L’OPINIONE – Emanuele Calò: La ragione, ma anche i libri e i media

Leggiamo su Moked del 27 agosto 2024 una stimolante intervista a Gadi Luzzatto Voghera sull’antisemitismo in Europa e in Italia. «Il livello del fenomeno nei nostri monitoraggi rimane molto molto allarmante. La minaccia si è allargata e la continuazione del conflitto in Medio Oriente non fa presagire un cambiamento nei prossimi mesi», conferma a Pagine Ebraiche il direttore della Fondazione Cdec di Milano. Un clima difficile in cui il Cdec prosegue il suo lavoro di formazione. «In un momento in cui le armi sembrano prevalere, noi sfoderiamo le nostre: formazione, strumenti didattici, conoscenza storica, per ragionare di Shoah, antisemitismo, diritti umani. È la risposta che assicura il nostro futuro», spiega Luzzatto Voghera, in riferimento al sesto seminario per docenti avviato in questi giorni a Merano”.
Condividiamo tutto, e soggiungiamo che, alle tematiche su “Shoah, antisemitismo e diritti umani”, potremmo aggiungere le linee guida del 2021 sul contrasto all’antisemitismo nella scuola, un testo elaborato dal Comitato paritetico Ministero Interni-Presidenza del Consiglio-UCEI e che comprende il contrasto all’odio contro lo Stato d’Israele. Quanto al richiamo, in generale, alla ragione, lo storico Bernard Wasserstein scrive: «Alcuni ebrei credevano che la ragione fosse la risposta migliore all’irragionevolezza. Il capo della comunità ebraica rumena, Wilhelm Friedman, un membro liberale del parlamento, rifiutò la proposta secondo cui la massa della popolazione fosse intrinsecamente antisemita. L’odio per gli ebrei, sosteneva, era diffuso dall’alto e poteva essere contrastato al meglio con una discussione razionale. (..) Mutatis mutandis, lo stesso si sarebbe potuto dire di molti leader e pensatori ebrei in tutta Europa (On the Eve. The Jews of Europe before the Second World War, Profile Books, London, 2012, p. 47) ». Come sia andata, si sa, ma ciò non toglie che sia sacrosanto l’intento del CDEC di rifarsi alla ragione, semmai corredata da qualche aggiunta di realismo. Forse una rivisitazione delle indicazioni scaturite dalla Scuola di Francoforte potrebbe coadiuvare alla comprensione del fenomeno. In tal senso, basterebbe andare alla ricerca delle scaturigini del pregiudizio, facilmente reperibili nella disinformazione anche dei mainstream media, compresi alcuni programmi TV, dove “I media elettronici italiani, tipo ( …) scelgono attentamente i loro ospiti che devono essere tipicamente: un palestinese, un esperto italiano filopalestinese, un ebreo italiano violentemente critico di Israele, e un altro ebreo tanto acriticamente filoisraeliano da risultare caricaturale” (Sergio Della Pergola, Com’è cambiata la dignità dopo il Sette Ottobre, in: Come tutto è cambiato dopo il Sette Ottobre, a cura di Francesco Lucrezi, Sopher, 2024, p. 67).
Potremmo pure auspicare che: a) si consideri che, come ebbe a dire nel modo più chiaro possibile, il compianto Rav Jonathan Sacks al Parlamento Europeo il 27 settembre 2016: “Il nuovo antisemitismo è diverso dal vecchio antisemitismo in tre modi. Ne ho già menzionato uno. Una volta gli ebrei erano odiati a causa della loro religione. Poi erano odiati a causa della loro razza. Ora sono odiati a causa del loro Stato nazionale”, b) occorre considerare la possibilità che buona parte delle fonti in circolazione, testi scolastici (talvolta) compresi, possano essere condizionate da pregiudizi che inficino le solite migliori intenzioni. Ne consegue che “ragionare di Shoah, antisemitismo, diritti umani” potrebbe non essere sufficiente. Sennonché, stante la statura intellettuale dei Relatori di Merano (fra i quali menzioniamo, ma soltanto per nostra personale frequentazione, i bravissimi Liliana Picciotto e Stefano Gatti, senza nulla togliere alle altre eminenti figure presenti) non abbiamo alcun dubbio circa la qualità e completezza dei corsi, che costituiranno un momento alto della didattica sui temi più delicati dell’ebraismo e del sionismo, e che quindi invitiamo a frequentare.

Emanuele Calò