ISRAELE – Rav Weisz al Papa: basta distorsioni e pregiudizi

Le parole e le azioni di papa Francesco su Israele «non sono semplicemente deludenti, ma rappresentano un pericolo storico» per le comunità ebraiche, vista la loro portata globale nell’era digitale. È la dura denuncia del rabbino Eliezer Simcha Weisz, membro del Gran Rabbinato d’Israele, nei confronti del pontefice.
Nella sua lettera aperta, datata 8 gennaio, rav Weisz accusa Bergoglio di aver «prestato l’autorità papale al moderno antisemitismo». In particolare, denuncia come, dal 7 ottobre in poi, il papa abbia adottato un approccio sbilanciato nel descrivere il conflitto, equiparando la democrazia israeliana a un’organizzazione terroristica come Hamas. «Avete ripetutamente tracciato una falsa equivalenza morale tra una nazione democratica che difende i propri cittadini e i terroristi che hanno perpetrato il più barbaro massacro di ebrei dopo la Shoah». Inoltre, sarebbe stato «deliberatamente ignorato» il fatto che Hamas opera all’interno di scuole, ospedali e luoghi di culto, sfruttando le vite di innocenti per i propri scopi terroristici.
Il rappresentante del Gran Rabbinato d’Israele, ospite lo scorso anno del Vaticano per un’iniziativa sull’intelligenza artificiale, sottolinea il silenzio del pontefice sulla sistematica persecuzione dei cristiani in Medio Oriente, a fronte di una rapida condanna delle azioni di Israele. «Mentre le comunità cristiane sono decimate in tutta la regione, voi riservate le vostre critiche amplificate digitalmente all’unica democrazia mediorientale in cui i cristiani praticano liberamente il loro culto». Questo silenzio viene percepito come una forma di indignazione selettiva, amplificata dai media globali, che contribuisce a una percezione distorta della realtà e rafforza narrazioni ostili verso lo stato ebraico.
Weisz imputa a Francesco di promuovere, seppur indirettamente, una recrudescenza del pregiudizio contro gli ebrei a livello mondiale. «Attraverso il suo vasto pulpito digitale, la Chiesa è diventata un megafono globale per coloro che armano l’antisemitismo con la scusa di sostenere gli oppressi. La sua reimmaginazione di Gesù come simbolo palestinese della resistenza, trasmessa a miliardi di persone, non è solo storicamente inaccurata, ma è una distorsione deliberata che serve a delegittimare il legame degli ebrei con la nostra patria ancestrale. In un’epoca in cui le immagini e i messaggi fanno il giro del mondo in pochi secondi, raffigurare Gesù con la kefiah e i soldati israeliani come uomini di Erode non è solo cattiva teologia, ma un pericoloso incitamento con un impatto immediato e mondiale», scrive rav Weisz.
Bergoglio viene criticato anche per il suo recente incontro con rappresentanti del regime iraniano, che apertamente invocano la distruzione di Israele. Secondo il rabbino israeliano, tali incontri rafforzano regimi che promuovono l’odio, trasformando la figura papale in un simbolo di legittimazione per narrative antiebraiche.
Weisz conclude esortando papa Francesco a riconoscere l’enorme responsabilità morale derivante dalla sua influenza globale. Lo invita a cessare di propagare false narrazioni che alimentano l’odio e a lavorare per la pace e la comprensione, come auspicato dal Concilio Vaticano II. «Il mondo ha bisogno della vostra leadership morale ora più che mai, una leadership degna della vostra influenza senza precedenti. Il cammino da percorrere richiede l’adesione alla verità e alla giustizia, non l’amplificazione di antichi pregiudizi attraverso mezzi moderni».

(Nell’immagine lo sceicco Al-Mahfoudh bin Abdallah del Forum per la Pace di Abu Dhabi, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e il rabbino capo Eliezer Simcha Weisz, membro del Consiglio del Gran Rabbinato di Israele, dopo aver firmato in Vaticano il documento Rome Call for AI Ethics il 10 gennaio 2023 – Foto Vatican Media)