ROMA – La rivista Erre racconta lo Shabbat e il suo messaggio

È interamente dedicato allo Shabbat il terzo numero della rivista Erre, periodico di divulgazione e approfondimento a cura della Fondazione Rut ed emanazione del progetto di traduzione in italiano del Talmud babilonese. La fondazione opera nel campo delle ricerche e ha l’obiettivo di promuovere la coesione sociale e il dialogo nell’area mediterranea. La pubblicazione dedicata al settimo giorno della settimana ebraica, presentata in conferenza stampa al Senato, celebra lo Shabbat nella sua essenza di appuntamento consacrato al riposo, al rinnovamento e alla spiritualità.
«Sacralizzare il tempo è un’idea bellissima», afferma il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni nell’intervista che apre il numero di Erre. «Le grandi civiltà hanno costruito edifici nello spazio, noi gli edifici li costruiamo nel tempo. Innalziamo un edificio spirituale quando impariamo che la nostra vita deve prendere un ritmo». Tutta la settimana «deve essere proiettata verso il Sabato», ha ribadito il rav in conferenza stampa a Palazzo Madama, dialogando con la giornalista e attivista Paola Tavella. «I nostri mistici dicono che con il Sabato entra un’anima in più: lo Shabbat raggiungiamo quindi una pienezza spirituale, che ci dà la gioia autentica».

Di Segni: In Italia rispetto per Shabbat sancito da legge

Di gioia dello Shabbat ha parlato anche la presidente Ucei Noemi Di Segni, sottolineando come la donna sia protagonista non solo del Sabato, ma anche della sua preparazione e della cura di tanti dettagli prima e durante la festa. Se la forma è sostanza, ha aggiunto, lo è anche nell’attenzione rivolta dal legislatore ai momenti di festività ebraici. Attraverso le Intese, «in Italia il rispetto è sancito per legge e questa attenzione, a questi livelli, non esiste altrove». Di Segni ha anche accennato alla situazione in Medio Oriente: proprio allo Shabbat l’ex ostaggio Agam Berger «si è disperatamente aggrappata» durante la sua prigionia nei tunnel di Hamas a Gaza e quello e altri momenti di osservanza «l’hanno aiutata a preservare la sua anima». La conferenza stampa è stata organizzata da Silvia Fregolent, senatrice di Italia Viva. Di fronte all’odio antisemita «devastante e che invade l’Europa», il suo pensiero è che per invertire la tendenza sia fondamentale investire sulla cultura. Approfondendo come in questo caso «la conoscenza dell’ebraismo».
La rivista ospita testimonianze di vario genere. Tra gli altri il giornalista Carlo Paris, già corrispondente Rai da Gerusalemme, confida che «conoscere lo Shabbat mi ha aiutato a comprendere almeno una parte del mondo nel quale per anni mi sono immerso e che ho provato a raccontare». Da Tel Aviv risponde il drammaturgo israeliano Roy Chen, che descrive lo Shabbat come «una sorta di reset fisico e spirituale» e una giornata «per fermare la corsa infinita». Di “Shabbat, diritti umani e convivenza interreligiosa” scrive Silvina Chemen, direttrice del Centro di Dialogo Interreligioso del Seminario Rabbinico Latinoamericano. Mentre Gianluca Giansante, vicepresidente della Fondazione Rut, trae spunto dallo Shabbat per parlare della necessità di una parziale disconnessione in un mondo in cui le tecnologie e i social imperversano. In alcune “pillole dello Shabbat”, Davide Saponaro spiega i riti collegati all’accoglienza della «sposa e regina della creazione». È anche così che gli ebrei chiamano lo Shabbat.

a.s.