DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 2 ottobre 2024

«L’Iran attacca, scudo di Israele», «La vendetta dell’Iran», «Iran-Israele, adesso è guerra», «L’Iran entra in guerra». Sono i titoli di Corriere della Sera, Repubblica, Stampa e Giornale per raccontare l’offensiva dell’Iran, che nella serata di ieri ha sparato contro Israele 181 missili. «Abbiamo vendicato l’uccisione di Hassan Nasrallah e Ismail Haniyeh», dichiarano da Teheran, ma il primo ministro Benjamin Netanyahu replica: «Un serio errore, ve ne pentirete».

«Abbiamo dimostrato la nostra capacità di proteggerci grazie a una combinazione esemplare del comportamento dei nostri cittadini e l’efficacia del sistema della contraerea», ha detto, ad attacco terminato, Herzi Halevi, comandante delle forze armate. «Decideremo noi quando l’Iran ne pagherà il prezzo, assaggerà le nostre capacità di portare attacchi precisi e inaspettati» (Repubblica). Come durante l’aggressione iraniana di aprile, racconta il Corriere, anche in questo caso gli Stati Uniti, assieme ad alcuni alleati dell’area, hanno aiutato Israele nel difendersi. Da Washington arriva anche l’avvertimento al regime degli ayatollah: «Attacco sventato, e ora ci saranno conseguenze» (La Stampa). L’offensiva iraniana ha causato una vittima in Cisgiordania: un palestinese è morto a causa delle schegge di un missile sparato da Teheran.

«Andate subito in uno spazio protetto e restate lì fino a nuovo ordine». Questo è il messaggio che intorno alle 19 di ieri, ora di Gerusalemme, milioni di israeliani hanno ricevuto sul cellulare prima ancora che scattassero gli allarmi aerei per la pioggia di missili in arrivo dall’Iran, racconta su Repubblica il direttore Maurizio Molinari. «Nell’ora seguente un assordante rumore di potenti esplosioni ha scosso lo Stato ebraico», prosegue Molinari, raccontando la preoccupazione degli israeliani. Sul Giornale invece Fiamma Nirenstein scrive che nei bunker «tutti sono tranquilli e decisi, come richiedono i leader militari e politici». Al Corriere lo scrittore israeliano Etgar Keret racconta «Ero sul bus, siamo scesi e ripartiti». Keret aggiunge di fidarsi «dell’esercito di Israele, dell’aviazione: non sono loro a suscitare la mia ansia. Invece, nel mio governo tendo a non avere fede».

A Jaffa, mentre l’Iran attaccava, due terroristi palestinesi hanno ucciso sei persone e ne hanno ferite dodici. Testimoni hanno raccontato al quotidiano Jerusalem Post, riporta Repubblica, la paura e il caos provato in quei momenti. «Eravamo sul tram quando abbiamo sentito gli spari all’esterno — ha detto uno di loro — Inizialmente abbiamo pensato a fuochi d’artificio, poi abbiamo capito che era qualcosa di molto peggio. Ci siamo buttati a terra. La gente gridava. Abbiamo visto una persona che sanguinava».

«Prima pensiamo al Libano e Hezbollah, ma gli ayatollah sono avvertiti possiamo colpirli ovunque», afferma a Repubblica il generale in pensione Yakoov Amidror, consigliere di Netanyahu. Per l’analista americano Ian Bremmer, intervistato dal Corriere, l’Iran vuole chiudere qui lo scontro perché teme un confronto aperto. Netanyahu invece potrebbe decidere di rispondere al regime iraniano, anche in contrasto con la Casa Bianca. Secondo Davide Assael (Domani) con un discorso rivolto agli iraniani, «due giorni fa Netanyahu ha di fatto dato il via all’operazione più ambiziosa: rovesciare il regime degli ayatollah». Per Mike Pompeo, segretario di Stato Usa sotto la presidenza Trump, per troppo tempo ci si è dimenticati della minaccia che costituisce a livello globale l’Iran (Giornale).

«L’Italia chiede al governo dell’Iran e allo stesso primo ministro israeliano Netanyahu di frenare il ricorso alla violenza. Chiede a tutti, assolutamente a tutti, di interrompere la spirale della guerra», dichiarata il vicepremier e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani intervistato dal Corriere. Nel colloquio Tajani denuncia l’ondata di antisemitismo in Europa, ma anche l’avanzata dell’estrema destra in paesi come Germania e Austria, auspicando che i popolari non si alleino con loro. «Salvini le ha risposto che forse ha mangiato troppo…», afferma l’intervistatore. «Io veramente sono a dieta…», la replica di Tajani. «E comunque che questi partiti, a partire dall’Afd, siano un pericolo lo dicono anche ebrei preoccupatissimi dall’avanzata di queste forze assieme a molti cittadini dei loro stessi paesi»

Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, intervistato dal Giornale, sottolinea come l’ostilità in Italia contro Israele ed gli ebrei non sia solo di «alcune frange», ma di «minoranze che con particolare durezza danno sfogo a questo sentimento». Riguardo al tema dei due Stati, citato anche dal governo, il rav aggiunge: «Si dice però: “Voi ebrei che tanto avete sofferto dovete dare uno Stato ai palestinesi”. Noi. Noi che a Roma o in Italia abbiamo sofferto tanto dobbiamo dare uno Stato ai palestinesi? E già questo suona strano; ma poi: quanti palestinesi vogliono avere un loro Stato in pace con Israele? Quanti di loro vogliono riconoscere Israele o convivere? La colpa è degli ebrei?».

«Per il corteo proibito è massima allerta. In 30 mila attesi a Roma», riporta il Corriere parlando del tentativo di organizzare a Roma per il fine settimana una manifestazione propalestinese. Il timore è che si inneggi al 7 ottobre. «II governo l’ha vietata», sottolinea Stefano Fogli su Repubblica. «Ma il centrosinistra? Silenzio. Solo poche voci si sono sentite ieri sera per esprimere vicinanza a Israele sono attacco. Niente in vista di sabato. Si attende che tutto passi senza incidenti, ma l’aspetto morale e politico non viene considerato», afferma Folli.

II cartello contro Liliana Segre comparso in una manifestazione pro palestinese a Milano «nel clima che stiamo vivendo, è come puntare il dito, indicare un obiettivo», afferma al Quotidiano Nazionale Luciano Belli Paci, figlio della senatrice a vita.

L’immagine d’Israele viene deformata per accusarlo di essere un paese genocida, non democratico, di apartheid. Un paese che «non deve esistere. Questo è un pensiero molto popolare oggi in Europa e America. E si salda con l’islamismo che non vuole la presenza di Israele e degli ebrei», denuncia sul Foglio l’ex primo ministro Manuel Valls, protagonista domenica a Roma di un incontro in memoria del 7 ottobre. «Ma Israele siamo noi», aggiunge Valls.

A Milano tremila persone hanno partecipato a una manifestazione per la pace, scrive Repubblica nel suo dorso locale. «Associazioni, Cgil e Pd chiedono il cessate il fuoco», spiega il quotidiano. Critica la Comunità ebraica locale, che attraverso il suo presidente Walker Meghnagi, sottolinea come a volere la guerra siano Hamas, Hezbollah e Iran.