DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 27 settembre 2024
No del premier israeliano Benjamin Netanyahu alla tregua di ventuno giorni con Hezbollah proposta da Stati Uniti e Francia, con il sostegno dell’Italia. Secondo le ricostruzioni giornalistiche, la decisione del primo ministro sarebbe la conseguenza del fermo rifiuto opposto dai suoi alleati di estrema destra, i ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir. Quest’ultimo, riporta il Corriere della Sera, «aveva minacciato di lasciare la coalizione». In ogni caso, «l’intervento di oggi di Netanyahu alle Nazioni Unite è destinato a spostare gli equilibri, quale che sia la direzione» (La Stampa).
«La richiesta di un cessate il fuoco per una trattativa non ha nessun oggetto», scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale. «Israele non ha nessun contenzioso da trattare con gli Hezbollah, è Nasrallah che deve smettere di combattere la sua guerra di distruzione insieme a Sinwar agli ordini dell’Iran contro Israele». Già segretario generale della Farnesina e direttore del Dis, con il Quotidiano Nazionale l’ambasciatore Giampiero Massolo si lancia in una previsione: «Fino a che Hezbollah lancerà razzi sul nord, Netanyahu non si fermerà. Fino a che non ottiene risultati, andrà fino in fondo».
Maurizio Caprara, sul Corriere della Sera, riflette su due aspetti collegati all’operazione israeliana in Libano. Il primo: «La reazione di Israele attraverso “cercapersone” e walkie-talkie esplosivi ai missili lanciati dai fondamentalisti islamici libanesi sullo Stato ebraico è una riprova di quanto si basi sulla ricerca tecnologica l’attuale competizione internazionale». Il secondo: «Uno Stato privo di droni armati e di sistemi di protezione del proprio spazio aereo che non si limitino ai caccia pronti al decollo è vulnerabile come un fante senza corazza in battaglie campali di secoli lontani».
«Appoggio il diritto del popolo palestinese alla propria autodeterminazione, alla propria sicurezza, indipendenza e libertà. Credo anche che la Palestina debba avere un proprio Stato accanto a quello di Israele», scrive la cantante israeliana Noa in un intervento su 7 del Corriere. «Però disprezzo profondamente Hamas e condanno la sua brutalità, l’ideologia jihadista e la violenza crudele».
«La solitudine di Israele è plastica», sottolinea Libero recensendo l’ultimo libro di Bernard-Henri Lévy, intitolato per l’appunto La solitudine di Israele. Lo stato ebraico «è solo perché assediato da ogni fronte, da Hezbollah in Libano, dalle milizie in Siria, dagli houthi nel Mar Rosso, dall’Iran, da Hamas». Ed è solo, aggiunge Libero, «perché l’Occidente o nega o parla le molteplici lingue dell’antisemitismo». Sul Riformista, Iuri Maria Prado accusa il Pd di mantenere su Israele «il campo largo dell’ambiguità» e di praticare «un non-antisemitismo puramente declamatorio».