DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 14 febbraio 2025

Hamas ha annunciato la liberazione di tre ostaggi nella giornata di sabato. Per il momento, quindi, la tregua dovrebbe reggere. «Sono stati i capi dei servizi segreti egiziani a sbloccare lo stallo imposto lunedì dai fondamentalisti», riporta tra gli altri il Corriere della Sera. «Hamas ha scherzato, ma certo, tutto bene, era solo una giravolta sadica quella con cui ha gettato Israele e il mondo intero nella maggiore confusione», chiosa con ironia amara il Giornale. In attesa di capire l’evoluzione degli eventi più ravvicinati, gli analisti si interrogano anche sul dopo. Per l’israeliano Yigal Carmon, intervistato da Repubblica, la guerra a Gaza riprenderà anche se si dovesse «arrivare alla fase due o alla fase tre dell’accordo per il cessate il fuoco», perché per Israele «questa guerra non può finire con Hamas al potere: e per quanto colpita, Hamas è al potere». All’orizzonte, sostiene Carmon, «non c’è nessuna soluzione per Gaza: non ce l’ha l’Egitto, non ce l’ha Autorità nazionale palestinese». La Stampa riprende alcune rivelazioni del Washington Post. Secondo la testata, l’intelligence Usa considera probabile un attacco israeliano su siti nucleari iraniani entro i prossimi sei mesi.

Sotto al titolo “Normalizzazione di fatto”, il Foglio racconta come dal 7 ottobre il processo di avvicinamento tra Israele e Arabia Saudita stia comunque procedendo «tra libri di scuola, spazio aereo, commercio, tecnologia e giornali». La regola principale, si sostiene, è una: «Lavorare nell’ombra, anche sul futuro di Gaza». Sempre il Foglio si sofferma in un altro articolo su una conferenza sull’antisemitismo svoltasi ieri a Parigi. In Francia, si legge, il tema è «un’emergenza nazionale».

In una intervista con Avvenire, l’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Yaron Sideman auspica l’avvio di una nuova stagione di relazioni e confronto con la Chiesa cattolica. «Il dialogo ebraico-cattolico ha avuto una battuta d’arresto dopo il 7 ottobre e ha sofferto. Quando era più che mai necessario, si è congelato», sottolinea il diplomatico. «Ecco perché dobbiamo imparare dal passato e far sì che riprenda in maniera positiva».

In Germania, dopo i fatti di Monaco di Baviera, torna l’incubo attentati. A pochi giorni dal voto, il tema infiamma anche il dibattito politico. Saranno ora le indagini, riferisce il Corriere, a chiarire se il cittadino afghano lanciatosi contro un corteo sindacale «è un “soldato” jihadista che si è attivato, un arruolato dell’ultima ora o un’altra di quelle figure che mischiano motivi personali e ideologici così difficili da decifrare».

Nelle sale italiane è arrivato September 5 – La diretta che cambiò la storia, il film di Tim Fehlbaum sul massacro terroristico di atleti e allenatori della delegazione israeliana ai Giochi di Monaco del 1972. Per 7 del Corriere, «il merito del “mediathriller” sta nello staccarsi da fatti molto raccontati per farne l’esempio di prima diretta tv “moderna” (poi seguita da un miliardo di persone), realizzata da giornalisti e tecnici Abc lì per le gare e abituati a raccontare solo sport». In quelle ore drammatiche, gli stessi «dovettero fronteggiare scelte etiche su cosa trasmettere e cosa no».