DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 11 febbraio 2025

La tregua tra Israele e Hamas è a forte rischio, dopo lo stop annunciato dal gruppo terroristico per il rilascio di tre ostaggi israeliani sabato. «Violazione totale della tregua. Siamo pronti a ogni scenario», ha replicato Gerusalemme, mettendo l’esercito in allerta. I terroristi palestinesi accusano Israele di violazioni e attaccano il piano per Gaza del presidente Usa Donald Trump, sostenendo che gli americani non sono più garanti dell’accordo (La Stampa e Repubblica).

Intervistato da Fox News, riporta il Corriere, Trump ha alzato i toni: «Se tutti gli ostaggi non saranno rilasciati entro sabato a mezzogiorno, il cessate il fuoco dovrà essere revocato e si scatenerà l’inferno». E su Gaza ha ribadito: «Gli Stati Uniti la trasformeranno in una Riviera di lusso dopo il trasferimento dei palestinesi. Che non potranno ritornare, non lo vorranno perché verranno costruite belle comunità per loro, non troppo lontano da dove stanno adesso». Il presidente Usa ha avvertito l’Egitto e la Giordania: «Fermerò gli aiuti per voi, se non accogliete i profughi palestinesi».

Appena annunciato lo stop di Hamas, le famiglie degli ostaggi sono scese in piazza a Gerusalemme e Tel Aviv per chiedere al proprio governo di fare tutto il possibile per mantenere la tregua e proseguire con il rilascio dei rapiti. «Le recenti prove di coloro che sono stati rilasciati, così come le sconvolgenti condizioni degli ostaggi rilasciati sabato scorso, non lasciano spazio a dubbi: il tempo è essenziale e tutti gli ostaggi devono essere urgentemente salvati da questa situazione orribile», scrive il Forum delle famiglie degli ostaggi, come riportano Stampa e Giornale. L’estrema destra israeliana chiede invece il ritorno alla guerra.

«”Incatenati in tunnel senza aria”. II racconto dell’orrore dei rapiti», titola Libero, raccontando le condizioni degli ostaggi israeliani, dopo i primi resoconti forniti dagli ultimi rapiti rilasciati. «Ero legato in un tunnel al buio, senza aria, senza luce. Non potevo stare in piedi. Solo verso il momento del rilascio i terroristi mi hanno tolto le catene così che potessi re-imparare a camminare», ha testimoniato Or Levy, rilasciato sabato scorso. Il fratello di Levy, Tal, ha rivelato che l’ex capo di Hamas, Yahya Sinwar, prima di essere ucciso aveva ordinato di non dare cibo ai prigionieri uomini. «Ho sentito tutti i falsi briefing del premier Netanyahu, che sostenevano di non essere a conoscenza della fame deliberata a cui sono costretti. Non è vero. Lo sapevano», ha accusato Tal Levy (Repubblica).

Il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini è in Israele per una visita ufficiale e ha incontrato ieri il premier Benjamin Netanyahu. Durante il colloquio, scrive il Giornale, Salvini ha espresso solidarietà a Israele e «forti perplessità» sulla decisione della Corte penale internazionale contro Netanyahu. Per Repubblica e Sole 24 Ore l’iniziativa del leader della Lega rappresenta «una diplomazia parallela» rispetto a quella ufficiale del governo per «proporsi come il vero rappresentante del trumpismo in Italia». Oggi Salvini incontrerà il ministro dei Trasporti israeliano, Miri Regev.

Il Foglio denuncia il tentativo di alcuni media internazionali di minimizzare la condizione degli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. La Bbc ad esempio ha fatto riferimento a preoccupazioni «per gli ostaggi di entrambe le parti». «Entrambe le parti?», si chiede il Foglio. «Sabato sono usciti decine di ergastolani, alcuni con 48 ergastoli, come Mohammed Abu Warda, responsabile della strage su un autobus a Gerusalemme nel 1996». Non erano ostaggi, sottolinea il quotidiano, citando poi distorsioni simili da parte della Cnn e del Guardian.

L’Educational Bookshop su viale Salah al-Din è una delle librerie più note a Gerusalemme. La polizia israeliana ha arrestato i suoi titolari, sequestrando alcuni libri. Non è stata formulata una incriminazione, scrive il Corriere, riportando di una grande mobilitazione a difesa dei due titolari con manifestazioni di solidarietà da parte di intellettuali israeliani e diplomatici internazionali.

Si apre questa sera il Festival di Sanremo e tra gli ospiti ci sono le cantanti Noa e Mira Awad, la prima israeliane, la seconda di origini palestinesi. «Le due duetteranno sulle note di un inno mondiale come Imagine di John Lennon», scrive il Corriere. «Canteremo in ebraico, arabo e italiano per immaginare un futuro, non per fotografare la realtà», affermano a Domani le cantanti.