ANNO NUOVO – Noemi Di Segni (Ucei): Fieri dei nostri giovani, fieri della nostra cultura
Tra poche ora si avvia il nuovo anno, atteso più che mai, nella speranza che il passaggio al 5785 segni un cambiamento assoluto e ci siano donati sicurezza, serenità, spensieratezza, riconoscimenti di verità e virtù. Le preghiere si intensificano e diventano sempre più corali e di un intero popolo che si riconosce nel valore supremo della vita e unità nel desiderio di superare la sfida esistenziale. È stato un anno lungo un giorno che non è mai tramontato nel ricordo e nella risposta all’attacco subito lo scorso 7 ottobre, di Simchat Torà. Sarà una serata di Rosh Hashanà con preghiere e con un rituale che assume particolare significato e che pronunceremo con piena consapevolezza. Il primo pensiero, pregando per ogni possibile sollievo e salvezza, va alle famiglie i cui cari sono ancora tenuti in ostaggio, a tutti i feriti e gli assassinati, a tutti coloro che ci hanno difeso e ci difendono oggi. Le parole di Natan Yonatan, nella canzone Erez, ci ricordano che Israele ha tutte le zolle di terra addolcite dalla fatica, tutte le spiagge salate dal pianto, e chi vi anela le ha donato tutto ciò che si è potuto donare.
I giorni “terribli” – e terribili anche per quanto viviamo come minaccia concreta – saranno intensi e dedicati a un bilancio dell’anima che quest’anno forse distoglie l’attenzione posta sulle nostre condotte personali per spostarsi su quelle della collettività e del popolo ebraico nel suo insieme. Una riflessione sui perché esistenziali e sulla giustizia e capacità di discernimento umana che si è allontanata anni di luce da quella divina alla quale porgiamo le nostre suppliche.
Un anno che ha dato prova in modo sequenziale in ognuna delle dolorosissime prove vissute e ancora una volta ieri sera di quanto sia lapidario l’imperativo della vita e della salvezza. Di cosa significhi uno Stato-nazione che difende tutti i suoi cittadini e fortifica le abitazioni, donando salvezza, rispetto ad altri che usano i propri cittadini come scudi e le abitazioni come arsenali.
Rosh Hashanà segna la creazione del mondo affidato alla cura dell’uomo per il bene e lo sviluppo, raccogliendo nel corso dei secoli tradizioni che intrecciano canti e preghiere di introspezione e attenzione al prossimo. Questo anno ci ha reso orgogliosi dei nostri ragazzi e giovani che si sono precipitati e salvare vite, a offrire supporto prodigandosi assieme a migliaia di volontari accorsi da tutto il mondo per il bene comune e la ricostruzione. Siamo fieri come singoli e come comunità ebraiche di essere parte di un popolo che difende altri popoli oltre sé stesso e condivide con altri ogni giorno cultura e impegno per innovare, guarire e prosperare. Una cultura in cui la fede non è abuso diffondere odio e annientamento altrui.
Al di là del dolore da elaborare e sostenere, per il dovere di “gioire nelle vostre feste” prescritto nella consapevolezza delle nostre esistenze faticose, il nostro sforzo comune è dare prova di vicinanza rispondendo con la forza della solidarietà e della tradizione ebraica, il nostro comune denominatore nei secoli.
Anche se il bilancio personale può sembrare marginale in questo momento storico, in questo anno martoriato, probabilmente resta il vero punto di partenza per poter migliorare ogni impegno, anche istituzionale, e per adoperarci tutti nel modo più utile e corretto, nel desiderio di appianare aspettative o atteggiamenti disattesi.
Rivolgo a tutti voi, alle vostre famiglie e Comunità un sentito augurio per questo Rosh Hashanà, che sia un anno di preghiere accolte per il bene e la sicurezza del popolo di Israele nel suo insieme, e per seminare nuove speranze assieme ai nostri giovani.
Noemi Di Segni, presidente Ucei