LA NOTA – Sara Levi Sacerdotti: Quelle sedie vuote
È stata una cerimonia molto toccante quella che si è svolta a Roma lunedì in ricordo delle vittime del 7 ottobre e per il rilascio immediato dei rapiti. Di politico in senso stretto ha avuto poco, invece la forza di Ella Mor ha trascinato tutti nella commozione: «Mi chiamo Ella Mor e vi parlo in qualità di zia di Avigail Idan, una bambina di 4 anni che è stata rapita da Hamas e liberata dopo un lungo calvario di 51 giorni. Fino al 7 ottobre, non ero solo una zia, ma prima di tutto una madre di due figli. Da quel giorno, però, sono anche la zia di Michael, 9 anni, Amalia, 7 anni, e Avigail, 4 anni, i cui genitori sono stati assassinati davanti ai loro occhi durante il brutale massacro e l’attacco senza precedenti di Hamas contro Israele».
Ad assistere alla cerimonia c’erano molte personalità della maggioranza a partire dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e pochi esponenti dell’opposizione: la manifestazione era organizzata dall’Ambasciata d’Israele, dall’Ucei e dalla Comunità ebraica di Roma. Non sono state le sedie piene ad avermi colpito quanto quelle vuote. E in particolare quella di Elly Schlein, segretaria del principale partito di opposizione con un elettorato attorno al 20%. Che cosa ha voluto dire la Schlein con la sua assenza? Certo, per il Pd erano presenti Piero Fassino e Giuseppe Provenzano. Della parte restante del campo largo per i Cinque Stelle e AVS invece non c’era nessuno, mentre c’erano Calenda e Boschi.
Quell’anniversario avrebbe dovuto essere un’occasione per riflettere sul massacro di ebrei perpetrato da Hamas e null’altro, ed era un messaggio di solidarietà per gli ebrei italiani, non costringeva ad avallare la politica israeliana.
Cosa deve pensare l’ebreo italiano davanti a queste sedie vuote? Considerando soprattutto i pericoli a cui è esposto che provengono dalla violenza delle manifestazioni che inneggiano alla sparizione di Israele, in un combinato disposto con un antisemitismo più sottile ma assai diffuso tra i diversi canali di informazione. Tale combinazione ha portato, già una volta, al sanguinoso attentato del 9 ottobre 1982 dove perse la vita Stefano Gaj Taché, ricordato proprio in questi giorni.
Mi sembra a questo proposito interessante citare un’intervista a Sergey Lagodinsky, eurodeputato tedesco dei Verdi (Il Foglio 9/10/2024), nato in una famiglia di ebrei russi successivamente emigrata in Germania, che sostiene che la sinistra non può lasciare la difesa di Israele solo alla destra. «L’assenza della sinistra dalle sinagoghe nell’anniversario del 7 ottobre è una scena triste e deplorevole, ma ahimè, non sorprende: è una tendenza europea». E ancora Lagodinsky commenta che i silenzi sono «una reazione che trascura la difficile situazione che lo stato ebraico e gli ebrei si trovano ad affrontare in molti paesi». Infine propone di aprire un sano dibattito dove il punto di partenza dovrebbe essere il riconoscimento dello stato di minaccia sotto cui si trova lo Stato ebraico, senza giustificare ciò che sta facendo il governo di Netanyahu.
Sara Levi Sacerdotti