DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 29 gennaio 2025

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sarà alla Casa Bianca il prossimo 4 febbraio per un incontro con il presidente Usa Donald Trump. L’annuncio è arrivato dal governo di Gerusalemme. Se la visita fosse confermata renderebbe Netanyahu il primo leader straniero invitato alla Casa Bianca del secondo mandato di Trump, sottolineano i quotidiani.
L’incontro avverrà, scrive Repubblica, proprio nei giorni in cui dovrebbero iniziare i negoziati indiretti tra Israele e Hamas per sviluppare la seconda fase dell’accordo sul cessate il fuoco a Gaza. A Netanyahu, descritto dal Corriere come «sotto minaccia da parte dell’oltranzista Bezalel Smotrich, che vuole la ripresa della guerra o lascia il governo», è arrivato il sostegno dei partiti religiosi. Lo esortano, sottolinea il quotidiano, «a riportare a casa tutti gli ostaggi, a Gaza ne resterebbero una sessantina dopo la liberazione dei primi 33. Gli assicurano che la coalizione non cadrebbe, significa che si sono già mossi tra i partiti centristi per trovare sostituti ai voti di Smotrich».

È intanto arrivata la conferma da Israele e Hamas: 8 dei 33 ostaggi israeliani rilasciati nella prima fase della tregua non sono più in vita. Si teme per la famiglia Bibas, così come per Oded Lifshitz, 83 anni. A Repubblica il nipote, Daniel Lifshitz, spiega di non sapere nulla del destino del nonno. «Proviamo grandissima angoscia». Domani dovrebbero essere liberati tre ostaggi (fino ad ora i rapiti rilasciati sono 7): Arbel Yehud, l’ultima soldata Agam Berger e forse l’americano israeliano Keith Siegal, scrive il Corriere. Il quotidiano riporta anche le dure dichiarazioni del padre di Eli Albag, soldata rilasciata sabato scorso: «A chi si è opposto alla tregua: la gente farà i conti con voi. Io vi disprezzo». Sugli ostaggi, denuncia il Foglio, «i media occidentali sono stati al gioco di Hamas», ovvero hanno descritto i rapiti israeliani come «in salute» mentre i detenuti palestinesi come «torturati». «Un’informazione capovolta», afferma il Foglio.

Sul destino di Gaza, Trump ha ribadito la proposta di trasferire nei Paesi arabi – e specialmente in Giordania e in Egitto – gli sfollati per poter procedere alla ricostruzione. Il piano si è subito scontrato con la netta contrarietà degli interessati e del mondo arabo, spiega il Giornale. Ma il presidente lunedì sera ha rilanciato l’idea, «alla fine penso accetteranno» ha detto riferendosi ai giordani e in particolare agli egiziani, che ancora ieri, invece hanno smentito.

Sul fronte nord, il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, fa sapere che i soldati di Tsahal rimarranno «sulla cima dell’Hermon e nella zona di sicurezza a tempo indeterminato per garantire la sicurezza delle comunità delle alture del Golan e del nord, e di tutti i residenti di Israele» (Sole 24 Ore). Nelle stesse ore è arrivato un altro annuncio, riporta il Giornale: «Israele interromperà ogni contatto con l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati e chiunque agisca per suo conto». Lo ha comunicato ufficialmente l’ambasciatore israeliano all’Onu, Danny Danon, intimando all’Unrwa di lasciare il Paese entro il 30 gennaio. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha chiesto a Gerusalemme di ritirare l’ordine.

«Il fascismo fu complice. Auschwitz è ancora attorno a noi», titola il Corriere della Sera, richiamando le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della cerimonia ieri al Quirinale per il Giorno della Memoria. Tutti i quotidiani hanno resoconti dell’evento e sottolineano il richiamo di Mattarella alle responsabilità italiane durante la Shoah («Auschwitz è la conseguenza diretta delle leggi razziste, ignominiosamente emanate anche in Italia dal regime fascista») così come, guardando al presente, il suo allarme sull’antisemitismo esploso dopo il 7 ottobre.

In prima fila ieri erano seduti vicini alcuni degli ultimi sopravvissuti italiani alla Shoah: Liliana Segre, Sami Modiano, Edith Bruck, Andra e Tatiana Bucci. A loro Mattarella, rientrato in Italia dopo la cerimonia internazionale ad Auschwitz per l’80esimo dalla liberazione del lager, si è rivolto con un’iniziale ringraziamento: «Avete costruito un ponte con le nuove generazioni, trasferendo amore per la libertà, ripulsa per l’ingiustizia e la sopraffazione. Le vostre vicende sono incise, indimenticabili, nella storia della nostra Repubblica» (Repubblica). Il Corriere racconta i volti e le storie degli ultimi dieci superstiti italiani alla Shoah: oltre ai presenti al Quirinale, si ricordano i nomi di Goti Bauer, Alberto Israel, Stella Levi, Gilberto Salmoni, Arianna Szörényi.

Al Quirinale è intervenuta anche la senatrice a vita Liliana Segre, a cui è andata la solidarietà del capo dello stato di fronte agli insulti ricevuti sui social (Stampa). «Occorre mettervi un argine. Sono reati gravi, che vanno perseguiti a tutela della libertà e della giustizia», ha affermato Mattarella. Durante la sua testimonianza, Segre ha ricordato un episodio, a liberazione avvenuta, in cui avrebbe potuto vendicarsi su uno dei suoi aguzzini. Nonostante un primo impulso, non raccolse la pistola gettata dal nazista in fuga. «Così scoprii di essere una donna di pace», ha spiegato Segre (Stampa e Repubblica). In un passaggio, sottolineato dal Corriere, la senatrice ha poi invocato «l’accoglienza» come risposta «a tutti i problemi». Ai giovani ha poi suggerito: «spegnete i cellulari e studiate la storia del ‘900. Studiate anche la geografia, così potrete vedere la piccola striscia di Israele intorno a milioni di persone».

A Israele, riporta la Stampa, è andato «il pensiero degli ebrei italiani che si sentono lasciati soli». Il quotidiano cita l’intervento al Quirinale della presidente Ucei Noemi Di Segni: «Tutto viene etichettato e giudicato a priori attribuendo crimini e intenti genocidari, estendendo a qualsiasi persona di fede ebraica o a qualsiasi israeliano le colpe criminali. Ci sentiamo dire “tu no perché sei un genocida”, “voi siete i nazisti di oggi”».

Il Foglio sottolinea l’attualità della raccolta di saggi di Jean Améry appena ripubblicata da Bollati Boringhieri dal titolo Il nuovo antisemitismo. Nel 1969 Améry scriveva «l’antisemitismo, insito nell’antisraelismo o nell’antisionismo come il temporale è contenuto nella nuvola, torna a essere rispettabile». È accettato, «ha vita facile», può «contare su un’infrastruttura emotiva», anche perché Israele viene visto come occupante, e colpevole di aver ottenuto un «avanzato sviluppo tecnologico».

Domani segnala Il maestro invisibile (Piemme) di Wendy Holden, una biografia romanzata della storia vera di Fredy Hirsch, giovane educatore ebreo tedesco, che, organizzando una scuola nel ghetto Terezín e poi nel lager di Auschwitz, provò a proteggere dall’orrore centinaia di bimbi.