DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 20 settembre 2024

«Hassan Nasrallah sfida Israele: “Dichiarazione di guerra, non riavrete il Nord”», titola Repubblica, sintetizzando il discorso del capo di Hezbollah. Dopo gli attacchi esplosivi dei cercapersone e walkie-talkie in Libano e Siria, Nasrallah ha giurato vendetta a Israele. «Si parla della possibilità che le truppe israeliane entrino nel Paese per creare una zona cuscinetto: che lo facciano, lo vorremmo. Quello che loro considerano una minaccia, noi la consideriamo un’opportunità», ha dichiarato il capo di Hezbollah, che da undici mesi, sottolinea il Corriere, bombarda il nord d’Israele.

Per i terroristi libanesi, spiega il Foglio, è un momento di grande vulnerabilità: «La più importante e potente milizia armata della Repubblica islamica dell’Iran è stata dilaniata da migliaia di aggeggi minuscoli manomessi senza che nessuno se ne accorgesse. Lo sconvolgimento attraversa tutta la rete del cosiddetto “Asse della resistenza” genera insicurezza e condiziona le decisioni future sulla reazione».

Con l’aumento delle tensioni il capo del Pentagono Lloyd Austin ha deciso di rinviare la sua visita in Israele (Corriere). Nel mentre il segretario di Stato Usa Antony Blinken ha incontrato a Parigi i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia e Regno Unito, chiedendo un impegno diplomatico condiviso per fermare l’escalation (Repubblica). Il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe un piano pronto da presentare alle Nazioni Unite (Stampa).

Continuano sui quotidiani i tentativi di ricostruire come migliaia di cercapersone, radio e walkie-talkie in mano a Hezbollah si siano trasformati in piccole bombe. «I primi apparecchi acquistati dal gruppo fondamentalista con l’esplosivo nascosto nella batteria sono cominciati ad arrivare in Libano nell’estate 2022», scrive Repubblica, spiegando come siano stati prodotti in Ungheria. «Questa estate le forniture destinate a Hezbollah sono aumentate fino a diventare più di 4mila. Per gli estremisti libanesi erano un mezzo finalmente sicuro di comunicare. Il Mossad li aveva soprannominati “i pulsanti”: da premere quando sarebbe venuto il momento».

Per Davide Assael (Domani) sono tre i fattori principali per cui Israele non ha ancora avviato una larga operazione in Libano: «La contrarietà degli Usa, la reazione dei paesi arabi che hanno firmato gli Accordi di Abramo e l’opposizione degli apparati interni». Gabriele Segre riflette invece su La Stampa sui tanti conflitti aperti nel mondo: «Sempre più viviamo con la paura dell’apocalisse bellica, ma c’è differenza tra il timore della catastrofe e il dolore di chi l’ha subita», spiega Segre. Su Libero Giovanni Sallusti polemizza con Avvenire per alcuni articoli apparsi ieri e molto critici d’Israele: «Ad Avvenire non piace che lo Stato degli ebrei combatta il terrorismo islamista che ne minaccia l’esistenza», scrive Sallusti. Sempre Libero riporta le frasi d’odio di Davide Piccardo, già coordinatore delle associazioni islamiche milanesi, contro Israele e la comunità ebraica.

Il Foglio denuncia l’ipocrisia dell’Onu e del suo numero uno Antonio Guterres, dopo le condanne a Israele per l’attacco dei cercapersone. «Guterres non ha mai chiesto a Hamas di non “trasformare gli oggetti civili in armi”, come invece ha fatto ogni giorno dal 7 ottobre e con ogni risorsa civile di Gaza: scuole, case, uffici dell’Onu, moschee, impianti per acqua e luce, ospedali, ambulanze. Guterres non riesce proprio a dire “Hezbollah”, neanche quando a fine luglio tirarono un missile sul campo da calcio di Majdal Shams, nel Golan, uccidendo dodici bambini».