DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 12 settembre 2024
«Il 7 ottobre è uno spartiacque che sta cambiando l’ordine globale nato dal secondo dopoguerra», dichiara il politologo francese Gilles Kepel al Corriere della Sera. Secondo Kepel, autore tra gli altri del saggio Olocausti: Israele, Gaza e lo sconvolgimento del mondo, da allora «si è ricreata una polarizzazione identitaria molto più profonda che in passato, perché per esempio in Francia l’estrema sinistra si appoggia sulle banlieue musulmane e per reazione contraria c’è stata una crescita dell’estrema destra». Negli Stati Uniti invece, prima del ritiro, Biden «si è visto rifiutare il voto in alcune primarie da un’ala del partito filopalestinese in protesta contro la sua politica in Medio Oriente». E nonostante «la maggiore apertura nei confronti di Harris, non è detto che i musulmani d’America, importanti in alcuni stati in bilico, non finiscano per far vincere Trump».
Vietate le iniziative che inneggiano ai massacri del 7 ottobre. È l’orientamento verso il quale sembra tendere il ministero dell’Interno. Finora, scrive il Foglio, «tutte le manifestazioni pro Palestina sono state sempre autorizzate per cercare anche di capire chi voleva propagandare tra la folla messaggi di odio e di violenza». Stavolta però il Viminale dovrebbe adottare una «linea dura» così da evitare «sbavature o spiacevoli incidenti o inconvenienti». Sempre il Foglio («Le ong nel tunnel») si sofferma sullo «strano silenzio dei custodi dei diritti umani» sugli ostaggi uccisi da Hamas.
Secondo quanto riferito da Al Jazeera, Hamas sarebbe disponibile a un cessate il fuoco immediato, senza ulteriori condizioni. «Mano tesa di Hamas per un accordo di pace», titola il Sole 24 Ore. Per il quotidiano la nota emessa dai terroristi lascia intravedere «spiragli diplomatici positivi».
Fiamma Nirenstein, sul Giornale, si mostra solidale con il primo ministro Benjamin Netanyahu per le contestazioni nella società israeliana: «I suoi accusatori a volte sembrano dimenticare che non è Netanyahu a tenere rinchiusi i rapiti, ma Sinwar; non è lui a ucciderli, né lui a torturarli».