L’APPUNTO – Gadi Polacco: Il 20 settembre festa anche dei credenti
Celebrare il 20 settembre non è operazione nostalgica, come taluni asseriscono: bensì è tenere presente l’obiettivo del progredire di una vera società laica che non è, altro tabù da sfatare, in contrapposizione al sentimento religioso.
Anzi, è la miglior condizione per consentire la libera espressione delle fedi, nel reciproco rispetto e nella comune, doverosa, osservanza delle leggi dello Stato democratico, che diviene così il garante della libertà di credenti (vari) e non credenti.
È un progredire perché il dettato costituzionale, nel prevedere che “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”, stenta nella reale applicazione del principio e difetta ancora in termini di neutralità della sfera pubblica nei confronti dei diversi credenti e di quanti non lo siano.
Da un punto di vista ebraico, seppur tiepidi e direi anche timidi nel ricordarlo, con la fine dell’ultimo “ghetto fisico” conseguente alla Breccia di Porta Pia, si celebra l’unità degli ebrei italiani, finalmente tutti liberi cittadini in eguaglianza di diritti: i giornali ebraici dell’epoca interessantissimo leggerli per contestualizzare il momento storico e le diversità di condizioni di vita in ambito ebraico, salutarono la breccia come un momento di eccezionale portata, guardando con affetto ai fratelli ebrei romani, mai dimenticati, che divenivano in quel momento, finalmente, anche fratelli italiani.
Verrà poi il tragico ghetto delle “legge razziali”, con la piena corresponsabilità di quella casa regnante alla quale gli ebrei italiani si erano rivolti grati e con fiducia in precedenza; ed oggi assistiamo al tentativo di dar forma a un nuovo ghetto, spesso declinato tramite i moderni strumenti di comunicazione, rappresentato dal palesarsi senza remore dell’antisemitismo, in realtà mai scomparso, tentando magari di mascherarlo quale “antisionismo”, peraltro termini equivalenti.
I principi alla base di Porta Pia siano quindi di prezioso aiuto per affrontare anche l’oggi.
Gadi Polacco