DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 31 dicembre 2024
«Due bambini piccoli “marchiati” con un oggetto rovente sulle gambe. Altri bambini obbligati a guardare i video delle atrocità commesse dai terroristi il 7 ottobre 2023. Due adolescenti costretti a compiere atti sessuali l’uno sull’altro. E per tutti il buio, l’isolamento, la privazione del cibo, dell’acqua, del sonno». Sono alcuni dettagli emersi dal “rapporto speciale” sugli ostaggi diffuso dal ministero della Sanità d’Israele. Ne scrive tra gli altri il Corriere della Sera, segnalando che si tratta di «poche pagine che bastano e avanzano per descrivere il torto irreparabile subito da chi è finito nei tunnel di Gaza in mano ai sanguinari di Hamas».
Ernesto Galli della Loggia, in un editoriale sulla prima pagina del Corriere, parla di “tradizione, guerra e forza di Israele”. Secondo lo storico, «alla nostra modernità, fondata sulla negazione di una rivelazione originaria, e quindi del sacro, Israele e l’ebraismo contrappongono una diversa modernità: che mostra viceversa una sostanziale continuità con la dimensione religiosa e che forse non a caso, lungi dal conoscere la disperazione, si ostina a tenere accesa la fiaccola della speranza».
Sul Giornale, Fiamma Nirenstein fa un suo bilancio del 2024 israeliano: «Il 2024 è stato l’anno in cui Israele ha messo nel rifugio di casa acqua e biscotti per prepararsi alla grandine di missili iraniani; e invece li ha fatti a pezzi sulla strada verso Gerusalemme. L’anno, in cui se Israele non avesse avuto la grinta di tenere duro a Gaza sull’ingresso a Rafah e sullo Tzir Filadelfi e lungo la strada di Netzarim, oggi il fratello di Sinwar starebbe preparando il secondo 7 ottobre».
Visto da Israele il 2025 si apre con due minacce, scrive Maurizio Molinari (Repubblica) da Gerusalemme: «Il programma nucleare dell’Iran mai così vulnerabile e le ambizioni della Turchia di Erdogan che ruotano attorno alla Siria del dopo-Assad». Considerazioni innescate nel giornalista da alcuni incontri «con consiglieri sulla sicurezza del premier Netanyahu e del ministro della Difesa Katz, secondo i quali l’insediamento di Trump negli Usa offre l’opportunità per affrontare entrambi i pericoli».
«Gli aiuti a Gaza ci sono ma li ruba Hamas», accusa Libero. Il quotidiano ospita una testimonianza di Dalia Gubbay, assessore alle Scuole della Comunità ebraica di Milano, accompagnata da alcune foto dal check point di Kerem Shalom: «Davanti ai nostri occhi, nell’arco di pochi minuti, sono passate decine di camion, direi almeno una trentina, provenienti dall`Egitto e diretti a Gaza. Alcuni dei mezzi erano dell’Unrwa, ma ce n’erano di diversi Paesi, tra cui l’Arabia Saudita».
Il Foglio racconta di un’app di ncc made in Israel usata in Francia, dove «gli autisti parlano ebraico, conoscono la cultura ebraica e non lavorano durante Shabbat e le altre feste religiose». Il progetto è stato realizzato da un trio di imprenditori franco-israeliani «per rispondere al crescente sentimento di insicurezza della comunità ebraica parigina, ma anche per gli israeliani che vengono in vacanza nella capitale francese e non vogliono correre alcun rischio».
Sempre il Foglio, traduce un articolo di Mordechai Nisan apparso sulla testata Israel Hayom. Il tema è il fanatismo antiebraico che «si fa strada in un occidente accecato dal senso di colpa». Secondo Nisan, «l’Occidente nel suo complesso ha ceduto ai musulmani in molti modi», anche corteggiando «il regime islamico dell’Iran, come al solito».
Come ormai tradizione a Bologna si terrà domani, nel primo giorno del nuovo anno civile, una “marcia per la pace”. Per la prima volta senza la Comunità ebraica. «Abbiamo sempre aderito con grande favore alla manifestazione. quest’anno non parteciperemo per due motivi principali», spiega il suo presidente Daniele De Paz alla redazione locale del Corriere. «Uno è di sicurezza, poiché i temi riguardanti il conflitto israelo-palestinese potrebbero essere accesi, sebbene il pubblico partecipante sia sempre stato moderato e rispettoso; l’altro è legato al contesto, perché la piazza da cui si partirà ha preso una posizione».
«È lui l’uomo dell’anno», titola in prima pagina Libero. Lui è Benito Mussolini, «vivo e vegeto, ma solo nelle librerie», si sostiene, accusando la sinistra di esserne ossessionata. «Il suo nome rimbalza dagli scaffali, la mascella volitiva, il cipiglio austero e lo sguardo severo vanno incontro al lettore e continuano ad attrarlo sotto forma di romanzi, saggi e biografie».
Il marchio sportivo parmense Erreà ha sottoscritto un contratto di fornitura di abbigliamento tecnico e sponsorizzazione con la federazione calcistica israeliana. La sponsorizzazione, riferisce il Tempo, sarebbe però ora a rischio per le minacce ricevute dall’azienda anche su Telegram, Instagram e via mail.