DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 20 gennaio 2025

Le immagini della liberazione di Doron Steinbrecher, Emily Damari e Romi Gonen, rilasciate da Hamas dopo 471 giorni di prigionia, aprono le prime pagine dei quotidiani italiani. «Ostaggi, l’abbraccio d’Israele», titola il Corriere, raccontando il boato di gioia a Tel Aviv, nella piazza rinominata «degli ostaggi», quando è arrivata la notizia della consegna delle tre donne in mani israeliane. «La folla segue la diretta tenendosi per mano, fino alle immagini di figlie e madri insieme». «Tutti sappiamo che hanno passato un inferno», afferma il primo ministro Benjamin Netanyahu.

La liberazione di Doron, Emily (che il 7 ottobre ha perso due dita della mano sinistra) e Romi segna l’inizio dell’accordo tra Israele e Hamas per il rilascio di 33 ostaggi in cambio di 42 giorni di tregua. La speranza della famiglie degli ostaggi, raccontano Stampa e Repubblica, è in un’estensione dell’intesa per riportare tutti e 94 gli ostaggi ancora in mano a Hamas a casa. Secondo l’intelligence, spiega Repubblica, 25 dei 33 rapiti che saranno liberati sono in vita. In cambio Gerusalemme farà uscire di prigione 1.890 palestinesi. Ieri sono stati rilasciati i primi 90. «Un bambino ostaggio vale 30 detenuti palestinesi. Stesso valore per una donna. Se però questa è un soldato, vale 50 detenuti, alcuni dei quali ergastolani. Un uomo ultracinquantenne vale come una donna non soldato», riporta la Stampa. Sabato prossimo dovrebbero essere liberati 4 nuovi ostaggi, ricorda il Giornale.

È stato «uno dei negoziati più duri a cui ho preso parte», ha dichiarato nel suo ultimo giorno da presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Adesso «spetta alla prossima amministrazione implementare il piano», il cui successo dipenderà anche dal «sostegno continuo dei nostri amici nella regione e dalla fiducia nella diplomazia, sostenuta dalla deterrenza». Oggi si insedierà il presidente Donald Trump, che ha festeggiato la liberazione delle tre rapite israeliane. «Abbiamo raggiunto un cessate il fuoco epico a Gaza», ha affermato Trump, definendo l’intesa «un primo passo verso la pace».

Al Corriere della sera l’italo-israeliano spiega come in Israele le liste dei rapiti creino un forte turbamento. La scelta tra chi liberare rievoca il buio della Shoah, spiega Sierra: la selezione (la selektia, in ebraico) degli aguzzini tra chi poteva vivere e chi no. In merito alla lista degli ostaggi, Repubblica racconta di una sostituzione all’ultimo minuto di una delle rapite da liberare: sembrava dovesse essere rilasciata Arbel Yehud e non Emily Damari.

Il cessate il fuoco è stato posticipato di alcune ore perché Hamas ha presentato in ritardo la lista dei primi tre ostaggi da liberare. I terroristi, scrivono Corriere e Giornale, hanno orchestrato uno spettacolo di forza per il primo rilascio: armati di fucili mitragliatori, con i passamontagna neri e circondati dalla folla esaltata hanno fatto arrivare le tre ragazze in una delle piazze principali di Gaza per poi consegnarle alla Croce Rossa.

Cosa resta di Hamas? Dopo 15 mesi di guerra con l’esercito israeliano, il gruppo terroristico «cambia la struttura: niente più battaglioni e brigate, ma gruppi più piccoli», racconta Guido Olimpio sul Corriere della Sera. Il gruppo è stata fortemente ridimensionato, ma si sta riorganizzando, rileva Fiamma Nirenstein sul Giornale: da giorni è impegnato nel ricostituire il proprio potere ed eliminare il dissenso emerso in questi 15 mesi di guerra, scatenata dalle stragi del 7 ottobre. Per l’Onu, riporta il Corriere, per ricostruire Gaza ci vorranno 14 anni.

Il premier Netanyahu fa nel mentre i conti con le crisi interne al suo governo. Il leader di estrema destra Itamar Ben-Gvir e il suo partito sono usciti dall’esecutivo perché contrari all’intesa su Gaza. È rimasto per il momento con Netanyahu il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, che però chiede, finita la prima fase degli scambi, il ritorno ai combattimenti e un’intensificazione della costruzione di insediamenti israeliani in Cisgiordania (Repubblica e Stampa).

Oggi a Gerusalemme arriva il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Intervistato da La Stampa, Tajani sottolinea come la tregua sia fragile: «Hamas e altri estremisti potrebbero sabotarla». Per il ministro l’Italia «è pronta a partecipare a una futura forza di pace» a Gaza. Su un possibile stato palestinese, afferma che prima di riconoscerlo è necessario che «la Palestina sia riunificata». Il suo auspicio è per il rilancio degli Accordi di Abramo con nuove intese tra Israele e paesi arabi.