i quali allestirono un cartellone ricco di nuove produzioni.
Dopo la caduta di Singapore del nel 15 febbraio 1942, il Giappone aprì un campo di internamento militare e la Casa circondariale Changi Gaol. Centro di detenzione dei militari britannici e australiani, Changi ospitò 50.000 prigionieri di guerra sorvegliati dalle guardie indiane del National Indian Army.
Circa 20.000 volumi furono prelevati ​​dalle biblioteche di Singapore e trasferiti a Changi, furono organizzati corsi di agricoltura, lingue, ingegneria, diritto, medicina, scienze e istruzione generale; grazie a quest’ultimo, ben 400 prigionieri di guerra impararono a leggere e scrivere.
Senza un’attività in ghetti e campi, l’uomo sarebbe inevitabilmente caduto in preda alla disperazione; era indispensabile avere uno scopo, un traguardo, tenere allenati muscoli e cervello.
Allorquando si mettono in azione meccanismi di aggregazione urbana coatta come il ghetto o il campo di concentramento, internamento civile e prigionia militare, entrano inevitabilmente in funzione meccanismi di creatività letteraria, artistica, musicale, persino sportiva; come non citare il campionato di calcio del Lager di Dachau con 22 squadre ognuna dotata di divisa e stendardo o il torneo di tennistavolo di Theresienstadt con ben 64 partecipanti che si sfidarono dai 32esimi alla finale (per la cronaca, vinse Paul Löwy che sconfisse Karl Fleischner con il punteggio di 3 a 0).
Nelle forme più evolute di regime concentrazionario come Theresienstadt, Westerbork, Oflag XA Nienburg/Weser e Oflag VI Münster, l’attività intellettuale e bibliotecaria furono elementi di connessione e organizzazione sociale, motore di benefici e sviluppi relazionali.
Buona parte della produzione letteraria e artistica creata in cattività può essere interpretata come un gigantesco inganno perpetrato nei riguardi delle autorità del campo; nulla era scontato e l’imprevedibile divenne humus comune sia al collasso umanitario che allo sviluppo dell’ingegno.
Allo stesso modo, i musicisti non soltanto ricostruirono la Darmstadt dei nuovi linguaggi musicali ma altresì il teatro greco di Siracusa e l’Opéra Garnier; dal trionfo del flamenco spagnolo a Mauthausen sino ai capolavori sinfonici di Theresienstadt, i musicisti operarono profondi carotaggi nelle strutture del linguaggio musicale mitteleuropeo consegnandoci un modo nuovo di concepire musica e teatro.
Nel 2003 presso il monastero tibetano di Sakya è stata scoperta un’immensa biblioteca contenente 84.000 rotoli e libri contenenti antichissimi testi di buddismo, matematica, astronomia, letteratura, arte, filosofia e storia dell’uomo da oltre 10.000 anni; cosa sarebbe l’umanità se questi inimmaginabili tesori del sapere fossero resi accessibili?
Tanta letteratura del Novecento dovrà essere riscritta a ragione del recupero della musica creata in cattività dal 1933 al 1953, come se un arto amputato sia stato abilmente riattaccato al suo corpo e in esso torni la circolazione sanguigna, la vita; è la fine di un lutto, stiamo immettendo nell’atmosfera germi di tempi migliori poiché questa musica disegna nuove coordinate intellettuali e artistiche.
Dobbiamo prepararci a una “guerra” ma di quelle che dureranno secoli: aprire biblioteche, fondare nuove orchestre ma, soprattutto, riscrivere i programmi di studio di Conservatori e Accademie affinché includano lo studio e l’esecuzione di questa immensa letteratura musicale del Novecento e ne trasmettano la portata conciliatoria alle future generazioni.

Francesco Lotoro