DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 18 settembre 2024
Migliaia di cercapersone usati da Hezbollah sono esplosi intorno alle 15.30 ora locale in Libano e Siria, causando 18 morti e quasi 3000 feriti. Corriere, Repubblica e Stampa parlano di smacco alla milizia sciita che ha seminato il panico. I terroristi libanesi hanno subito accusato Israele di aver pianificato l’attacco. «Se sono vere le ricostruzioni vuol dire che il Mossad ha scoperto il fornitore degli apparati per poi tramutarli in ordigni», spiega il Corriere. Hezbollah, sottolinea Repubblica, era passato da alcuni mesi ai cercapersone per evitare i cellulari, più facili da intercettare.
Ora l’attesa è per la reazione di Hezbollah, che dall’8 ottobre attacca il nord d’Israele. Gli Stati Uniti stanno cercando di disinnescare una possibile escalation, scrive il Sole 24 Ore, ma un confronto più ampio sembra sempre più probabile. «In questa fase l’amministrazione non sembra avere leve efficaci», afferma al Corriere il politologo americano Michael Waltz. Nelle stesse pagine si sottolinea come anche lo scontro tra il primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant sembra per il momento rientrato. Netanyahu vuole comunque licenziare Gallant, ma al momento la priorità è il confronto con i terroristi libanesi.
«L’attacco ha dimostrato una enorme falla nella capacità organizzativa di Hezbollah e ha creato un grosso problema nella gestione delle comunicazioni del gruppo libanese che dovrà impiegare tempo per rimettersi in piedi. Ciò potrebbe ritardare l’inizio di una guerra su larga scala che si vede all’orizzonte», spiega a La Stampa Orna Mizrachi, ricercatrice senior presso l’Institute for National Security Studies (Inss) di Tel Aviv.
Imbarazzo in Iran, scrive il Corriere, perché la fornitura di cercapersone proveniva proprio da Teheran. Il regime degli ayatollah, spiega il quotidiano, è preoccupato «per la capacità del nemico di infiltrare i sistemi interni». E potrebbe ora pianificare la rappresaglia annunciata dopo l’uccisione a Teheran, lo scorso 31 luglio, del leader di Hamas Ismail Haniyeh.
In un editoriale su Repubblica il giurista Giovanni Maria Flick parla di «compromesso necessario» tra israeliani e palestinesi, auspicando un ritorno agli accordi di Oslo. «È fondamentale l’attenzione di essi allo sviluppo culturale, sociale ed economico della Palestina. Cooperazione economica; sicurezza reciproca; libero transito delle persone da e per Gaza», scrive Flick. «Solo grazie all’individuazione di comuni obiettivi per il perseguimento del benessere di entrambi i popoli è possibile mettere da parte l’influenza del radicalismo religioso e politico nel rapporto fra le due posizioni».
Libero presenta l’ultimo libro di Pierluigi Battista La nuova caccia all’ebreo (Liberilibri): una denuncia contro la nuova ondata di antisemitismo. Sul Foglio si parla invece del volume di Riccardo Galetti e Roberto Sajeva, Le ragioni di Israele (Linkiesta Books), che dà un contesto storico e politico all’attuale conflitto con Hamas.
Un’associazione americana, la New Tolerance Campaign, ha annunciato che darà un milione di dollari alla prima organizzazione di difesa lgbt che organizzi un Pride a Gaza o in Cisgiordania. Ne scrive il Foglio. «Nell’ultimo anno abbiamo visto i cosiddetti ‘queer for Palestine’ e organizzazioni lgbt alleate insistere che i territori palestinesi sono ‘inclusivi’: beh, questa è la loro occasione per dimostrarlo», ha dichiarato la New Tolerance Campaign.