IL CONVEGNO – Da Verona a Torino, alle origini del giornalismo ebraico

Marco Navarra, ebreo veronese trasferitosi a fine Settecento a Torino, è un «illustre sconosciuto», spiega lo storico Asher Salah. Eppure, prosegue il docente dell’Accademia Bezalel di Gerusalemme, ha avuto un ruolo da pioniere nella storia dell’ebraismo italiano. Il suo Almanacco Orientale rappresenta una prima forma di giornalismo ebraico in Italia. «Contrariamente all’idea comune, gli almanacchi spesso non erano solo calendari in cui erano indicate le feste. La pubblicazione redatta in italiano da Navarra tra il 1760 e il 1776 conteneva anche notizie politiche, commenti diplomatici e saggi culturali. Si rivolgeva a un pubblico ampio e misto, sia ebraico sia cristiano », sottolinea Salah.
Non era vero e proprio giornalismo ebraico, la cui origine risale all’Ottocento, ma l’Almanacco Orientale può essere considerato un suo precursore.
Lo storico israeliano parlerà dell’opera di Navarra nell’ambito del convegno “Torino 1424-2024 – Seicento anni di presenza ebraica” (23-24 novembre) organizzato dalla Comunità ebraica del capoluogo piemontese. Una vicenda piccola all’interno dei 600 anni di storia degli ebrei torinesi, ma che offre alcuni spunti sul contesto sociale e culturale in cui vivevano. Ad esempio il rapporto con il potere sabaudo. Navarra pubblicò i suoi almanacchi presso la Stamperia reale, «il che suggerisce un sostegno istituzionale al suo lavoro». Un sostegno, afferma Salah, che si inserisce in un ampio tentativo dei Savoia «di riformare la propria politica più bigotta, aprendosi alle sollecitazioni intellettuali dell’Illuminismo francese». È un Regno di Sardegna che cerca di modernizzarsi, che vuole adottare i principi di libero scambio sviluppati dalle filosofie economiche francesi e in cui Navarra trova un terreno fertile per il suo lavoro. È un primo segnale di apertura al mondo ebraico, ma l’Emancipazione poi sancita dai Savoia nel 1848 è ancora molto lontana. «Non è un caso che Navarra non sia un torinese, ma venga da fuori.
All’epoca la comunità ebraica locale non aveva ancora le competenze per portare avanti una simile iniziativa culturale. Era ancora molto emarginata dalla vita sociale e poteva occupare solo alcuni ruoli professionali, per lo più di piccolo commercio». Navarra invece era un forestiero. «Faceva parte di una famiglia influente di intellettuali e rabbini veneti e arrivò a Torino probabilmente grazie alla collaborazione con un altro veronese, Lazzaro Basevi, il primo editore di stampa ebraica in Piemonte. È possibile che loro fossero gli unici, proprio perché ebrei provenienti da fuori dal regno sabaudo, ad avere opportunità e mezzi per realizzare i loro progetti editoriali».
L’Almanacco Orientale usciva annualmente, con numeri di circa 200-250 pagine. Conteneva informazioni generali e notizie internazionali, incluse discussioni sul colonialismo e il commercio degli schiavi, ma non trattava temi locali piemontesi probabilmente per evitare la censura. Il perché si chiamasse Orientale si può capire «indirettamente da un altro scritto di Navarra. Un epistolario fittizio in cui lui si presentava, in quanto ebreo, come un intermediario fra il mondo orientale, il Levante, e l’Europa. Per lui gli ebrei rappresentavano un ponte tra le due sponde del Mediterraneo».

(Nell’immagine: un’edizione del 1777 de L’Almanacco Orientale)