DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 9 dicembre 2024

Israele ha occupato la “zona cuscinetto” nella regione del Golan. «Si tratta di una posizione difensiva temporanea fino a quando non si troverà un accordo adeguato», ha affermato il primo ministro Benjamin Netanyahu, rivendicando un ruolo di primo piano nel crollo del regime di Bashar al-Assad. Merito, ha spiegato il premier di Gerusalemme, «dei colpi inferti all’Iran e a Hezbollah». Per Netanyahu, con la fine di Assad è caduto «un anello centrale dell’asse del male dell’Iran». Il primo politico israeliano a recarsi nell’area è stato l’ex capo di stato maggiore ed ex ministro Benny Gantz. «Dobbiamo guardare oltre la Siria», dice Gantz alla Stampa, sostenendo che ci siano ora buone possibilità «che gli attori locali, in tutto il Medio Oriente, si liberino dell’influenza negativa e dal giogo dell’Iran, sia in Libano sia in Siria». In tema, in un editoriale su Repubblica, Maurizio Molinari scrive che «le aperture di alcuni comandanti dell’Esercito libero siriano a Israele per creare “un patto anti-Iran” hanno ricevuto la risposta del premier Netanyahu che parla di “un nuovo giorno per il Medio Oriente”». A Gerusalemme, in ogni caso, «molti temono la presenza lungo i confini sul Golan di gruppi islamici di matrice jihadista, la cui aggressività non è certo minore rispetto a Hamas e Hezbollah». Per Federico Rampini (Corriere della Sera), «l’Iran e Hezbollah hanno subito dei colpi formidabili da Israele, castigati per le loro aggressioni». Secondo Rampini, la caduta di Assad è un segnale di debolezza che investe in particolare due archi di potenze antagoniste all’Occidente: «Quello che gli ayatollah esaltano come l’Asse della Resistenza (Iran, Hezbollah, Hamas, Houthi) e quello che gli esperti geopolitici americani definiscono l’Asse del Caos (Cina, Russia, Iran, Corea del Nord)». Per Claudio Cerasa, il direttore del Foglio, la vicenda siriana è la dimostrazione «che il mondo si destabilizza quando l’Occidente arretra (vale anche in Ucraina) e quando si disinteressa degli scenari di crisi creando un vuoto che qualcuno prima o poi riempirà». Anche Cerasa sottolinea il ruolo di Israele nell’avvicendamento di potere a Damasco. «L’inizio della fine del cerchio di fuoco che ieri ha subito l’ultimo colpo è il 7 di ottobre 2023, quando dilagò l’orrore con cui Hamas si illuse di poter fare a pezzi lo Stato di Israele», racconta Fiamma Nirenstein sul Giornale. Ciò premesso, prosegue Nirenstein, «l’Iran battuto e spaventato non è diverso dalla vecchia entità fanatica e violenta che marciava vittoriosa: Israele deve tener presente come primo fronte quello della bomba atomica». Con i suoi successi militari Israele ha dato forma «a un nuovo Medio Oriente». A sostenerlo in un colloquio con Libero è Uzi Rabi, ricercatore senior del Moshe Dayan Center.

«Assad è caduto perché il suo regime si reggeva solo sul sostegno di Hezbollah e dell’Iran, indeboliti dal confronto con Israele», dichiara il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani al Corriere della Sera. «La stessa Russia, che ha potenti aerei da caccia in Siria, si è dimostrata troppo impegnata sul fronte ucraino», prosegue nella sua analisi il titolare della Farnesina. La situazione dei cittadini italiani in Siria è sotto controllo, ha chiarito ieri il ministero in una nota. Nelle scorse ore si sono comunque vissuti momenti di paura, dopo che alcuni uomini (“ribelli” o malviventi, le due ipotesi in campo) hanno fatto irruzione nella residenza dell’ambasciatore Stefano Ravagnan. Il Corriere della Sera parla tra gli altri di mattinata «ad alta tensione, tenuta sotto controllo dall’esperienza del personale di vigilanza che è riuscito ad allontanare gli intrusi».

Papa Francesco ha sostato venerdì davanti a una natività proveniente da Betlemme: nel presepe allestito in Vaticano il bambin Gesù dorme in un drappo bianco e nero che evoca la kefiah palestinese. Per il Giornale, non si può dire che l’atto del pontefice «abbia destato sorpresa».

Il Correre della Sera pubblica un testo di Edith Bruck tratto da un libro sulle “scuole della pace” nell’orbita della Comunità di Sant’Egidio. «Tutte le guerre ci riguardano da vicino. Ogni bambino che soffre riguarda tutti», scrive la sopravvissuta alla Shoah di origine ungherese. «Il mondo oggi è collegato: non c’è più nulla che possiamo definire come assolutamente» lontano».

La Comunità ebraica di Torino festeggia oggi con un convegno i 200 anni della sua scuola. La Stampa ne racconta la storia in un articolo.