DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 23 settembre 2024
È giallo sulla possibile uccisione di Yahya Sinwar in un raid dell’esercito a Gaza, rilanciata da organi di informazione israeliani. L’intelligence di Gerusalemme «comincia a chiedersi se Yahya Sinwar, il capo dei capi di Hamas, possa essere rimasto ucciso o ferito» (Corriere della Sera). Non ci sono elementi inoppugnabili al momento, «l’unica certezza è che Sinwar non comunica da qualche giorno» (Repubblica). Per La Stampa, che cita fonti di sicurezza, la notizia sulla morte del terrorista potrebbe far parte di «una strategia di guerra psicologica per fare pressione» nei confronti di Hamas.
Come noto, quello di Gaza non è l’unico fronte di guerra. Comandante del contingente italiano e del settore Ovest di Unifil, il generale Stefano Messina dice al Corriere della Sera che per frenare l’escalation tra Israele e Hezbollah sarebbe «cosa buona» ripristinare «il Forum tripartito fra Unifil, autorità israeliane e libanesi». Messina rivendica un ruolo attivo per Unifil, precisando che «Ii nostro compito non è fare la guerra a qualcuno». Nel nord di Israele esposto a Hezbollah restano in vigore misure speciali di emergenza. Ancora oggi, sottolinea Repubblica, «chiuse le scuole e le spiagge, annullati eventi sportivi e culturali, cancellate tutte le operazioni non d’urgenza negli ospedali».
L’esercito israeliano ha chiuso la sede della redazione di Al Jazeera a Ramallah. Finanziata dal governo del Qatar, Al Jazeera «è uno dei pochi media internazionali rimasti operativi nella Striscia» ma è anche «uno dei più schierati» e dal 7 ottobre in poi «esercito e governo israeliano hanno ripetutamente accusato i giornalisti del network qatariota di avere anche legami diretti con i terroristi» (Libero).
«Consentiamo a Israele di varcare tutte le possibili linee rosse perché, assumendosene la responsabilità, fa il lavoro sporco al posto nostro e libera la scena di attori, come Hamas e Hezbollah, che nessuno rimpiangerà», sostiene il politologo Gilles Kepel in un colloquio con la Stampa. Anche i Paesi arabi, prosegue Kepel, «guardano con favore alla distruzione dell'”asse della resistenza” da cui passa il ridimensionamento regionale dell’Iran». Per il suo connazionale Bernard-Henry Levy, intervistato dal Messaggero, «gli ostaggi vanno liberati e Hamas dev’essere sconfitto, non ci sono alternative». L’intellettuale parla di guerra esistenziale che «dev’essere vinta o sarà la fine», perché se Israele la perdesse «sarebbe un nuovo Olocausto».
Il leader dei Cinquestelle Giuseppe Conte si è presentato alla marcia Perugia-Assisi e la sua foga pacifista è stata tale, riporta il Corriere, che l’ex premier è incorso in una gaffe «confondendo le comunità ebraiche con lo Stato di Israele». Le sue parole hanno provocato la reazione del presidente della Comunità ebraica romana Victor Fadlun, secondo il quale non può sfuggire a Conte «il clima di rinascente odio antisemita».
Il Foglio traduce una lettera aperta del giornalista israeliano Ben-Dror Yemini a Sarah Friedland, la regista statunitense che alla Mostra del Cinema di Venezia ha accusato Israele di compiere un genocidio: «Sarah Friedland, lei non è coraggiosa. Lei è parte della mentalità del gregge».