MUSICA – Krieg, gli ebrei di Amsterdam e quella mitzvà in più
Il più grande conoscitore di musica ebraica del sec. XX è stato senza dubbio il compositore, direttore d’orchestra, arrangiatore, pittore, poeta, drammaturgo e traduttore Arno Nadel; nato in una famiglia chassidica nella Vilnius dell’Impero russo il 5 ottobre 1878, la sua raccolta di poesie Der Ton: Die Lehre von Gott und Leben (1920) e i suoi 2.000 testi e cicli poetici ispirati al teatro ebraico polacco e russo sono da citare tra le pietre miliari della letteratura poetica universale.
Fu Nadel a tradurre nel 1921 in tedesco Der Dybuk di Salomon An-Ski; nel 1923 il Rat (Consiglio) della Comunità ebraica di Berlino gli commissionò l’accompagnamento musicale di tutte le tefilloth.
Il risultato fu una immensa enciclopedia manoscritta di sette volumi, autentico compendio di musica sinagogale per cantore, coro e organo; l’enciclopedia riporta come data di chiusura l’8 novembre 1938 ma in realtà trattasi di una interruzione della stesura dato che, durante la notte successiva a quella data, si scatenarono i famigerati pogrom della Kristallnacht.
Arrestato e trasferito a Sachsenhausen, il 12 marzo 1943 fu trasferito a Birkenau dove fu ucciso presumibilmente dopo l’arrivo; prima della deportazione, Nadel lasciò l’intera sua biblioteca al vicino di casa, dopo la Guerra il collezionista Eric Mandell acquisì la collezione e la trasferì negli Stati Uniti.
Tra il 6 e l’11 aprile 1945 il Reich allestì tre convogli ferroviari in partenza da Bergen-Belsen; sull’ultimo dei tre convogli ferroviari (destinazione Theresienstadt) c’era Robert Emanuel Heilbut, musicista ebreo olandese autore di un Muziekboekje scritto tra Westerbork e Bergen-Belsen contenente 40 pezzi elencati nella seconda pagina del quaderno (ne sono pervenuti 31).
Heilbut morì il 19 aprile 1945 presso Finsterwalde o secondo altre fonti quattro giorni dopo l’arrivo del convoglio ferroviario a Tröbitz allorché il treno fu liberato dalle truppe sovietiche; i vagoni erano piombati, con Heilbut c’erano altre 320 persone decedute per cachessia e altre malattie.
Per due settimane quel maledetto treno macinò chilometri su rotaia lungo le linee del fronte; sullo stesso convoglio c’era un altro musicista, il compositore ebreo slesiano Hans Krieg (foto).
Nel 1928 Krieg si trasferì a Breslau dove diresse un coro operaio e il coro della locale comunità ebraica, dopo l’ascesa del nazionalsocialismo riparò ad Amsterdam lavorando come direttore d’orchestra della Joodsche Orkestvereeniging e direttore di coro presso la comunità ebraica liberale; scrisse musica per lavori radiofonici e canzoni per Ernst Busch, lavorò come pianista accompagnatore e organista ma dopo l’occupazione tedesca la sua attività si ridusse drasticamente.
Nel maggio 1943 lo Joodsche Raad (lo Judenrat di Amsterdam) incaricò sia Krieg che il tenore Michel Gobets, il basso-baritono Hermann Schey e il baritono Erhard Wechselmann di tenere una serie di conferenze sul canto ebraico; forzatamente alloggiato nel 1943 dall’autorità tedesca presso una zona residenziale di Amsterdam, nel giugno 1943 Krieg fu trasferito a Westerbork, ivi diresse il coro giovanile e scrisse pezzi corali tra i quali un canto per la festa di Chanukkà del 1943.
Trasferito a Bergen-Belsen nel gennaio 1944, Krieg continuò a scrivere e insegnare musica; a dispetto del divieto da parte dell’autorità tedesca, allestì segretamente recital vocali e incontri per bambini durante i quali erano eseguiti canti popolari olandesi ed ebraici.
Tornato ad Amsterdam nel luglio 1945, Krieg ricostituì il coro maschile ebraico diretto prima della Guerra da Sam Englander (morto a Birkenau); scrisse oltre 30 testi musicologici sulla musica ebraica e, mosso dal desiderio di mettere a sistema il patrimonio musicale liturgico e folcloristico della tradizione ebraica e yiddish, raccolse e pubblicò per conto della propria casa editrice Kadimah innumerevoli melodie ebraiche vocali e corali utilizzando la stampa fotografica, dato che possedeva una calligrafia musicale così cristallina da essere facilmente confondibile con la scrittura stampata.
Il 26 novembre 1961 Krieg si ammalò durante una prova corale; ricoverato presso l’ospedale Weesperplein di Amsterdam, morì poche ore dopo per insufficienza cardiaca.
Una delle ultime canzoni scritte da Hans Krieg a Westerbork recita: «Dove sono i venditori di frutta e fiori? dov’è il venditore di stracci che passava sempre da qui? […] dove sono finiti gli ebrei della nostra Amsterdam?»; 80 anni fa il musicista Hans Krieg stava già lanciando da Westerbork un disperato appello a guardare a quanto accade ad Amsterdam, questa sorta di Venezia in versione nordeuropea nonché metropoli anseatica tra le più intrise di ebraismo della storia d’Europa.
Quando Amsterdam diventerà ebraicamente un deserto e trasformeranno le ultime sinagoghe in musei a pagamento facendoci diventare Etruschi, ci accorgeremo che la catastrofe non è mai terminata e Hans Krieg ci aveva anzitempo avvisati; oggi, musiche e testi messi su pentagramma nei luoghi più improbabili come i Lager fungono da scialuppe di salvataggio di un’Europa colabrodo.
Nadel e Krieg (ce ne sono altri) si sono premurati di fissare su carta lo scibile musicale e poetico del popolo ebraico con infinita meticolosità e attenzione al fine di dotare tale patrimonio di compiuti profili musicali e letterari; l’uno lo fece all’inizio della sciagura, l’altro a sciagura ormai consumata.
Come moderni Savorei (estensori del Talmud) o monaci benedettini, alle porte della Kristallnacht o all’indomani della caduta del Reich è toccato ai musicisti prendere in mano la staffetta della civiltà che altri han lasciato cadere; codificare, enciclopedizzare la Memoria musicale del popolo ebraico significa costruire i caveaux dei tesori spirituali per le prossime generazioni.
Il google della Musica e della Memoria è parimenti l’uomo e la sua incredibile capacità di solidificare visioni, lanciare nello spazio-tempo dell’immaginario sonde di materia musicale nella speranza che siano captate e decifrate da altri esseri viventi; al calar della notte dell’Umanità e passata la buriana abbiamo steso intere enciclopedie di musica ebraica, lo abbiamo fatto per ricordare a noi stessi chi siamo e rammentare agli altri popoli ciò che per loro dovremmo essere.
Valga per tutti quanto ci rammenta il filosofo ebreo tedesco naturalizzato israeliano Emil Ludwig Fackenheim con la sua ‘614esima mitzvà’: «Non concediamo a Hitler una vittoria postuma».
Francesco Lotoro