L’OPINIONE – Alberto Heimler: L’ora di schierarsi
Dopo le parole del 4 ottobre della Guida suprema della Repubblica Islamica dell’Iran, l’Ayatollah Khamenei, gli alibi sono finiti. L’obiettivo dichiarato del regime iraniano e dei suoi alleati (Hamas, Hezbollah e gli Houthi) è stato adesso rivelato chiaro e forte: la distruzione di Israele. Non la cessazione del fuoco, la creazione di uno stato palestinese a fianco di Israele, l’avvento in Israele di un governo meno antagonista. No. La Guida suprema, col fucile al fianco e parlando in arabo e non in farsi, ha chiamato a raccolta il mondo arabo e musulmano perché si unisca compatto e cacci gli ebrei da una terra – grande quanto la Lombardia e una briciola nel Medio Oriente – dove da millenni c’è sempre stata una presenza ebraica, sia pur piccola, e che è stata, ormai quasi cent’anni fa, a maggioranza islamica, ma senza avere mai avuto un’identità statale precisa. È una guerra di religione questa, e non è Israele ad averla provocata.
Il mondo della comunicazione è adesso cambiato. Il regime iraniano e i suoi alleati si sono posti in una posizione estrema che tutti conoscevano ma che raramente era stata espressa così chiaramente e così ad alto livello. Vogliono la distruzione dello Stato di Israele senza se e senza ma. Neanche Putin è arrivato a tanto: vuole cacciare Zelensky dall’Ucraina, non eliminare gli ucraini. Qui siamo di fronte a un nuovo nazismo: puntare a una regione Judenrein.
Purtroppo, una guerra di religione non si ferma bloccandola o sterilizzandola. Bisogna eliminare le ragioni per cui essa è scoppiata. Mi dispiace per tutti i pacifisti, terzomondisti, ben intenzionati, fautori del cessate il fuoco: la vostra soluzione conduce solo a nuovi attacchi contro Israele, a nuove atrocità. Per fortuna non tutta la popolazione in Iran, nel sud del Libano, a Gaza è compatta dietro ai propri leader, ma è molto poco probabile che un cambiamento radicale di regime emerga spontaneamente in di queste zone. Resta una sola possibilità per Israele, la sconfitta della Repubblica Islamica dell’Iran e dei suoi alleati.
Nel caso di Israele i leader religiosi non incitano le folle, non auspicano la guerra santa che peraltro non esiste nel mondo ebraico. Smotrich e Ben-Gvir, spesso citati come ostacolo per la pace, sono ebrei osservanti e politicamente degli estremisti, non leader religiosi. Essi non sono gli avversari di Khamenei. Per il regime iraniano il nemico da eliminare è lo Stato di Israele, qualunque sia il suo governo. Si tratta quindi per Israele di una guerra di sopravvivenza che intanto cesserebbe immediatamente se gli ostaggi venissero restituiti e Hamas si arrendesse. E il governo di Israele lo ha dichiarato più di una volta. In prospettiva però occorre che i palestinesi, non certo Hamas, riconoscano formalmente l’esistenza dello Stato di Israele. Speriamo avvenga presto e che il fondamentalismo islamico venga sconfitto dall’interno.
Solo gli Stati Uniti e pochi altri paesi hanno capito fin dall’inizio la natura fondamentalista dell’aggressione di Hamas a Israele e il rischio che tutto ciò comporta per il mondo intero: senza esitazione si sono schierati anche militarmente a fianco di Israele. Adesso, dopo le parole di Khamenei pronunciate davanti a una folla acclamante, tutti sanno qual è il vero obiettivo perseguito, Governi e cittadini comuni, e devono scegliere da che parte stare: dalla parte della democrazia e dei valori occidentali (Israele) o dalla parte del fondamentalismo islamico liberticida (Iran, Hamas, Hezbollah).
Alberto Heimler