LA POLEMICA – Emanuele Calò: La banalità delle bugie

Si è parecchio lavorato sulla preparazione degli studenti e sul modo di combattere il pregiudizio in sede scolastica. Al riguardo, sono state predisposte delle schede e si sono realizzati dei protocolli. Sennonché, alcuni testi scolastici con firme prestigiose sono un campionario di pregiudizi tendenti spesso alla formulazione di tesi che, ben sviluppate, conducono a gettare ombre non leggerissime sulla legittimità dello Stato d’Israele. Tanto per fare un esempio, si tende a tratteggiare lo Stato ebraico come una sorta di creatura americana. Peccato che, appena si sfoglia la letteratura scientifica in materia, si vede che fino agli anni Sessanta gli Usa avevano addirittura inflitto sanzioni economiche a Israele, minacciando pure l’espulsione dalle Nazioni Unite. Inoltre gli Usa si erano costantemente rifiutati di fornire armi a Israele e talvolta si opposero alla fornitura di armi da parte di altri Stati, anche durante la guerra d’indipendenza (1948). Senza l’aiuto della Cecoslovacchia, difficilmente Israele sarebbe sopravvissuto. In seguito, probabilmente dalla presidenza Kennedy, si riacquista la lucidità e la consapevolezza che fra le democrazie è più ciò che unisce di quanto invece possa dividere. Il fatto che, oggi giorno, la politica isolazionista di Trump rischi di impedire a Israele di sconfiggere Hamas, pur avendone la capacità operativa, dimostra ancora una volta come i rapporti fra le due democrazie siano complessi, smentendo la visione inspiegabilmente manicheista che viene sovente diffusa. Intendiamoci, questi sono fatti notori, e la loro negazione richiederebbe una spiegazione che possa anche prescindere dal mero errore. 
È un processo lento, ma a poco a poco, anche adesso, ci si accorge che fra chi riconosce i diritti umani e chi, invece, considera che siano un orpello trascurabile, vi è una differenza di sostanza. L’educazione e la cultura non sono un dettaglio noioso, e forse chi sa leggere e scrivere potrebbe mettere a profitto queste non trascurabili qualità. Ove lo facesse, si domanderebbe come sia possibile sostenere l’insostenibile, pretendendo al contempo di preparare i giovani alla pace. Vi è un’infinità di dottorati che, attraverso un percorso complesso, si propongono di preparare i laureati a diffondere una cultura della pace. È buono insegnare ad essere buoni, così come è altrettanto buono insegnare il public speaking, la comunicazione e l’uso delle competenze digitali. Però, se insegni una persona a parlare in pubblico, potrebbe essere utile domandargli cosa intenda dire. Ecco, saper parlare non può essere disgiunto dal sapere cosa dire. Per me, ciascuno può (e deve) dire ciò che vuole, ma insegnare le bugie, come quella, ripetuta per infinite volte, di un Israele partorito dagli Usa, porta alla situazione in cui ci troviamo, in cui Liliana Segre, persona mite e tollerante come poche, viene osteggiata e insultata. Non serve a nulla indignarsi se al contempo non si spende qualche minuto per domandarsene il perché e, volendo, per trovare qualche risposta. Evitare di ripetere delle bugie palesi, amare la verità, sono soluzioni troppo semplici e banali. Invito tutti ad essere semplici e banali. Sul Corriere della Sera del 18 ottobre 1975, Pier Paolo Pasolini propose: 1) Abolire immediatamente la scuola media dell’obbligo. 2) Abolire immediatamente la televisione.
Non arrivo a tanto, però invito a chiedersene il perché.
Emanuele Calò