MAESTRI – La scomparsa di Jeudà Zegdun, “il rabbino dei giovani”

Maestro di Torah, divulgatore, uomo affabile. Molto amato dai giovani, che conquistava con il suo carattere gioviale.
È scomparso in Israele all’età di 74 anni rav Jeudà Zegdun, già rabbino capo di Genova e Venezia. Allievo del rabbino capo di Torino Dario Disegni (1878-1967), Zegdun era nato in Libia nel 1950, si era trasferito a Torino negli anni Sessanta per studiare alla scuola rabbinica Margulies-Disegni. Nel 1976 aveva ottenuto la semikhah, l’ordinazione rabbinica. Il suo primo incarico era stato nel capoluogo ligure, dal 1976 al 1981. Poi, dopo un primo periodo israeliano, dal 1990 al 1992 aveva esercitato a Venezia. È stato autore di libri sulla Torah e sui midrashim, i racconti che aiutano a capire e interpretare i fatti biblici.
«Lo ricordo giovanissimo, avrà avuto 13 anni. Faceva parte di un gruppo di ragazzi libici convocati dal rabbino Disegni. Veniva da un ambiente completamente diverso dal nostro, ma era pieno di buona volontà e riuscì ad adattarsi», racconta rav Luciano Caro, rabbino capo di Ferrara e suo insegnante di allora. «Zegdun era molto attivo nei movimenti giovanili: era un ragazzo che si legava alle persone e per questo, non soltanto a Torino ma in tutte le città dove ha operato, in tanti lo ricordando con simpatia». Rav Caro è rimasto in contatto anche dopo il suo ritorno in Israele. «Ci siamo sempre incontrati con grande affetto e simpatia. La notizia della sua morte mi addolora molto».
«Tanti ricordi si sovrappongono», racconta rav Giuseppe Momigliano, attuale rabbino capo di Genova. «Abbiamo studiato insieme alla scuola rabbinica Margulies-Disegni: io ho iniziato nel periodo in cui lui stava concludendo e insieme abbiamo vissuto in un pensionato della scuola. Anni dopo, venendo a Genova, è capitato che “ereditassi” la Comunità di cui era stato il rav e ho potuto testimoniare quanto con la sua opera avesse conquistato i giovani, quanto con il suo modo di agire fosse stato capace di avvicinarli». Zegdun è stato anche autore di libri e divulgatore: «Oltre a un suo libro sul midrash, è da segnalare una raccolta di lezioni su Bereshit e Shemot della celebre educatrice Nechama Leibowitz: rav Zegdun ne era stato un allievo e, credo, il primo in Italia a diffondere il suo metodo di insegnamento», conclude rav Momigliano.
Uno dei giovani “conquistati” da rav Zegdun è Ariel Dello Strologo, ex presidente della Comunità ebraica genovese e suo attuale rappresentante nel Consiglio Ucei. «È stata una fondamentale fiamma di entusiasmo. Se so qualcosa della mia identità ebraica è merito suo», sottolinea Dello Strologo. Zegdun «arrivò a Genova in un momento in cui mancava una figura stabile di rabbino e in cui la Comunità iniziava il suo calo demografico, pur disponendo ancora di istituzioni solide». L’approccio del neo rabbino «fu come una scossa, interpretando lui il ruolo con un approccio paragonabile a quello dei Chabad: quindi all’insegna di grande emotività e coinvolgimento; così facendo ha riportato in Comunità tanti giovani disinteressati, instradandone non pochi verso l’Aliyah, la migrazione in Israele». Uno dei canali educativi è stato il Benè Akiva, movimento giovanile religioso. «Ricordo attività divertenti e tante partite di pallone. Veniva con noi anche allo stadio, a vedere le partite del Genoa», racconta l’ex allievo. La fine del suo mandato a Genova fu turbolenta, spiega Dello Strologo. «Le sue attenzioni su temi che una parte della Comunità non voleva messi in discussione portò a uno scontro aperto, a un’infuocata assemblea con i giovani da una parte e i “vecchi” dall’altra. Ne scaturì una frattura irrimediabile».
Rav Zegdun è stato il predecessore a Venezia del rabbino Roberto Della Rocca, direttore dell’area Educazione e Cultura Ucei. «Quando assunsi l’incarico», spiega, «mi resi subito conto di quanto avesse lasciato un’impronta profonda e viva nella Comunità». In particolare, afferma, «il suo impegno nello studio e la devota osservanza della Torah avevano influenzato alcuni ebrei veneziani, non abituati a un modello di rabbinato così dinamico e rigoglioso». Per Della Rocca, l’entusiasmo di Zegdun nel vivere l’ebraismo «era contagioso e trainante, al punto che per alcuni poteva apparire come un modello innovativo e, talvolta, destabilizzante». Il suo successore ricorda anche che durante il passaggio di consegne «fui particolarmente colpito nel constatare che il suo spirito non era cambiato rispetto a quando lo conobbi vent’anni prima nei campeggi del Benè Akiva». In tali occasioni Zegdun «ci raggiungeva come rav del movimento, offrendo sempre un contributo capace di unire calore umano e saggezza».

Adam Smulevich