L’OPINIONE – Alberto Heimler: Hamas può solo arrendersi
Dopo oltre un anno di guerra questi sono i risultati: Hezbollah sconfitto, Assad caduto, l’Iran fortemente indebolito, la leadership di Hamas decimata, Gaza distrutta. E adesso Donald Trump sostiene che i palestinesi devono lasciare Gaza e che deve essere impedito all’Iran a ogni costo di costruire la bomba nucleare. Da parte sua Netanyahu insiste che in ogni caso Hamas non può più governare Gaza. E Trump lo appoggia. Gli Stati arabi si tengono fuori, a parte dichiarare che non accetteranno profughi palestinesi. In pratica (quel che resta di) Hamas non ha più alleati né sostenitori. La minaccia americana di spostare tutti i palestinesi da Gaza è pazza, ma non totalmente improbabile. Hamas non ha perciò vie di uscita. O accetta, dopo aver restituito tutti gli ostaggi, di lasciare il governo di Gaza a una coalizione internazionale responsabile della ricostruzione o la guerra riprenderà più violenta di prima, con la popolazione palestinese costretta se non a lasciare la Striscia a rifugiarsi nuovamente nelle tende e chi sa per quanto. Il progetto di Hamas di distruggere Israele è fallito. Non mi pare ci siano dubbi.
È paradossale, ma mai finora si era creata una situazione così favorevole alla pace. Hamas ha il cerino in mano e stavolta ha solo questa possibilità: arrendersi e cedere il governo di Gaza a una forza internazionale (Egitto, Arabia Saudita, Emirati, Usa), con Israele in ritirata, ma in controllo magari del solo confine tra Gaza e l’Egitto (per impedire il riarmo della Striscia). Poi in prospettiva, durante la ricostruzione di Gaza, si potrà discutere del futuro della Palestina.
Yossi Beilin e Hiba Husseini (un ex ministro della giustizia israeliano il primo e la ex consulente giuridica alla delegazione palestinese nei colloqui di pace la seconda) hanno proposto nel febbraio 2022 la creazione di una confederazione tra Israele e la Palestina, The Holy Land Confederation. Mentre la creazione di due Stati separati implica la separazione delle due popolazioni, un’operazione questa oltremodo difficile nella sponda occidentale del Giordano (West Bank) dove ormai vivono oltre 450.000 israeliani, la proposta di Beilin-Husseini implica molto più semplicemente la separazione della terra, prevedendo formalmente una coabitazione dei due Stati e una loro intensa cooperazione. Era chiaramente un sogno nel 2022 e un’impossibilità all’indomani del 7 ottobre 2023. Ma oggi dopo il duro colpo alle forze terroristiche nella Regione la possibilità che i due popoli possano coabitare in pace diventa più realistica. Non immediatamente certo, ma in una prospettiva di 2-3 anni e in presenza di segnali concreti di rappacificazione da parte palestinese, di cui il primo passo sarebbe la resa di Hamas e la restituzione degli ostaggi, la stragrande maggioranza della popolazione israeliana sarebbe favorevole.
Alberto Heimler