ISRAELE – Torna Blinken ma tregua ancora lontana
«Porre fine alla guerra a Gaza, restituire gli ostaggi alle loro famiglie e alleviare le sofferenze del popolo palestinese». Sono i tre obiettivi anticipati da Antony Blinken per il suo undicesimo viaggio in Israele dalla strage del 7 ottobre, iniziato con un vertice con il premier Benjamin Netanyahu. Ma il nuovo tentativo del segretario di Stato Usa viene raccontato con grande scetticismo dai media israeliani e internazionali. Al momento, spiegano gli analisti, non ci sono le condizioni per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, dove Tsahal sta nuovamente intensificando le operazioni, in particolare al nord, e dove i terroristi di Hamas cercano di riorganizzarsi.
Blinken e la Casa Bianca, scrivono Washington Post e New York Times, sperano di riuscire a sbloccare la situazione a Gaza, per facilitare una de-escalation al nord tra Israele e Hezbollah. Quanto la strada sia in salita lo dimostrano le cronache odierne: mentre Blinken atterrava in Israele, i terroristi libanesi hanno sparato una ventina di razzi contro l’area di Tel Aviv. Poi un’altra raffica è stata indirizzata contro Haifa, con allarmi antimissile in tutto il nord. E nelle stesse ore un portavoce di Hezbollah ha minacciato: «Non passerà molto tempo prima che avremo prigionieri israeliani». Con 101 ostaggi israeliani ancora nelle mani di Hamas, il pericolo di nuovi rapimenti è preso molto seriamente da Tsahal, che continua a colpire in Libano le postazioni di Hezbollah. Oltre a martellare le infrastrutture militari, l’esercito sta attaccando anche banche e centri finanziari legati al gruppo terroristico. «Un modo per soffocare economicamente Hezbollah», sottolinea l’Economist, secondo cui il «vasto impero finanziario» del movimento sostenuto dall’Iran si sta dimostrando «molto vulnerabile». Un suo crollo, spiega la rivista, potrebbe trascinare ancora più a fondo l’intero Libano, già in gravi difficoltà economiche.