DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 27 gennaio 2025
Oggi cade l’ottantesimo anniversario della liberazione del lager nazista di Auschwitz e, riportano i quotidiani, decine di capi di stato e di governo da tutto il mondo, si incontreranno in Polonia per commemorare l’avvenimento. La cerimonia è alle 16, riporta il Corriere, e vi parteciperà anche il presidente della Repubblica italiano, Sergio Mattarella. Per Israele sarà presente il ministro dell’Istruzione, Yoav Kisch (Repubblica). «Non ci sarà neanche un discorso politico. Vogliamo focalizzare l’attenzione sugli ultimi sopravvissuti tra di noi», ha spiegato il direttore del memoriale Auschwitz-Birkenau, Piotr Cywinski. Lo riporta il Sole 24 Ore, segnalando anche le dichiarazioni al quotidiano del ministro italiano dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara: «Abbiamo aumentato le risorse per sostenere i viaggi della memoria perché riteniamo che la presenza sui luoghi dello sterminio sia una cosa che un giovane si porta dietro per tutta la vita, serve a vaccinare nei confronti di negazionismo e antisemitismo».
In tutta Italia sono previsti incontri e commemorazioni per il 25esimo Giorno della Memoria. Un appuntamento segnato quest’anno da molte tensioni, scrive il Corriere della Sera. Al quotidiano, in un’intervista pubblicata ieri, la presidente Ucei, Noemi Di Segni, ha sottolineato la forte preoccupazione del mondo ebraico per l’aumento dell’antisemitismo e per le distorsioni su Israele e sulla guerra contro Hamas. Temi ripresi in un’intervento di Di Segni pubblicato oggi sul Foglio. «Assistiamo sgomenti e increduli al ribaltamento totale: verso le vittime gasate l’accusa di essere carnefici, rivolta a ogni ente e bambino ebreo o israeliano. Ai pochissimi sopravvissuti, (…) viene ostentata una nuova forma di indifferenza, odio e improperi». Il tutto compiuto, denuncia Di Segni, con una «libertà assoluta». In questo clima, la presidente comprende «il sentimento» delle Comunità ebraiche di volersi chiudere in se stesse, ma invita a presenziare agli eventi istituzionali.
A Roma alle 12.45 sarà deposta al Tempio Maggiore una corona davanti alla lapide in ricordo dei deportati, con la presenza, tra gli altri della senatrice a vita Liliana Segre. Non sarà presente il sindaco, Roberto Gualtieri, perché impegnato nel viaggio della Memoria ad Auschwitz, organizzato con la Comunità ebraica di Roma e la Fondazione Museo della Shoah.
A Milano la Comunità ebraica conferma la sua assenza all’evento organizzato dal Comune a Palazzo Marino, in polemica con l’Anpi per le posizioni sulla guerra a Gaza, l’uso della parola «genocidio» e i paragoni con la Shoah. Il presidente degli ebrei milanesi, Walker Meghnagi, lo ha ribadito ieri in una cerimonia nella sinagoga di via Guastalla, come riportano nei dorsi locali Corriere e Repubblica. Il presidente dell’Anpi nazionale, Gianfranco Pagliarulo, replica, parlando di «polemiche sterili». Oltre all’assenza odierna, sottolineano i quotidiani, a far rumore sono anche le critiche del rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib nei confronti del papa: «Alcuni interventi del pontefice sono stati sbagliati e credo sia necessario avere un atteggiamento più equilibrato nei confronti della questione mediorientale. Siamo davanti a una tragedia che coinvolge tutti».
A Bologna e Napoli, i rispettivi presidente delle Comunità ebraiche, Daniele De Paz e Lydia Schapirer saranno presenti alle cerimonie istituzionali (Repubblica Bologna e Napoli). Entrambi sottolineano però l’atmosfera pesante. Schapirer nota la mancanza di solidarietà da parte del Comune dopo il recente arresto di un estremista legato all’Isis accusato di voler colpire la sinagoga di Napoli.
I quotidiani ospitano molte interviste e riflessioni sul significato oggi del Giorno della Memoria. La Stampa, ad esempio, pubblica gli interventi di Anna Foa, Stefano Levi Della Torre, Assia Neuman Dayan e Gianni Oliva. Quest’ultimo ribadisce che «niente è paragonabile alla Shoah» e invita a «non abusare della parola “genocidio”». Per Foa, intervistata anche dal Corriere, «occorre allargare lo sguardo al contesto internazionale, sempre più drammatico». «Questo è il giorno della non-memoria. «Never again» è stato cancellato», sostiene invece Fiamma Nirenstein sul Giornale. «Nel mondo cresce l’ondata antisemita e la minaccia di cancellare Israele», scrive Nirenstein. «Tanto da far pensare a una nuova Shoah». Su Domani Davide Assael sottolinea come ci sia un primo e un dopo 7 ottobre per le commemorazioni del Giorno della Memoria. La guerra in Medio Oriente «è stata l’occasione per riproporre antichissimi stereotipi antigiudaici», scrive Assael, «che hanno assunto nuove vesti nell’immensa sproporzione fra l’attenzione che questo conflitto ha generato nelle opinioni pubbliche occidentali rispetto ad altri, persino più tragici, che si stanno consumando sotto i nostri occhi».
Ieri in tarda serata l’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha comunicato che giovedì Hamas libererà la 29enne Arbel Yehud, la soldatessa Agam Berger, 20 anni, l’ultima delle spotter di Nahal Oz, e un terzo ostaggio. Potrebbe trattarsi di Keith Seigel, 64 anni, cittadino israeliano e americano, rapito dalla sua casa di Kfar Aza, scrivono Corriere e Messaggero. Il mancato rilascio fino ad oggi di Yehud, sottolineano i quotidiani, ha messo a rischio la tregua a Gaza. Con la sua liberazione, l’esercito israeliano permetterà anche ai civili di tornare nel nord dell’enclave palestinese.
Su Gaza è intervenuto il presidente Usa Donald Trump. «È un cantiere di demolizione, va ripulito. Vorrei che l’Egitto e la Giordania accogliessero di più, un milione, un milione e mezzo di palestinesi». Gli abitanti della Striscia sono 2,3 milioni. «Ne ho già parlato con il re di Giordania Abdullah II, chiamerò anche il presidente egiziano». Secondo il rieletto presidente americano lo spostamento potrà essere temporaneo o anche a lungo termine. L’idea, sottolineano i quotidiani, è stata respinta sia dalla Giordania sia dall’Egitto, mentre è stata accolta positivamente dall’estrema destra israeliana.
Per il momento l’esercito israeliano rimarrà nel sud del Libano. Si va quindi oltre a una proroga di fatto dell’accordo di cessate il fuoco siglato da Israele con Beirut che prevedeva il ritiro israeliano entro il 26 gennaio. «Non ci sono le condizioni di sicurezza», ribadisce Gerusalemme. Gli Stati Uniti, scrive il Giornale, concordano e Steve Witkoff, l’inviato di Donald Trump per il Medio Oriente, sarà mercoledì in Israele per discutere della situazione in Libano e di Gaza.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è in visita ufficiale in Arabia Saudita. Il Corriere della Sera ne parla con il principe Faisal Bin Sattam Bin Abdulaziz Al Saud, ambasciatore saudita in Italia. Nell’intervista il diplomatico tocca anche la questione dei rapporti con Israele. «Il Regno ha sempre considerato la normalizzazione con Israele come l’esito finale di un processo negoziato tra palestinesi e israeliani. Al centro di questo processo vi è il riconoscimento dei legittimi diritti del popolo palestinese, tra cui il più importante è l’istituzione di uno Stato palestinese indipendente lungo i confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale».