DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 7 ottobre 2024

Nel primo anniversario del 7 ottobre, il ricordo della carneficina è l’apertura di molti giornali, insieme al conto alla rovescia per il possibile attacco di Israele contro obiettivi iraniani e la reazione del regime di Teheran. Israele è scosso anche dall’attentato alla stazione dei bus di Beer Sheva, con un morto e vari feriti. «Israele, un 7 ottobre di dolore e ansia», titola tra gli altri Repubblica. «Sono decine le manifestazioni in programma per ricordare la strage. Per la maggior parte appuntamenti senza pubblico, in rispetto delle direttive emanate nei giorni scorsi». L’Iran continua nel frattempo a minacciare l’annientamento dello Stato ebraico. E il suo alleato regionale Hezbollah a lanciare i suoi missili in territorio israeliano: nelle scorse ore hanno colpito (con feriti) a Haifa e Tiberiade. Secondo il politologo Gilles Kepel, la svolta sarebbe comunque vicina. E sarebbe una svolta positiva. Teheran è in crisi, dice al Corriere della Sera. Ma «la vittoria tattica israeliana deve diventare strategica: occorre pensare alla pace» e in quest’ottica «la nuova popolarità di Netanyahu potrebbe garantirgli di non dipendere più dalla destra religiosa legata ai coloni e creare una coalizione di governo in grado di rilanciare il negoziato coi palestinesi sulla base della formula dei due Stati».

I quotidiani parlano di “massima allerta” per la commemorazione del 7 ottobre anche in Italia, dove le due cerimonie principali si terranno a Roma e Milano. Alla prima parteciperà la premier Giorgia Meloni, alla seconda il presidente del Senato Ignazio La Russa. È stato giusto vietare il corteo anti-israeliano di sabato scorso, rivendica il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in una intervista con il Messaggero, perché «c’è una crescente radicalizzazione di alcune posizioni e la evidente suggestione di alcuni di cavalcare i temi della crisi insorta con gli attacchi del 7 ottobre scorso». Riflette sul corteo di sabato anche il rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni, che in un colloquio con il Tempo denuncia un antisemitismo «emerso in superficie» e «non più inibito». Sempre al Tempo, l’ex parlamentare del Pd Emanuele Fiano afferma: «Chi nelle sinistre non è capace di dire che il 7 ottobre è stato un atto di terrorismo disumano, sadico, non paragonabile alla resistenza antifascista e antinazista dà un’interpretazione della storia che è incompatibile con la mia». Per Daniele Capezzone (Libero), «la nostra sinistra parla di tutto ma non dei suoi fan di Hamas».

Monotematica la prima pagina del Foglio, con un grande nastro giallo e, sotto al titolo “7 ottobre, colpevoli di essere ebrei“, una sintesi degli episodi di antisemitismo verificatisi in Italia e nel mondo dopo il 7 ottobre. Sulla Stampa, nelle pagine torinesi, il presidente dell’Ugei Luca Spizzichino parla di come è cambiata la vita degli studenti ebrei da allora. In particolare nelle università, trasformatesi «in epicentri di un crescente clima di esclusione, odio e intolleranza». A Torino stasera è in programma una manifestazione propal. «L’idea che qualcuno voglia celebrare l’anniversario del tremendo massacro del ottobre presentandolo come l’inizio di una “resistenza” ci indigna», dice al Corriere il presidente della Comunità ebraica Dario Disegni.

«Per me il 7 ottobre è ancora più significativo dell’11 settembre», racconta al Foglio l’imam francese Hassen Chalghoumi, da anni sotto scorta per il suo impegno contro il radicalismo islamico. «Quel giorno il mondo era diviso in due. Abbiamo visto il volto più oscuro e barbaro dell’islamismo. Abbiamo scoperto anche gli alleati di questo islamismo in Europa e in occidente». Sulla Stampa, la riflessione svolta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a un anno dal pogrom («L’Italia sempre al fianco di Israele, ora servono due popoli e due Stati»). Libero traduce un intervento dell’ex premier israeliano Naftali Bennett, il quale sostiene: «Israele deve attaccare il programma nucleare iraniano, attaccare la leadership iraniana». Sul Giornale uno stralcio dal nuovo libro di Fiamma Nirenstein, La guerra antisemita contro l’Occidente, pubblicato dall’editore Giubilei Regnani.

«Il dolore degli israeliani è invisibile agli occhi dei gazawi e viceversa. Ma finché durerà questa cecità non ci sarà modo di mettere fine al conflitto», sostiene la scrittrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen sulla Stampa. Per il suo collega e connazionale Roy Chen, che firma un intervento sulle stesse pagine, la guerra in corso «è il frutto di leader estremisti». Il regista Amos Gitai, in una intervista con il Messaggero, presenta il suo spettacolo House in scena da domani a Roma. Si tratta, annuncia Gitai, di «un’opera sul dialogo e sulla speranza».