LIBRI – Il lungo viaggio del musar

Corrispettivo ebraico della paideia greca, il termine musar non è traducibile in un modo univoco nelle lingue occidentali. Come racconta il docente di pensiero e cultura ebraica Massimo Giuliani nel suo ultimo libro Moralità e sapienza ebraica, inteso sia come dottrina che come prassi il musar presenta «declinazioni differenti nelle varie fasi storiche e secondo la sensibilità dei più diversi maestri, giustificando così un approccio pluralistico ». Sin dalle prime pagine del saggio, edito da Morcelliana, l’autore si cimenta con la non semplice sfida di qualificare “scientificamente” il musar. È un concetto da sempre presente nella storia del popolo ebraico, fa intanto capire esponendo la sua tematizzazione in una vasta gamma di opere letterarie, alcune contenute già nel Tanakh. In primis nei Salmi, da intendere «non soltanto come inni liturgici ma come vere e proprie meditazioni e ammonimenti morali», sottolinea lo studioso.
Ma anche nei Proverbi, «la cui valenza morale e pedagogica è autoevidente». Oppure nel Qohelet, con le sue riflessioni etico- politiche e filosofico-antropologiche «che tanta parte hanno avuto nella letteratura musarica».
Giuliani analizza le fonti antiche tra saggezza e halakhah, la legge ebraica. Per poi dedicarsi al musar nella letteratura ebraico- sefardita medievale, agli sviluppi del musar tra i cultori della Qabbalah nella prima età moderna, al musar nel mondo ebraico sotto l’autorità ottomana, al musar nell’Europa dei fermenti mistici e chassidici da una parte e dell’avvento dei Lumi dall’altra. Ricco d’interesse è poi lo sguardo alle scuole di Kelm, Slabodka e Novardok, in un Ottocento ebraico-ashkenazita che pur tra mille insidie si impose sulla scena. Si arriva poi al Novecento con le sue ferite e svolte. Alla Shoah che distrusse uomini e mondi, ma anche alla nascita del moderno Stato d’Israele con nuovi fermenti e declinazioni all’orizzonte. In questo quadro si inserisce anche «il revival del musar nel mondo ebraico nordamericano », declinato anche nelle varianti reform e conservative.
Il musar resta, in ogni epoca, un pilastro dell’ebraismo. Per calibrarne l’importanza Giuliani evoca il trivio d’epoca medievale, l’insieme cioè delle arti della grammatica, della dialettica e della retorica che «costituiva la base di ogni successivo studio per il progresso nella conoscenza». Allo stesso modo nella cultura ebraica, in ogni tempo, la base di ogni progresso spirituale e intellettuale «può riassumersi nel trivio dell’osservanza dei precetti biblici e halakici, dell’intelligenza del bene intesa come sintonia intenzionale con lo spirito della Torah e dei doveri del cuore».

a.s.