DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 5 novembre 2024
«L’America in bilico», «Harris-Trump, l’America decide», «Il mondo appeso all’America» titolano Corriere, Repubblica e Stampa per descrivere il giorno delle elezioni negli Stati Uniti. Tradizionalmente il voto ebraico americano è democratico, ricorda il Giornale, ma in questa tornata elettorale il sostegno potrebbe ridursi. Repubblica presenta un quadro di come si posizionano alcuni paesi del mondo in queste elezioni e ricorda come in Israele, secondo i sondaggi, l’opinione pubblica preferirebbe, a larga maggioranza, vedere Donald Trump alla Casa Bianca piuttosto che Kamala Harris. Secondo Nathalie Tocci (La Stampa) «c’è una regione in cui non si prospettano grandi stravolgimenti chiunque vinca, se non in peggio: il Medio Oriente».
In Libano le forze di sicurezza israeliane hanno catturato il comandante della Marina Imad Fadel Amhaz, considerato un pezzo importante di Hezbollah e ora sotto interrogatorio. Il Corriere racconta come l’operazione abbia generato diverse teorie: Hezbollah nega legami con Amhaz, alcuni media arabi lo indicano come una spia a favore d’Israele, altre ricostruzioni sostengono che a prenderlo in custodia siano state le forze Unifil. Intanto, aggiunge il Corriere, un’altra operazione israeliana, questa volta in Siria, ha portato alla cattura di una spia iraniana.
A Teheran il regime promette vendetta per l’ultimo attacco israeliano (Sole 24 Ore). Nel mentre infierisce sulla comunità ebraica locale, raccontano Avvenire e Libero. La decisione di giustiziare un giovane ebreo iraniano, accusato di omicidio in un processo controverso, sarebbe un segnale di vendetta nei confronti dello stato ebraico, scrive Libero.
Nel tentativo di garantire la liberazione degli ostaggi tenuti ancora prigionieri da Hamas, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è pronto a offrire ai loro rapitori «diversi milioni di dollari» per la liberazione di ogni ostaggio. Lo riferisce Channel 12, scrive La Stampa. Secondo l’emittente israeliana il premier sarebbe pronto a garantire un «passaggio sicuro» fuori da Gaza per i rapitori e le loro famiglie che rilasciano gli ostaggi. Netanyahu, sottolinea il Foglio, deve anche fare i conti con il caso della «divulgazione di alcune informazioni che sarebbero dovute rimanere segrete e che sarebbero state diffuse in maniera distorta» per aiutarlo. La vicenda, sostiene il Foglio, apre una nuova ferita nel rapporto di fiducia tra «istituzioni, media e cittadini».
Ieri Israele ha comunicato ufficialmente all’Onu la volontà di interrompere gli accordi con l’Unrwa, l’agenzia che si occupa dei rifugiati palestinesi. Non sarà una tragedia, sostiene il ministro degli Esteri Israel Katz: solo il 13 per cento degli aiuti, ha dichiarato il ministro, passa attraverso l’Unrwa e potrà essere sostituita. Ma Oim e Unicef, riporta Repubblica, «hanno già dichiarato che non riuscirebbero affatto a coprire il vuoto. È una corsa contro il tempo: per il Consiglio di sicurezza dell’Onu spetta agli Stati membri convincere Israele a non applicare la legge» approvata di recente, che mette al bando l’Unrwa.
La direzione del quotidiano progressista israeliano Haaretz ha pubblicato un editoriale in cui critica l’editore del giornale, Amos Schocken, che aveva definito i palestinesi “combattenti per la libertà” senza distinguo (Repubblica).
L’Ilga, l’associazione internazionale che riunisce più di 400 gruppi lgbt in tutto il mondo, ha annunciato la sospensione dell’israeliana Aguda. Quest’ultima, ricorda il Foglio, «difende i palestinesi che scappano dalla sharia, ma che agli occhi dei custodi dell’arcobaleno ha la colpa di essere pur sempre “sionista”».
Un gruppo di studenti universitari a Roma (Corriere) e a Firenze (Nazione) ha chiesto ai propri atenei di interrompere ogni collaborazione con Israele, accusando il paese di «genocidio». Il console onorario d’Israele Marco Carrai (Nazione) replica: «Le voci pro Palestina usano la parola genocidio per cancellare Israele».