DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 4 settembre 2024

Nervi tesi tra Gerusalemme e Londra dopo la decisione del governo britannico di sospendere una parte delle proprie forniture di armi a Israele, che l’ha definita «vergognosa». Dietro la decisione, scrive Repubblica, ci sarebbero esigenze politiche interne per il primo ministro Keir Starmer, tra cui «la necessità di riconquistare i consensi perduti dal Labour alle elezioni di luglio nella comunità di due milioni di musulmani britannici e fra l’elettorato più giovane e progressista».
«L’embargo inglese», titola il Foglio, sottolineando come «le rassicurazioni di Londra e nemmeno la determinazione con cui questo governo vuole porsi nel mondo come difensore delle regole del diritto – della convivenza – internazionale sono sufficienti per Israele, che si sente tradito da un alleato di cui si fida».

Continua la mobilitazione anti-governativa in molte piazze israeliane. «La voce di quei tanti che scendono in piazza e parlano indignati a Netanyahu dice che non ci si può rassegnare né a questa guerra assurda né all’idea che quegli uomini, quelle donne e quei bambini ancora nelle mani dei terroristi non siano la priorità, la questione fondamentale», sostiene Elena Loewenthal in un editoriale sulla Stampa intitolato «Perché la democrazia resiste al disastro Bibi».
Il Corriere intervista Liz Hirsh Naftali, prozia della piccola Abigail di quattro anni, rilasciata a novembre dopo 51 anni di prigionia a Gaza. Per la morte dei sei cittadini israeliani trucidati da Hamas a sangue freddo e da poco seppelliti la donna punta il dito anche contro il primo ministro d’Israele: «È più di quanto la gente possa tollerare: mostra la disonestà e la corruzione del premier nel non essere pronto a fare quanto necessario per il rilascio degli ostaggi».

L’esercito israeliano ha eliminato in un raid Ahmed Fawzi Nasser Muhammad Wadiyya, comandante delle Brigate Nukhba di Hamas. Il 7 ottobre, dopo aver ucciso un uomo davanti ai suoi figli, aveva preso dal frigo della loro abitazione una Coca Cola e l’aveva bevuta come se fosse la cosa più normale del mondo da fare in quel momento. Libero, partendo da questo fatto di cronaca, scrive che Israele «dà la caccia ai nemici con la forza morale che l’Occidente ha perduto».

«Smascherare la propaganda di Hamas», chiede sul Foglio l’ex direttore Giuliano Ferrara, secondo cui «scambiare Sinwar come testimone di una resistenza e profeta dei poveri del mondo è in sintonia con quella particolare forma di autolesionismo ideologico a costi contenuti che è la cultura woke».
Sempre sul Foglio, si ricorda che il padiglione israeliano alla Biennale di Venezia resta chiuso sin dalla sua inaugurazione ad aprile: «Nessuno si azzarda a chiedere che il padiglione trovi un modo per essere riaperto. Perché il padiglione israeliano non è quello che c’è dentro. Il Padiglione è Gaza. Fine della discussione».

Victor Fadlun, il presidente della Comunità ebraica di Roma, denuncia in una lettera aperta alla redazione romana di Repubblica il crescente isolamento cui è sottoposto il mondo ebraico come riflesso della guerra a Gaza. Israele resta sul banco degli imputati di molte opinioni pubbliche, accusa Fadlun. Ed è sempre più difficile anche per questo «riuscire a squarciare il velo dell’ipocrisia e denunciare il Male che, allora come oggi, ha un complice potentissimo: il silenzio degli altri».

Falso allarme bomba nelle vicinanze della sinagoga di Firenze. Sul telaio di una bici i militari hanno notato due scatole sospette che si è ipotizzato potessero nascondere al loro interno un ordigno esplosivo. Tanto è bastato, riferisce La Nazione, «per far scattare il protocollo dell’emergenza antiterrorismo».