DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 29 ottobre 2024

Il Parlamento israeliano ha approvato a larga maggioranza una legge che mette al bando l’Unrwa, accusando l’agenzia Onu di fiancheggiamento al terrorismo. L’Unrwa non potrà più operare in Israele, né avere contatti con enti israeliani. Senza un collegamento diretto con Israele «sarà quasi impossibile per l’Unrwa lavorare nei Territori, poiché Gerusalemme non rilascerebbe più permessi di ingresso né consentirebbe il coordinamento con l’esercito», riferisce tra gli altri La Stampa. L’iniziativa, riporta Repubblica, è stata presa «sfidando la comunità internazionale, in larga parte contraria».

Fu Hezbollah a coordinare gli attentati in Argentina contro l’ambasciata israeliana (1992) e il centro Amia (1994). L’accusa arriva dalla ministra argentina per la Sicurezza, Patricia Bullrich, che ha indicato nel terrorista Hussein Karaki il responsabile delle stragi. L’uomo sarebbe nascosto in Libano e contro di lui è stata inviata una richiesta d’arresto internazionale via Interpol. Per il Corriere della Sera si tratta di «un segnale forte da parte del presidente Javier Milei, il cui appoggio a Israele è conclamato e altrettanto evidente il contrasto diplomatico con il Venezuela, considerato la sponda di trame radicali».

«Se Israele non distrugge il programma atomico iraniano, dovranno farlo gli americani, perché gli ayatollah si aggrappano al nucleare per restare al potere e Israele non può permettersi che riescano a sviluppare la bomba», dichiara lo storico israeliano Benny Morris al Foglio. Morris dice di non fidarsi di Donald Trump, perché «gli interessa solo se stesso e forse un po’ l’America, ma non Israele o l’Occidente», mentre Kamala Harris «temo che sarà ostaggio dell’ala woke» dei dem.

«Piaccia o non piaccia, questa è una guerra, peraltro non iniziata e non voluta da Israele. E le regole di ingaggio sono quelle di tutte le guerre. Perché una parte ha il diritto di attaccare e l’altra no?». La domanda se la pone il demografo Sergio Della Pergola, in una intervista con Avvenire che si apre con un riferimento alla sua “Lettera a un amico libanese” pubblicata su Moked. Lo studioso si scaglia contro «alcuni utili idioti ebrei, forse nell’intimo sinceramente attaccati alla comunità, ma poco consapevoli di quanto siano deleterie le loro considerazioni pubbliche per lo Stato di Israele».

Parlando con Libero, Fiamma Nirenstein definisce Israele «l’argine dell’Occidente alle dittature e all’integralismo islamico» e denuncia una crescente “israelofobia”. Da qui «l’impazzimento dell’Occidente, che crede in una sharia arcobaleno, inclusiva, indifferente alle donne stuprate e uccise il 7 ottobre, a quelle afghane, curde, iraniane, e dove i gruppi Lgbtq+, Black Lives Matter, le organizzazioni femministe intersezionali tifano per Hamas». Libero poi chiede: «Perché giornalisti, intellettuali, registi, musicisti ebrei non fanno che prendere le distanze da Israele?». Secondo Nirenstein «rinnegare Israele è ciò che consente di essere invitati a cena».

L’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Yaron Sideman celebra su Avvenire l’importanza della dichiarazione Nostra Aetate, di cui nel 2025 cadranno i 60 anni dalla promulgazione. Secondo l’ambasciatore, «Nostra Aetate ha segnato una svolta storica, trasformando quasi 2000 anni di dialogo cristiano-ebraico, che era stato radicato nel disprezzo, in una relazione basata sull’accettazione e sul rispetto reciproci».