LA PROPOSTA – Cittadinanza agli ostaggi subito

Un canale televisivo israeliano, l’emittente N12, ha dato notizia che la Russia sta direttamente gestendo con i terroristi palestinesi a Gaza (una non ben definita organizzazione delle diverse terroristiche in loco) per la liberazione dei rimanenti due o tre ostaggi di cittadinanza russo-israeliana. Apparentemente un po’ di pressioni internazionali funzionano.
Mi rivolgo quindi al governo italiano affinché compia un gesto di coraggio: la concessione della cittadinanza italiana ai 101 ostaggi ancora in mano ai terroristi palestinesi. In questi 400 giorni ed oltre di conflitto, le uniche pressioni fatte sono state quelle su Israele; una possibile operazione relativamente rapida a Gaza è stata limitata, circoscritta, cronicizzata;
Il richiamo ai 1.200 ammazzati in un giorno ed ai rapiti, è ormai diventato “una prassi” («Va detto? beh, diciamolo!») in coda ad ogni quotidiana, indefessa, instancabile, perenne, pressione su Israele a «Non fare» qualcosa:
«Non entrate a Gaza con truppe di terra», altrimenti scoprirete decine di chilometri di tunnel di Hamas, e li fate saltare!
«Non occupate il valico di Rafah», altrimenti scoprirete anche lì i tunnel per il contrabbando verso l’Egitto – e li farete saltare!
E magari scoprirete anche Sinwar, e lo eliminerete!
«Non colpite l’Iran nelle sue risorse economiche/petrolifere o nucleari» in modo che il regime non crolli e continui ad avvelenare il Medio Oriente come fa da oltre 40 anni.
«Blocchiamo subito l’invio di armi ad Israele», eppure gli invii di armi ai palestinesi non sono di nostra competenza.
«Non entrate in Libano del sud», altrimenti anche lì scoprirete chilometri di tunnel e di depositi di Hezbollah, opportunamente scavati e situati in prossimità o addirittura sotto le postazioni Unifil.
«Le truppe Unifil non si devono spostare, non prendono ordini da Israele» perché se si spostano, fanno scoprire i tunnel sotto le loro basi, e non fanno più da scudo umano a Hezbollah.
Questa cronicizzazione deriva da una totale inazione da parte di sostanzialmente tutti i governi UE nei confronti dei palestinesi; per non menzionare la totale, assoluta, incredibile, mancanza di ogni e qualsivoglia azione su Hezbollah nel Libano del Sud.
La loro vittimizzazione non ha fatto altro che galvanizzare i palestinesi, ed i loro accoliti Hezbollah, ed infondere in loro la convinzione di poter ottenere di più.
La cronicizzazione ha ulteriormente (ammesso sia possibile) imbarbarito i palestinesi: ora, all’avvicinarsi dei militari israeliani, gli ostaggi vengono sommariamente giustiziati; sullo stile “liquidazione del campo” all’avvicinarsi delle truppe alleate durante la Seconda guerra mondiale.
La «diplomazia è l’unica via». Mi domando quanti di questo governo conoscano veramente il Medio Oriente e quanti credano veramente in questo vuoto slogan.
Cosa ha dato la diplomazia in Siria, oltre a 500.000 morti e nove milioni di sfollati?
Cosa ha dato la diplomazia in Iran, oltre ai droni spediti in Russia – e dalla Russia contro l’Ucraina – e alle armi spedite in Egitto e contrabbandate poi ai palestinesi? Forse è il caso di cambiare strategia? La pressione è l’unica via!
Ora, in oltre 400 giorni, i governi di 500 milioni di persone hanno continuato a fare pressione su Israele; Israele ha sempre detto e ripetuto – disco rotto per distratti ascoltatori – che fino a quando tutti gli ostaggi, vivi e morti, non saranno rilasciati o recuperati, Gaza continuerà ad essere martellata.
Se veramente ai governi di 500 milioni di persone, italiano incluso, stanno così a cuore le vite, i destini, le sofferenze e la morte dei palestinesi di Gaza (non cito nemmeno vite, destini e sofferenze degli israeliani; le manifestazioni propal e le invocazioni sguaiate «ydbach al yahud», sgozza l’ebreo, gridate a Milano, Bologna, Roma, etc., parlano da sole), bene, allora è arrivato il momento di fare pressioni sui palestinesi per il rilascio degli ostaggi rapiti il 7 ottobre 2023; sia i vivi che i morti.
Perlomeno il sottoscritto non riesce ad ipotizzare molte altre soluzioni – se non una pressione sullo stile di quella russa – ovvero la concessione della cittadinanza ai rimanenti ostaggi e la pressione per la loro liberazione. In fondo ha funzionato con Patrick Zaki per cui si era mosso il Parlamento italiano, votando una mozione per concedergli il passaporto italiani. Ritengo che anche più di lui i rapiti israeliani nelle mani di terroristi palestinesi meritino un’iniziativa simile.

Paolo Pozzi