LA NOTA – David Sorani: Gli ostaggi, la gioia e la razionalità stravolta
Le immagini e le voci degli hatufim, dei sequestrati da Hamas che riemergendo dalle viscere di Gaza si gettano felici tra le braccia avvolgenti dei loro genitori, sorelle, fidanzati, stringendosi al loro entusiasmo commosso e protettivo ci riempiono di gioia, di emozione, anche di orgoglio pensando alla dignità sofferente e alla profonda umanità di quelle famiglie israeliane. Famiglie che dal 7 ottobre 2023, dal giorno del rapimento dei loro cari, attraversano un percorso devastante riuscendo comunque a rinnovare e moltiplicare con energia la forza politica che infaticabile spinge per la loro liberazione. Ci sentiamo parte di un processo di rigenerazione che apre finalmente le porte alla speranza in un futuro diverso.
Eppure, accanto alla contentezza per questi affetti ritrovati dopo tanti mesi di assenza e all’ansia per la sorte di molti ancora appesa a un filo, accanto allo strappo doloroso per i troppi giovani (soprattutto soldati) che la guerra contro Hamas si è portata via, esplode in noi l’ indignazione per le forche caudine e lo stravolgimento morale che la tregua in corso comporta. Seguire sugli schermi la pantomima di una pseudo cerimonia di liberazione inscenata da Hamas, che in apparato e abbigliamenti di guerra si atteggia a vincitore e ancora dominatore di Gaza è qualcosa che – pensando allo scempio del 7 ottobre – va oltre la umana capacità di sopportazione. E ciò che oltrepassa anche la più ben disposta rassegnazione rispetto al prezzo da pagare per salvare delle vite umane, al di là del fanatismo cieco di questi criminali falsificatori, è l’ottusità complice del sistema internazionale, delle istituzioni politiche, dell’informazione mondiale, supine e pronte a conferire dignità politica a un soggetto terrorista che semina morte per realizzare il sogno totalitario di uno Stato palestinese nato dalla distruzione di Israele e dei suoi cittadini; strutture politiche e media che sono peraltro altrettanto disposti e solleciti a considerare lo Stato ebraico come soggetto colpevole, entità politica canaglia quando difende con forza la propria integrità e vuole liberarsi dalle minacce alla sua popolazione.
Lo smarrimento del senso della realtà e dell’uso appropriato dei termini dimostra che la razionalità, l’equilibrio e anche l’umana pietà rischiano di venire travolti. Si è spesso condannato in maniera generica il pogrom del 7 ottobre, ma col senno di poi si è di fatto accettato che la violenza feroce e gratuita potesse divenire strumento di un presunto riscatto e di una sedicente redenzione. Si è digerito senza scandalo che 250 persone innocenti, strappate alle loro case e ai loro affetti e tenute segregate per più di un anno, non fossero oggetto di attenzioni, cure, interventi da parte di organismi internazionali come Onu e Croce Rossa. Si è ammesso che vittime di simili violenze potessero, come cose dotate di un valore pecuniario, essere oggetto di mercimonio in cambio di migliaia di prigionieri incarcerati anche per i reati più sanguinosi e in molti casi condannati all’ergastolo. Diritto, onestà, legittimità e valori democratici sono stati accantonati dalle istituzioni e dal sistema massmediatico, che hanno riservato la loro pietà unicamente alle vittime dei bombardamenti israeliani. Da ultimo, è stato ed è ancora questo “scambio” snaturato, al limite della blasfemia, tra innocenti e delinquenti a rendere possibile la salvezza degli ostaggi superstiti. Si è trattato di un passo doloroso e necessario, perché ogni vita “vale un mondo intero”. Ma anche di un disgustoso espediente con cui si è data nuovamente forza a un’organizzazione terroristica.
Il piano giuridico e il piano etico, nei prossimi anni, non potranno non risentirne.
David Sorani