DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 15 ottobre 2024

In una Udine blindata, come da pronostico l’Italia del calcio ha battuto Israele per 4 a 1. L’attenzione della stampa era però puntata anche fuori dallo stadio Friuli, dove si è svolto il corteo anti-Israele organizzato da gruppi propal. Repubblica tra gli altri riporta le parole incendiarie di Amer Hasan, il presidente della Comunità palestinese locale, che ha affermato: «No alla presenza di Israele nella nostra città: sono una squadra di assassini, molti di loro hanno ucciso bambini nell’esercito. Gaza è peggio di Auschwitz e Birkenau. E il 7 ottobre è una conseguenza dell’occupazione sionista». Al momento dell’esecuzione dell’inno israeliano, dagli spalti del Friuli sono partiti alcuni fischi. Subito coperti comunque dagli applausi della maggior parte degli spettatori del match, che hanno silenziato l’ulteriore ma non imprevista «manifestazione di inciviltà» (Libero).

Parlando di guerra, resta in primo piano il ruolo di Unifil. «Una missione senza occhi», scrive il Foglio, sottolineando come anche ieri i lanci di missili contro Israele siano partiti «dall’area in cui Hezbollah, secondo la risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, non è autorizzato a stare». Altro tema collegato è il futuro stesso del contingente. Per il Riformista, la soluzione migliore per tutelarlo sarebbe la “rimozione” da dove si trova adesso.

«Dal 7 ottobre non ho mai smesso di sostenere Israele, anche se mi rendo conto che la situazione è molto dolorosa per tutti», comunica lo scrittore Michel Houellebecq alla Stampa. «Non capisco però l’antisemitismo contemporaneo: mi sembra il socialismo degli imbecilli», aggiunge caustico. Per Houellebecq, ieri a Torino per l’anteprima del festival Radici, «ciò che mi è chiaro è che se Israele smettesse di combattere scomparirebbe».

«Pensavo sinceramente di non poter capire quel che è successo ai miei genitori, quando vennero allontanati dalle scuole e dalle università all’epoca delle leggi razziali», dichiara il semiologo Ugo Volli al Foglio, denunciando una crescita dell’odio antiebraico negli spazi dell’accademia. Per Volli, stiamo assistendo oggi a «un consolidarsi dell’indifferenza di massa alla distruzione di uno stato democratico».

Repubblica racconta di una «sinistra a disagio» nei confronti di Israele, raccogliendo varie voci “nostalgiche” di un paese che a loro dire non esisterebbe più. Il punto di partenza sono le riflessioni dell’ex premier Romano Prodi, secondo cui «Non è più l’Israele che abbiamo amato».

Al via a Firenze il festival Middle East Now. Una vistosa assenza nel programma, fa notare Sara Natale Sforni dell’associazione Sinistra per Israele sulle pagine toscane di Repubblica, è quella di Israele. Un’assenza che «incombe come un’ombra su una terra altrimenti radiosa, ma non compare né nell’elenco dei sedici Paesi in cui si svolgono film e cortometraggi, né tra i Paesi produttori» dei 34 titoli proposti.

«Solo i giornali italiani credono ancora alle bufale sul Colombo spagnolo», accusa il Foglio, definendo una «tesi senza un solido fondamento scientifico» l’ipotesi che l’esploratore avesse origini ebraico-sefardite avallata dal professore di medicina legale e forense José Antonio Lorente.