LA POLEMICA – Emanuele Calò: L’antisemitismo non cresce ma si rivela
Sul Corriere della Sera del 6 gennaio 2025, Giusi Fasano riferisce che il resoconto sul web dell’attacco sadico del 7 ottobre ai civili israeliani è stato oggetto di insulti da parte di esaltati: “Servi schifosi”, “Amici dello sterminio” e così via. Sul Financial Times del giorno prima, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, riferisce che il governo cinese «ha arrestato un milione di uiguri (un’etnia turcofona di fede islamica, nda) nell’ambito di una campagna persecutoria». In precedenza, aveva riferito in Senato che la Cina commetteva genocidio contro di loro. Lo stesso Blinken ritiene che nel caso di Gaza non sia in atto un genocidio.
Possiamo non pronunciarci in questa sede sul merito – ci vorrebbe un articolo a sé – non senza sottolineare fin d’ora che la tesi del genocidio risponde molto a un atto di volontà e per niente a un atto di scienza. Chi è da sempre pervaso di sacro furore dovrebbe astenersi da pretese intellettuali. Quel che ci sentiamo di dire, si snoda su due versanti: a) le redazioni, ci spiegava un direttore della Rai, tendono a chiamare sempre gli stessi ebrei, elaborando una distinzione tanto chiara quanto poco professionale; b) la parola ‘ebreo’ fa scattare atavici istinti, per cui il milione di uiguri, in assenza di ebrei, oppure i seicentomila morti siriani, sempre in assenza di ebrei, non interessano proprio nessuno.
Proposta: anziché scrivere il tormentone “aumenta l’antisemitismo”, scriviamo: “Si rivela l’antisemitismo”. Dopotutto, perché continuare a scoprire targhe con le quali si fa ammenda dei torti inflitti agli ebrei? In fondo, l’antisemitismo è un semplice parricidio, con diverso nome. Se si assume, per assurdo, che gli esseri umani fossero malvagi prima e che, ora, siano diventati buoni per arte di magia, guardate ai loro comportamenti in tempi di crisi: sono esattamente i medesimi. Poi, se vi va, non cercate più i soli ebrei buoni, finché non avrete elaborato una definizione intellettualmente decorosa della bontà, prescindendo, se possibile, dalla bontà verso se stessi.
Emanuele Calò