DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 7 gennaio 2025
«Ieri la gente d’Israele ha rivissuto un frammento del 7 ottobre. Terroristi ripresi da una telecamera che scendono da un’auto e sparano a casaccio ai passanti, agli automobilisti, ai passeggeri di un autobus… Un frammento, appunto, di quello che successe esattamente quindici mesi fa». Così il Corriere della Sera descrive l’attentato terroristico palestinese in Cisgiordania in cui sono stati assassinati tre israeliani: un agente fuori servizio e due educatrici. Hamas, sottolinea La Stampa, ha esaltato l’attacco mentre le autorità israeliane hanno promesso di assicurare i due terroristi in fuga alla giustizia.
Israele ha iniziato a ritirare le sue truppe dal sud del Libano, come previsto dall’accordo per il cessate il fuoco iniziato il 27 novembre dopo due mesi di guerra con Hezbollah. Ad annunciarlo è stato l’inviato di Joe Biden, Amos Hochstein, per la prima volta a Beirut dall’inizio della tregua. «L’esercito israeliano ha iniziato a ritirarsi da Naqoura», dove ha sede il quartier generale dei caschi blu dell’Unifil, «per rientrare in Israele», ha detto Hochstein dopo l’incontro con il presidente del parlamento libanese Nabih Berri, alleato di Hezbollah (Libero e Avvenire).
Sul fronte dei negoziati su Gaza, i quotidiani riportano della lista di 34 ostaggi presentata da Hamas. «L’elenco, fanno sapere dall’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu, è lo stesso che Israele aveva già presentato a luglio per il rilascio nella prima fase di un accordo sugli ostaggi», spiega La Stampa. I familiari degli ostaggi, ricorda ancora il quotidiano, «insistono per un accordo complessivo, che liberi tutti gli israeliani da Gaza». Il segretario di stato americano, Antony Blinken, ha chiesto un ultimo sforzo per raggiungere il cessate il fuoco, mentre il presidente eletto Donald Trump ha ribadito il suo ultimatum a Hamas per il 20 gennaio, giorno del suo insediamento.
Per Trump, dichiara l’avvocato americano Alan Dershowitz, «la questione degli ostaggi è importantissima, quindi sono fiducioso che con Giorgia Meloni abbiano avuto un confronto costruttivo in questo senso». Intervistato da La Stampa, Dershowitz fa riferimento al recente incontro tra il presidente eletto Usa e la premier italiana. Secondo Dershowitz i due hanno parlato anche della detenzione in Iran della giornalista Cecilia Sala.
«Sarà l’anno del caos geopolitico (ma meno cruento per i conflitti)» prevede sul Corriere Massimo Gaggi. In Medio Oriente però, sottolinea Gaggi, la tensione è «sempre alle stelle perché l’estrema debolezza dell’Iran che ha perso la sua rete di alleati (Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e la Siria) può spingere il regime di Teheran ferito a gesti estremi (come arrivare a dotarsi dell’atomica), mentre Israele è tentato di infliggere un colpo decisivo al nemico più pericoloso. Ma gli attacchi israeliani a Gaza e in Libano dovrebbero cessare o ridursi di molto, visto che lo Stato ebraico ritiene di avere ormai quasi raggiunto i suoi obiettivi».
«Mi tocca combattere tre guerre allo stesso tempo: quella contro Hamas e gli altri “proxy” dell’Iran, quella contro le voci anti-israeliane che gridano nei media globali e quella contro il governo di Benjamin Netanyahu. Ed è molto faticoso», afferma Fania Oz, figlia maggiore di Amos Oz, intervistata da Avvenire. Secondo Oz, «Israele ha necessità di amici critici non di tifosi. Le critiche, a parole e a fatti, fanno bene».
Sono passati dieci anni dall’attentato terroristico al Charlie Hebdo, il giornale satirico francese preso di mira dai terroristi di Al Qaeda per le sue vignette sull’Islam. Dodici persone furono assassinate da due terroristi il 7 gennaio 2015. Oggi, riporta il Foglio, la rivista esce con un numero speciale che «ruota attorno al tema “Ridere di Dio”, attraverso quaranta caricature selezionate nell’ambito di un concorso internazionale. In copertina, sotto il titolo “Incrévable” – indistruttibile, che non può morire – un lettore seduto su un fucile d’assalto legge, sorridente, questo numero storico».
Ieri pomeriggio in via Evandro, a 50 metri dalla ex sede del Msi di Acca Larentia, è comparsa nuovamente la targa abusiva, rimossa dal comune di Roma una settimana fa, intitolata a Stefano Recchioni, una delle tre vittime della strage del 7 gennaio 1978, racconta Repubblica Roma. Qui è iniziato domenica un pellegrinaggio “nero”, riporta il quotidiano: «In prima fila Azione frontale, il gruppo neofascista attivo tra Torre Angela e Tor Bella Monaca, capeggiato da Ernesto Moroni, l’uomo che 11 anni fa inviò tre teste di maiale alla comunità ebraica».