DAFDAF 150 – Dalla poesia alla saggezza rabbinica
“Lo scorso mese, per il suo quarto compleanno, DafDaf ha ricevuto in regalo un libro di poesie di Pierluigi Cappello, Ogni goccia balla il tango, che è illustrato da Pia Valentinis. Il Direttore suggerendo di presentarvelo ha scatenato una strana magia e alcune persone che a questo giornale tengono molto si sono messe a discutere di poesia. E visto che questo numero 50 di DafDaf è per noi molto speciale abbiamo pensato di usare quella magia per rendere preziose le sue poche pagine regalandovi le poesie che amiamo di più, sperando che vi emozionino come hanno emozionato noi”. Così si apriva un numero di DafDaf che ancora adesso, a distanza di quasi dieci anni, ricordiamo come davvero un po’ magico, trascorso con gli amici e i collaboratori più cari per festeggiare un compleanno rotondo. Non poteva non rappresentare il 2014 nel numero 150, un altro appuntamento importante che abbiamo festeggiato raccogliendo e riproponendo ai lettori alcune delle pagine e dei temi che abbiamo voluto offrire in questi primi quattordici anni. Nel 2015 grazie a Nadia Terranova, la scrittrice che per anni ha consigliato ai lettori di DafDaf libri intelligenti e provocatorî, abbiamo scelto di dedicare tutto il alle ragazze e alla loro forza. Non solo Pippi Calzelunghe: da Lotta Combinaguai a La bambina fulminante, da La piccola Battaglia portatile a Qualcuno con cui correre gli spunti per diventare ragazzine terribili sono tanti, e come sicuramente i lettori e soprattutto le lettrici del giornale ebraico dei bambini sanno bene è un argomento che ci sta particolarmente a cuore.
Il 2016 è stato segnato da un anniversario che ha portato tutta la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane a Venezia: abbiamo dedicato infatti due dossier ai 500 anni del Ghetto più famoso del mondo, e anche DafDaf, sul numero 66, ne ha ripercorso la storia: “Il Ghetto di Venezia è circondato dai canali e assomiglia a una piccola isola. È una piazza, in realtà, e si chiama campo, come tutte quelle della città, ma è insolitamente ampio rispetto agli altri. Vi si affacciano palazzi alti e stretti, che ospitano ben cinque sinagoghe, o scole, come si chiamano a Venezia: la scola grande tedesca, la scola Canton, la scola italiana, la scola levantina e la scola spagnola”. Nelle pagine centrali del numero 150, che dovrebbe essere già arrivato nelle case, abbiamo ripreso il “paginone” del numero 84, il settimo compleanno di DafDaf. Il testo è di Guido Vitale, che allora era il direttore della redazione e dirigeva anche DafDaf, dopo aver fatto l’impossibile per farlo nascere. Riproponiamo qui il testo integrale.
Sette anni, ventuno dita
DafDaf, il giornale ebraico dei bambini, compie sette anni. Al momento della sua nascita io c’ero, perché ho già più di sette anni, e mi ricordo benissimo come è andata. E posso raccontare come nasce un giornale. C’è molta gente che parla e vorrebbe spiegare le sue idee. C’è molta gente che scrive, altri che disegnano, altri che telefonano. C’è prima la paura che le cose non bastino per riempire le pagine e poi la paura che siano troppe e non si sa più dove metterle.
C’è una confusione incredibile, perché un giornale non è come a scuola, dove si sta tutti disciplinati, è come su un autobus pieno di passeggeri impazienti.
Ovvio che il direttore si preoccupi e che a volte rischi di perdere la pazienza.
Intanto, in mezzo alla confusione, al giornale crescono le gambe, e comincia a camminare da solo. Quando manca solo poco all’abbraccio con la carta e bisogna andare in tipografia per stampare le pagine stanno ancora tutti a discutere, ma il giornale a un certo punto se la svigna, perché sa che in tipografia un giornale non può mai, mai, mai arrivare in ritardo.
Allora cala un attimo di silenzio, tutti si fermano, si guardano e capiscono che il primo numero del giornale è nato. E sarebbe il caso di fare presto, ma ci pensa il direttore a sciupare tutto e a dire: “Signori, complimenti, Mazal Tov, tutti credevano fosse impossibile, e invece il giornale dei bambini è nato. Adesso è il momento di rimettersi al lavoro per fare il prossimo numero”.
Con questo trucchetto, mese dopo mese, DafDaf è cresciuto, è diventato forte e ora compie sette anni. Sette è un numero importante nella testa degli ebrei. Sette è un ciclo completo. Il momento di essere felici di quanto si è fatto e il momento di riprendere la rincorsa. Con il prossimo numero il vostro giornale entra nel suo ottavo anno, una grande responsabilità perché otto è uno più di sette, otto è uno più della completezza. Otto è un sette con qualcosa che si aggiunge e aggiungere il numero Uno al nostro lavoro è sempre sensazionale.
Come quel rabbino speciale che si diceva lavorasse con 21 dita. Usava senza risparmiarsi l’intelligenza delle sue mani, dieci dita. Aggiungeva la forza dei suoi piedi, altre dieci dita, e il totale fa 20. Poi si ricordava sempre di aggiungere il numero Uno.
Ora è il momento di tornare al lavoro per l’ottavo anno di DafDaf, ma vi lascio un indovinello: provate a porre a un rabbino queste due domande: “Chi sapesse, chi intendesse cosa vuol dir Uno?”. Questa è facile. Quando avrete avuto la risposta, passate alla domanda difficile: “E chi era il rabbino che lavorava con 21 dita?”
Chi riesce a trovare le due risposte scriva in redazione. Tutti noi, qui, vogliamo festeggiare assieme a chi risolve questo enigma.
Guido Vitale, giornalista
Buona lettura!
a.t.