DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 26 settembre 2024

L’Occidente lavora a un cessate il fuoco tra Israele e Libano di almeno 21 giorni, riportano i giornali. Il piano è promosso da Stati Uniti e Francia. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dato il via libera alle trattative, ma ha precisato che la campagna militare contro Hezbollah «non si ferma durante la mediazione» (Corriere). Nel mentre, spiega Repubblica, Tsahal è pronta per un’operazione via terra nel sud del Libano: «i vostri stivali entreranno nel paese», ha dichiarato il capo dell’esercito Herzl Halevi. Gli obiettivi colpiti dall’aviazione israeliana sono quasi 2.000 in tre giorni (Giornale).

Si lavora, scrive la Stampa, anche per riattivare le trattative su Gaza tra Israele e Hamas. A riguardo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo alle Nazioni Unite, ha dichiarato: «Come sosteniamo il diritto di Israele a difendersi, così chiediamo a Israele di rispettare il diritto internazionale tutelando la popolazione civile a Gaza». Parole riprese dai quotidiani, che richiamano un altro passaggio del discorso della premier: l’imperativo da raggiungere «senza ulteriori ritardi» è per lei «un cessate il fuoco a Gaza e l’immediato rilascio degli ostaggi israeliani» (Corriere, Giornale).

Per l’analista israeliano Ely Karmon, intervistato da La Stampa, «nonostante le difficoltà, non è impossibile raggiungere un accordo su Gaza prima di vedere in carica il prossimo governo Usa». Mentre al nord, «persiste un evidente rischio di escalation, iniziata quando Hezbollah ha provocato la morte di dodici bambini drusi sulle alture del Golan. Ciò nonostante vi è la consapevolezza di non dover oltrepassare la linea rossa». Intervistato dal Messaggero, l’ex ambasciatore d’Israele in Italia Dror Eydar afferma: «Dobbiamo fermare gli attacchi ai confini. Fino ad allora non ci può essere pace».

Gli studi di filosofia dell’ex capo dell’esercito Aviv Kochavi avrebbero plasmato i piani per le attuali operazioni in Libano, scrive il Corriere. Da Foucault, ad esempio, avrebbe ricavato «una ridefinizione degli spazi in cui i militari si trovano a muoversi, del modo di concepire «le cose», gli oggetti di uso quotidiano: i cercapersone usati dagli operativi e dagli attivisti di Hezbollah che diventano anni contro di loro».

Per lo storico Benny Morris, Israele deve invadere il Libano per eliminare la minaccia Hezbollah e il passo successivo dovrebbe essere un attacco all’Iran, finanziatore dei terroristi libanesi e causa della destabilizzazione del Medio Oriente. «Ora è il momento di distruggere il regime fanatico degli ayatollah e sovvertire le sue ambizioni antioccidentali. Se l’Iran avesse l’atomica, sarebbe tremendo per tutti, per Israele in primis, perché ci vuole distruggere. Ma Israele non lo consentirà», afferma Morris al Foglio. Nelle stesse pagine si legge che l’Iran ha mandato un messaggio a Hezbollah: al momento il regime non interverrà per darvi sostegno contro Israele.

I movimenti pro palestinesi nelle università si stanno organizzando per promuovere iniziative contro Israele nell’anniversario del 7 ottobre. Il Foglio racconta di un convegno all’università di Siena, al momento posticipato dal rettore, in cui erano stati invitati a parlare per quella data lo storico antisionista Ilan Pappé e la relatrice speciale Onu Francesca Albanese, accusata di antisemitismo.

«L’antisemitismo alla carbonara nelle vignette del Fatto Quotidiano che svela il volto di un giornale aguzzino dell’intelligenza e della satira». Così Giuliano Ferrara sul Foglio, denunciando «la stupidità di un giornale» che pubblica una vignetta in cui si suggerisce che «per essere più crudele Putin abbia bisogno di una sola cosa, la circoncisione».