DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 19 novembre 2024

L’inviato speciale americano, Amos Hochstein è atteso oggi in Libano per chiudere un’intesa tra Israele e Hezbollah per una possibile tregua, scrive il Sole 24 Ore. La Stampa parla di aperture da parte del gruppo terroristico libanese, ma ricorda i missili sparati ieri contro il nord e il centro d’Israele. Attacchi a cui Tsahal ha replicato duramente, centrando bersagli in tutto il Libano.

Su Gaza invece le trattative sono ferme. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, riporta La Stampa, ha ribadito alla Knesset che non accetterà la richiesta di Hamas di far ritirare l’esercito dalla Striscia per permettere al gruppo di continuare a governare. «Non sono disposto a farlo in alcun modo», ha dichiarato Netanyahu. Inoltre, nel corso di un colloquio confidenziale, il premier ha stimato che la metà degli ostaggi a Gaza è ancora in vita, gli altri cinquanta sarebbero morti.

I ministri degli Esteri europei hanno rigettato ieri la proposta dell’Alto rappresentante agli Esteri dell’Ue Josep Borrell di sospendere il dialogo politico con Israele (Domani). «Sappiamo che accadono eventi tragici a Gaza, un numero enorme di vittime civili, ma non ci dimentichiamo chi ha iniziato l’attuale ciclo di violenza», ha commentato il ministro degli Esteri polacco Radoslaw Sikorski a margine del Consiglio europeo a Parigi.

Continua il dibattito sui quotidiani sull’uso della parola genocidio da parte del papa in riferimento alla guerra a Gaza. Per il presidente dell’European Jewish Congress, Ariel Muzicant, è «un insulto» ed è inaccettabile. A Gaza, afferma il presidente dell’Ejc a La Stampa, «ci sono delle vittime. Ma la causa di queste morti è riconducibile al fatto che Hamas e Hezbollah si nascondono dietro ai civili». Riferendosi al governo israeliano, Muzicant auspica la rimozione dai loro incarichi dei ministri di estrema destra Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir, definendoli due «irresponsabili». Il Corriere ricorda la reazione Così dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia: «Le parole del papa, a proposito della necessità di verificare se a Gaza è in atto un genocidio, sono apparentemente prudenti ma rischiano di essere molto pericolose. Questa parola è diventata lo slogan di tutte le manifestazioni anti israeliane che sfociano spesso nell’antisionismo e nell’antisemitismo».

Sulla questione papa-genocidio La Stampa intervista anche il demografo Sergio Della Pergola, che parla di un dibattito caratterizzato da «omissioni gravissime e una visione unilaterale che dimentica come Hamas e Hezbollah non siano banali partiti bensì forze religiose determinate a instaurare il califfato e non la Palestina». Per Della Pergola siamo in una fase di «grave regresso» nei rapporti tra mondo ebraico e Chiesa cattolica. Il quotidiano torinese e il Sole 24 Ore citano l’articolo di Pagine Ebraiche in cui si sottolinea come l’ultimo scontro tra Israele e Vaticano sia «particolarmente grave, anche per i possibili effetti sulla causa promossa dal Sudafrica per delegittimare Gerusalemme nelle sedi internazionali». Sempre su la Stampa il semiologo Ugo Volli scrive che l’accusa di genocidio a Israele ha basi «nel pregiudizio cristiano».
Sul Giornale Vittorio Feltri ricorda come la violenza genocida sia quella mostrata da Hamas e non da Israele, che si difende dai terroristi. «Ciò che ha fatto Hamas il 7 ottobre è orribile. Ma la risposta è stata senza dubbio sproporzionata», è la tesi di Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, che sul Corriere difende il pontefice.

«Da Israele forse genocida ai silenzi sulle persecuzioni di Ortega e Maduro. La favola del papa super partes che manda ko la diplomazia vaticana», titola il Foglio, criticando le ipocrisie del Vaticano.

L’albergatore che ha rifiutato la prenotazione di due turisti perché israeliani è stato costretto a scusarsi pubblicamente. «È positivo che l’indignazione generale lo abbia spinto a fare marcia indietro ma è anche vero che non ho ricevuto messaggi personali», commenta al Corriere del Veneto Eden, vittima dell’episodio. «Non credo sia sincero e non cambia il danno che abbiamo subìto. Per me queste scuse non hanno valore».

Nel libro Storia internazionale della Resistenza italiana (Laterza), a cura di Chiara Colombini e Carlo Greppi, la storica Liliana Picciotto ricostruisce le vite di 14 ebrei stranieri che nel cuneese parteciparono alla Resistenza. Ne parla Repubblica. Avvenire si sofferma sul contributo dei militari alla Resistenza a partire dal volume Il nemico numero uno (Viella) a cura di Yael Calò, Lia Toaff e Luciano Zani. Si cita ad esempio la storia del sottotenente dell’esercito Fernando Segre, perseguitato perché ebreo e impegnato a Roma nella lotta contro il nazifascismo.

Per l’allenatore della nazionale di calcio d’Israele Ran Ben Shimon la recente vittoria contro il Belgio è stata «eccezionale». Per il Foglio «di eccezionale in questo caso c’è anche che a segnare il gol è un ebreo israeliano, Yarden Shua, su passaggio di Dia Saba, un musulmano israeliano». «Troppa grazia per la squadra dell’apartheid», commenta il quotidiano, replicando a una delle accuse formulate contro Israele dai suoi detrattori.