DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 14 gennaio 2024

Per l’accordo su Gaza mancano solo i dettagli e saranno definiti in giornata, scrivono Corriere della Sera, Repubblica e Sole 24 Ore. L’intesa tra Israele e Hamas sul cessate il fuoco, il ritorno degli ostaggi a casa e la liberazione dei detenuti palestinesi è «sul punto di essere chiusa», ha affermato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden parlando al Dipartimento di Stato. Divisa in tre fasi, l’intesa dovrebbe portare inizialmente alla liberazione di 33 ostaggi in cambio di una tregua di 42 giorni, al ritiro di Tsahal da alcune aree di Gaza e alla scarcerazione di centinaia di detenuti palestinesi. «Decisive per la limatura del testo sono state le interlocuzioni tra i vertici dei servizi segreti israeliani, l’inviato di Donald Trump in Medio Oriente Steven Witkoff e il primo ministro qatarino Mohammed al Thani», spiega Repubblica. Resta da definire il futuro governo per Gaza, sottolinea il Corriere.

«Chi tra i 33 nomi della lista di coloro che dovrebbero essere liberati nella prima fase – donne, bambini, uomini sopra i 50 o malati – è ancora in vita? E cosa accadrà a coloro che invece su quella lista non compaiono?», sono le domande, sottolinea Repubblica, che si pongono i famigliari dei 98 ostaggi nelle mani di Hamas. Una domanda, prosegue il quotidiano, che tormenta Israele.

«Auspichiamo una soluzione in tempi rapidi la fine della guerra a Gaza, il ritorno degli ostaggi e la fine delle sofferenze per la popolazione civile». Queste le parole del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che oggi, alle 19, a Villa Madama, incontrerà il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar (Avvenire).

Hamas è nelle mani di Sinwar, di nuovo. Non di Yahya, eliminato da Israele, ma del fratello minore Mohammed, racconta Repubblica. A 50 anni è diventato il plenipotenziario di Hamas nella Striscia di Gaza: «è lui che in queste ore sta decidendo da remoto i negoziati di Doha, perché è lui l’unico a poter garantire la riconsegna dei 98 ostaggi e il rispetto del cessate il fuoco», scrive il quotidiano. Oltre a negoziare, Mohammed Sinwar sta cercando di ricostruire l’organizzazione terroristica: «sta reclutando carne fresca, centinaia di giovani a cui promette cibo, aiuti umanitari e cure mediche per la famiglia. Li arruola nei centri di smistamento aiuti e ai funerali».

Israele si smarca dagli Stati Uniti, e dall’Europa, sugli arsenali militari. Conflitti e crisi in Medio Oriente hanno spinto il governo di Benjamin Netanyahu a decidere nuovi e ingenti investimenti nella produzione domestica di armi pesanti, per ridurre la dipendenza da Paesi occidentali che oggi non hanno ridotto le forniture militari ma sono stati teatro di critiche sulla condotta della sua guerra a Gaza.

«II nuovo premier libanese odia Hezbollah e pure Israele», titola Libero per descrivere Nawaf Salam, presidente della Corte internazionale di giustizia, a cui è stato affidato ieri il compito di formare il nuovo governo di Beirut. «Durante il suo mandato come ambasciatore all’Onu, Salam ha votato 210 volte per condannare Israele e utilizzato i social media per criticare apertamente le politiche israeliane», spiega Libero.

Diverse voci, a partire dalla Comunità ebraica di Bologna, continuano a chiedere al sindaco di Bologna di rimuovere la bandiera palestinese esposta in Comune. Un gesto che «porge il fianco a chi vuole attaccare la comunità ebraica. Il sindaco Lepore deve togliere quella bandiera per una questione di sicurezza pubblica», dichiara Daniele De Paz presidente della Bologna ebraica. Sulla stessa linea il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, intervistato dal Tempo. Per il Foglio Lepore dovrebbe esporre anche la bandiera israeliana. Sulle stesse pagine il direttore del Mulino, Paolo Pombeni, riflette sulle violenze di Bologna e sottolinea: «I cosiddetti antisionisti combattono un mito che si sono costruiti da soli, per questo compiono un’operazione pericolosa».

Le manifestazioni contro Israele in Germania stanno creando sempre più difficoltà alla comunità ebraica tedesca, racconta il Foglio. A Stoccarda, ad esempio, le istituzioni ebraiche hanno invitato i propri iscritti ad evitare nel fine settimane alcune aree della città, mentre a Bonn hanno consigliato di non indossare la kippah per strada.

Il partito spagnolo Podemos vorrebbe impedire l’ingresso in Spagna della squadra di basket israeliana del Maccabi Tel Aviv e dei suoi tifosi in vista della partita di stasera contro il Real Madrid, valida per l’Eurolega. Lo riporta il Giornale. Podemos ha inviato una richiesta al governo di Madrid per bloccare la squadra israeliana.

È in uscita Menachem Begin. Prigioniero in Russia (Giuntina), a cura di Massimo Longo Adorno: una testimonianza del futuro premier israeliano dei suoi due anni (1940-1942) di detenzione in un gulag dell’Urss. Ne parla sul Corriere della Sera Paolo Mieli, sottolineando come il libro di Begin, pubblicato nel 1953, sia la prima testimonianza pubblicata in Occidente della realtà concentrazionaria nell’Unione Sovietica.