DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 28 novembre 2024
La tregua in Libano resta su molte prime pagine ed è oggetto di varie riflessioni. «Per Israele era importante avere libertà di azione in caso di violazioni da parte di Hezbollah», dice l’ex speaker del Parlamento israeliano Yuli Edelstein al Foglio. «Se anziché intervenire al primo segnale di violazione, l’esercito lascerà trascorrere uno o due anni, allora avremo lo stesso Hezbollah che abbiamo conosciuto», aggiunge. Per il politologo Vali Nasr, interpellato dal Corriere, «se distruggi un nemico, devi avere un’idea di ordine pacifico». A suo dire Israele sarebbe carente al riguardo. In particolare nel far emergere «un Libano veramente democratico». Secondo Nasr, senza un cambio di strategia, «ci saranno sempre degli sciiti arrabbiati». Il Corriere si sofferma sul ruolo di Amos J. Hochstein, l’inviato della Casa Bianca: «Nato a Gerusalemme e figlio d’americani, “ebreo ortodosso moderno”, tre anni di militare nell’Idf, quattro figli da una ricercatrice universitaria della Georgetown, una bellissima casa a Washington, Hochstein non ha mai avuto doppio passaporto e questo gli ha sempre permesso di muoversi liberamente in Libano». Riflettori puntati anche sul contingente Unifil, che dovrebbe essere rafforzato con nuovi innesti e in questo senso «l’Italia è in pole position per la guida di tutte le iniziative militari internazionali destinate a garantire una tregua stabile» (Repubblica). Parlando con la Stampa, il docente alla facoltà di Legge e Scienze Politiche dell’Università di Teheran Seyed Hamzeh Safavi sostiene che Hezbollah sia ancora in piedi: «A quanto ne so io hanno perso meno del 50% della loro capacità e hanno a disposizione più dell’85% della potenza militare, dei soldati e della capacità di combattimento per il futuro». Così Fiamma Nirenstein (Il Giornale): «Netanyahu sa che il Medioriente prepara una sorpresa al giorno; ma l’Iran adesso è molto più debole del 6 ottobre».
Sui mandati d’arresto dell’Aia contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex ministro Yoav Gallant, Libero ha ascoltato il pensiero del colonnello avvocato in pensione dell’esercito Pnina Sharvit Baruch. «Israele sta combattendo una guerra molto giusta, e sta facendo del suo meglio in una realtà dove è molto difficile combattere in conformità con la legge», dichiara Baruch. Però il governo «invece di spiegare i fatti e la complessità, riconoscendo che alcune critiche sono legittime e da esaminare, per ragioni politiche interne risponde quasi in automatico col dare dell’antisemita». Non è «il modo migliore per fare gli interessi di Israele».
«Chissà quanti dei giovani italiani che nei giorni scorsi hanno manifestato da Bologna a Torino alzando la bandiera palestinese e insieme imprecando contro il proprio governo conoscono l’origine, e quindi il significato, dell’impronta delle mani insanguinate con cui hanno imbrattato l’effigie dei ministri del suddetto governo» si chiede Ernesto Galli della Loggia in un editoriale sulla prima pagina del Corriere della Sera. «Se essi sanno, cioè, che le mani insanguinate evocano quelle di un giovane palestinese che alcuni anni fa si affacciò dalla finestra di un edificio all’interno del quale erano stati appena linciati due soldati israeliani».
È morto Shalom Nagar, l’uomo che eseguì la condanna a morte di Adolf Eichmann. «Venne estratto a sorte: nessuno volle farlo volontariamente», sottolinea Repubblica. Nagar «rivelò poi che Eichmann avesse rifiutato la benda per gli occhi e chiesto solo un bicchiere di vino, come ultimo pasto».
La sindaca di Amsterdam Femke Halsema ha vietato l’accesso allo stadio dell’Ajax ai tifosi della Lazio. Nel merito, alcuni giornali segnalano la lettera scritta dal suo omologo romano Roberto Gualtieri, in cui si legge che «la stragrande maggioranza dei tifosi laziali non ha alcun legame con posizioni antisemite, razziste e violente».