DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 21 gennaio 2025
Le aperture dei giornali sono monopolizzate dall’insediamento di Donald Trump, che ieri ha promesso l’inizio di una nuova “età dell’oro” e definito il suo secondo ingresso alla Casa Bianca “il giorno della Liberazione”. L’unico momento in cui Joe Biden si è alzato per applaudire «è stato quando il suo successore ha citato il cessate il fuoco tra Israele e Hamas», riporta tra gli altri il Corriere della Sera. A far discutere anche la performance di Elon Musk, scelto da Trump come capo del dipartimento per l’efficienza governativa, che ha salutato la folla della Capitol One Arena «con un gesto che ha tutta l’apparenza di un saluto romano». Più defilata, rispetto al 2017, la famiglia del tycoon. Un ruolo di primo piano, si legge sempre sul Corriere, potrebbe comunque averlo il genero ed ex consigliere Jared Kushner, nell’ottica di perseguire il «disegno di normalizzazione nel Medio Oriente interrotto dalla guerra di Gaza, fino ad arrivare al patto tra Israele e Arabia Saudita». In un editoriale intitolato “Trump, uno tsunami sulle democrazie”, Maurizio Molinari scrive su Repubblica che Trump torna alla Casa Bianca «con un discorso tutto all’attacco in cui promette di rifondare l’America su immigrazione, economia e famiglia, adoperando un linguaggio di una chiarezza brutale affinché avversari e alleati non abbiano dubbi su che cosa ha in mente». Qualche titolo dalle prime pagine: “Trump attacca: cambio tutto” (Corriere); “Trump 2, la vendetta” (Repubblica); “America, la crociata di Trump” (La Stampa); “Rivoluzione Trump” (Il Giornale); “L’orrore del 6 gennaio che si fa ragion di Stato” (Il Foglio).
In evidenza anche le vicende del Medio Oriente. Abbracci infiniti, lacrime e sorrisi, racconta Repubblica, hanno contraddistinto il ritorno a casa di Emily Damari, Romi Gonen e Doron Steinbrecher, con i video dei primi momenti dell’incontro con le madri che hanno suscitato «una nuova ondata di commozione in Israele». Ai piani alti del reparto pediatrico dello Sheba Medical Center, riferisce La Stampa, «enormi sipari blu con la scritta “Hope without Boundaries” (speranza senza confini) proteggono l’intimità delle tre giovani donne israeliane». Nuove liberazioni sono attese nel fine settimana. Al riguardo il Corriere intervista Yuval Biton, il medico israeliano che salvò la vita a Yahya Sinwar, per tracciare un profilo di alcuni dei terroristi palestinesi che ritroveranno anch’essi la libertà secondo quanto previsto nell’accordo siglato negli scorsi giorni a Doha. Per primo è citato Zakaria Zubeidi, l’ex comandante delle Brigate dei martiri di al Aqsa: «Era un leader di Jenin e in prigione non contava niente. A sorprenderci di lui fu che mentre organizzava attentati era un ufficiale di polizia dell’Autorità nazionale palestinese». Il medico porta poi l’attenzione tra gli altri su «Wael Qassim, di Hamas, e Mohamed Odeh, Wissan Abbasi, Allah Abbasi». Il loro gruppo si chiamava Silwan, il nome della zona di Gerusalemme Est dalla quale provengono. Il primo in particolare, spiega Biton, «ha messo una bomba nella caffetteria Frank Sinatra dell’Università ebraica di Gerusalemme dove lavorava e allo Sheffield Club dì Rishon». Ha ucciso 35 persone «ed è stato condannato a 35 ergastoli». Daniele Capezzone, su Libero, torna sul «lugubre show» e sulla «macabra messinscena» di Hamas al momento della liberazione delle tre ragazze, architettata in quel modo per «minacciare e spaventare l’opinione pubblica israeliana e quella mondiale». La sensazione, sostiene Capezzone, è che in Italia e nel suo sistema mediatico «troppi non abbiano compreso, o abbiano finto di non averlo fatto, l’entità della posta in gioco nelle prossime settimane». Damari, Gonen e Steinbrecher sono riapparse alla luce del sole dopo quasi 500 giorni. Nel merito Il Foglio accusa: «A Gaza mille organizzazioni non governative, ma nessuno vedeva i rapiti israeliani».
Il Foglio si sofferma sulla decisione di Matteo Lepore, il sindaco di Bologna, di esporre la bandiera israeliana accanto a quella palestinese e della pace, dopo che per mesi il vessillo palestinese aveva sventolato in solitaria sulla facciata del palazzo comunale, con forte disappunto della Comunità ebraica. Per il Foglio, «lascia una certa amarezza in bocca sapere che hanno fatto prima il governo israeliano e Hamas a negoziare il cessate il fuoco e il rilascio scadenzato degli ostaggi piuttosto che un’amministrazione a manifestare vicinanza alla comunità ebraica». La vicesindaca Emily Clancy, accusata dai propal di asservimento ai “sionisti”, in una dichiarazione riportata dalla stampa locale afferma che «è fonte di dolore vedere il proprio nome e cognome accostati alla parola sionista».
Repubblica intervista Edith Eger, 97 anni, che ad Auschwitz fu costretta a ballare il valzer per Josef Mengele. Secondo Eger, la cui vicenda è narrata in un libro, «ai giovani di oggi, che sono gli ambasciatori della pace di domani, dobbiamo insegnare solo questo, un messaggio semplice: sopravviviamo soltanto insieme, non c’è nessun’altra strada». Con l’approssimarsi del Giorno della Memoria, compaiono su varie cronache locali articoli di presentazione delle iniziative in programma sul territorio. Sul Corriere Roma è pubblicata ad esempio una panoramica sui 40 eventi promossi dall’amministrazione comunale sotto al titolo “Memoria genera futuro”, mentre sul Gazzettino di Venezia si racconta l’ultima giornata di posa di pietre d’inciampo in Laguna con i ragazzi delle scuole protagonisti.