DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 4 novembre 2024
Alcune persone vicine al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sono state arrestate con l’accusa di aver fatto circolare via stampa alcuni segreti militari, con l’obiettivo di favorirlo. Tra loro Eliezer Feldstein, stretto collaboratore del premier. Rischiano fino a quindici anni di carcere «e devono spiegare molte cose: il documento, sottratto nell’ufficio di Bibi, è stato trovato anche sul pc di Yahya Sinwar, il capo di Hamas ucciso a Gaza», riporta il Corriere della Sera, che parla di vero e proprio caso Bibileaks. Per Repubblica, gli arresti di queste ore rischiano di «fargli traballare i muri di casa più di quanto ci fosse riuscito il drone di Hezbollah».
Ultime ore di campagna elettorale per le presidenziali Usa, con la caccia ai voti degli indecisi negli Stati in bilico da parte di entrambi gli schieramenti. L’attenzione, si legge su Repubblica, è rivolta in particolare ad arabi ed ebrei. Tutto o quasi potrebbe decidersi in Pennsylvania. Qui, scrive Maurizio Molinari, la Repubblican Jewish Coalition «ha inviato 500 volontari per un’operazione porta a porta senza precedenti, sfidando i democratici di J Street sul fronte opposto». Secondo Molinari, la candidata dem Kamala Harris ha fatto un errore a non nominare vicepresidente «il popolare governatore Joshua Shapiro», cedendo di fatto «alle pressioni della base liberal pro-Gaza».
Il Corriere della Sera intervista Luciano Portolano, capo di Stato maggiore della Difesa. Una domanda è sulla missione Unifil nel sud del Libano. A detta del generale, «il quadro giuridico-legale sulle regole d’ingaggio non è mai stato adeguato alle reali esigenze sul terreno, oggi più che mai».
Il Foglio traduce un’intervista al filosofo francese Alain Finkielkfraut della rivista Causeur. Il tema è il 7 ottobre. Secondo Finkielkfraut, l’effetto paradossale «è stato quello di chiudere la parentesi post hitleriana della Storia e di rilanciare l’antisemitismo in tutto il mondo». Sulle stesse pagine, Pierluigi Battista osserva: «Il 7 ottobre è stata la miccia che ha fatto tracimare tutti i miasmi che le democrazie liberali covavano in seno».
Un episodio di antisemitismo si è verificato all’esterno della Vegan City di Testaccio a Roma, dove un espositore israeliano è stato insultato da un venditore abusivo con parole di odio contro lo Stato ebraico ed esaltazione del nazismo. Come riferisce tra gli altri il Messaggero, «sono in corso indagini da parte degli agenti del Commissariato Celio». Per Libero, «il vegano antisemita dice brutalmente ciò che i pro-Pal pensano».