DIALOGO – Israele e la Chiesa, al via le giornate di Camaldoli

Identità «nascoste, ritrovate, marginali, intermedie, problematiche». Sono quelle di cui tratterà la 44esima edizione dei Colloqui Ebraico-Cristiani al via stasera a Camaldoli, con al centro le relazioni tra Israele e la Chiesa nelle «diverse identità» dei due mondi. Un tema scelto anche alla luce dell’imminente anniversario dei 60 anni dalla dichiarazione Nostra Aetate, per ribadire che il disprezzo, l’inimicizia, l’ostilità e l’odio «non hanno alcuna legittimità».
È un momento non semplice per chi crede nel dialogo, riconosce Marco Cassuto Morselli, il presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane in Italia. A fronte di tante incomprensioni innescate anche dalla guerra in Medio Oriente, la strada maestra «resta però l’incontro» e l’appuntamento annuale di Camaldoli «ha molto da offrire» in questo senso. Anche perché, sottolinea Cassuto Morselli, molti partecipanti cristiani «che non hanno mai visto un ebreo in carne e ossa» hanno finalmente l’occasione di confrontarsi per la prima volta con questo mondo, il suo retaggio, le sue tradizioni. Condividendo ad esempio «le ritualità dello Shabbat».
Sono incontri che generano consapevolezza. Quest’anno, tra le varie declinazioni del programma, si parlerà del dialogo come via per la pace, di ebraismi in molteplici accezioni, di identità nascoste e di ritorni, di segni e simboli caratterizzanti. Ma anche della comunità ebraico-gesuana di Gerusalemme, sgombrando il campo da alcuni equivoci. «Finché i cristiani non capiranno che la loro radice è Israele non potranno mai davvero fondare la propria identità e il proprio futuro», riflette con Pagine Ebraiche la biblista Ester Abbattista. «Il fatto che Gesù fosse e visse da ebreo è oggi più compreso di un tempo, ma ancora manca una presa di coscienza di cosa questo implichi nel nostro legame di cristiani con il popolo di Israele». Senza, il rischio è «l’ideologicizzazione di una figura non corrispondente alle Scritture». Abbattista parlerà a Camaldoli della figura di Maria. Ricorderà ciò che è a molti evidente, ma forse non abbastanza. E cioè che «fu una madre d’Israele, una madre ebrea che ha cresciuto il proprio figlio secondo quella tradizione». Se Gesù visse da ebreo, d’altronde, «è perché Maria era ebrea».
Ilenya Goss è pastora della chiesa valdese di Mantova e Felonica. A Camaldoli terrà una lectio biblica a due voci insieme ad Alexander Meloni, il rabbino capo di Trieste. Insieme faranno esegesi e rifletteranno attorno al salmo 126, «comune alla liturgia sia ebraica che cristiana, ma che ha fatto un lungo viaggio anche nel mondo dell’arte: penso ad esempio all’interpretazione data in campo musicale da Johann Sebastian Bach». Il rapporto tra ebraismo e cristianesimo «è speciale», conferma la pastora. E lo si vede «anche attraverso questo salmo che parla di liberazione, sorriso, attesa di un futuro diverso; il messaggio è che abbiamo non solo una radice comune, ma anche un orizzonte comune». Goss è in viaggio verso Camaldoli «con forte passione, ulteriormente accresciuta dai tempi complessi che viviamo: non si può far finta che dal 7 ottobre ci siano delle difficoltà in più nel praticare pubblicamente il dialogo in un certo modo. Servono dei momenti così».

a.s.